Un team internazionale di ricercatori guidato dal genetista Shigeki Nakagome del Trinity College di Dublino ha raggiunto un risultato straordinario nel campo dell’antropologia genetica, riuscendo a sequenziare antichi genomi provenienti dalla città maya di Copán, situata nell’attuale Honduras, risalenti all’apogeo del periodo Classico tra il 250 e il 900 dopo Cristo. Nonostante l’ambiente tropicale renda quasi impossibile la conservazione del DNA, i ricercatori sono riusciti ad analizzare con successo sette individui che offrono una finestra unica sull’evoluzione demografica e culturale di questa civiltà precolombiana.
La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale Current Biology il 28 maggio 2025 con il titolo “Ancient genomes reveal demographic trajectories during the Classic Maya period”, rappresenta il primo studio genomico antico condotto sui Maya di Copán e fornisce evidenze genetiche dirette sui processi migratori, le interazioni culturali e i cambiamenti demografici che caratterizzarono l’ascesa e il declino di uno dei centri più importanti della civiltà maya.
La scoperta della sepoltura regale CpM13
Tra i ritrovamenti più significativi emerge la sepoltura 36-2000, contenente i resti di un individuo identificato come CpM13, sepolto con due enormi pettorali in giada decorati con motivi simbolici del potere politico e militare. Gli archeologi ritengono che CpM13 sia stato uno dei sovrani dinastici di Copán nel V secolo, costruendo un ponte genetico diretto con la dinastia fondata da K’inich Yax K’uk’ Mo’ nel 426 dopo Cristo. L’analisi genomica di questo individuo ha rivelato caratteristiche genetiche che confermano le teorie archeologiche sull’origine non locale del fondatore della dinastia copaneca.
La tomba, costruita secondo lo stile tipico delle sepolture reali e situata al di fuori dell’acropoli principale, rappresenta una delle più importanti scoperte archeologiche di Copán degli ultimi decenni. I pettorali in giada, materiale prezioso simbolo del potere nelle culture mesoamericane, confermano l’alto status sociale dell’individuo e la sua appartenenza all’élite dirigente della città.
Connessioni genetiche con il Messico centrale
L’elemento più sorprendente emerso dallo studio è la presenza di un chiaro segnale genetico proveniente dalle regioni dell’altopiano del Messico centrale in individui provenienti da Copán, suggerendo scambi demografici e culturali tra le regioni centrali del Messico e il sud-est mesoamericano. Questa scoperta genetica conferma le ipotesi archeologiche e storiche che vedevano Teotihuacán, la grande metropoli del Messico centrale, come una forza influente nella politica maya del periodo classico.
Le migrazioni dall’altopiano messicano potrebbero aver contribuito alla formazione e al consolidamento dello Stato maya classico, aprendo nuove prospettive sul ruolo delle interazioni tra civiltà diverse nella crescita di una delle più complesse società precolombiane. I ricercatori hanno identificato specifici marcatori genetici che indicano un flusso genico direzionale dal Messico centrale verso Copán, processo che potrebbe essere avvenuto attraverso matrimoni dinastici, alleanze politiche o vere e proprie migrazioni di élite.
Analisi dei rapporti familiari e strutture sociali
L’analisi genomica ha rivelato che i sette individui studiati possedevano tutti linee materne diverse, indicando una complessa struttura sociale che favoriva la diversità genetica attraverso matrimoni esogamici. Tuttavia, due maschi appartenevano alla stessa linea cromosomica Y e furono sepolti insieme, suggerendo relazioni familiari patrilineari e pratiche funerarie specifiche per i membri maschi dell’élite.
Uno di questi maschi, sepolto in una ricca tomba, è stato identificato come un possibile sovrano dinastico, mentre l’altro maschio con lo stesso cromosoma Y potrebbe essere stato sacrificato ritualmente durante la cerimonia funebre, pratica documentata in altri contesti maya del periodo classico. Questa scoperta fornisce evidenze genetiche dirette delle pratiche di sacrificio umano associate ai rituali funerari dell’élite maya.
Il collasso demografico del IX secolo
Lo studio dimostra che durante il declino della civiltà maya, avvenuto tra la fine dell’VIII e il IX secolo, si verificò un forte calo della popolazione rilevabile a livello genetico. Questa riduzione demografica potrebbe essere collegata a cambiamenti climatici, stress ecologici, crisi politiche interne o instabilità economica che caratterizzarono il cosiddetto “periodo classico terminale”.
I dati genetici indicano tuttavia che, contrariamente alle teorie di un collasso totale, la popolazione maya non si estinse completamente ma subì una drastica riduzione numerica. Questa scoperta supporta le teorie archeologiche più recenti che vedono il “collasso” maya come una trasformazione piuttosto che una scomparsa totale della civiltà.
Continuità genetica con le popolazioni moderne
Un aspetto particolarmente significativo della ricerca è la dimostrazione di una continuità genetica tra gli antichi Maya di Copán e le popolazioni moderne della regione. L’analisi del DNA mitocondriale ha confermato la presenza degli aplogruppi A, B, C e D caratteristici delle popolazioni amerindie, con una distribuzione simile a quella delle comunità maya contemporanee della penisola dello Yucatán.
Questa continuità genetica suggerisce che, nonostante i drammatici cambiamenti politici e demografici del periodo classico terminale, le popolazioni maya mantennero una forte identità genetica e culturale che persiste fino ai giorni nostri. La ricerca ha identificato anche variazioni nei geni associati all’immunità che potrebbero indicare adattamenti evolutivi conseguenti alle epidemie di malattie infettive introdotte durante il periodo coloniale.
Implicazioni per la comprensione della civiltà maya
La genetica si intreccia con l’archeologia per offrire una spiegazione integrata e più profonda delle dinamiche che caratterizzarono l’ascesa e il declino della civiltà maya. Lo studio di Nakagome e colleghi dimostra come le interazioni tra popolazioni locali e migranti abbiano generato cambiamenti sociali e culturali che furono fondamentali per lo sviluppo del complesso sistema politico ed economico di Copán.
La ricerca sottolinea inoltre l’importanza di comprendere come le civiltà del passato abbiano reagito a stress ambientali e sociali, offrendo lezioni preziose per il mondo contemporaneo segnato dal cambiamento climatico. La storia dei Maya rappresenta un monito e una fonte di insegnamenti sul rapporto complesso tra ambiente, demografia e stabilità sociale.
Sviluppi futuri della ricerca
La pubblicazione, che coinvolge anche studiosi come Madeleine Murray, Seiichi Nakamura, Lara M. Cassidy e Takashi Gakuhari, prevede ulteriori sviluppi attraverso l’analisi di nuovi campioni genetici da altri siti maya. L’obiettivo è creare una mappa ancora più dettagliata delle migrazioni e delle interazioni tra popolazioni mesoamericane durante il periodo classico.
Questo studio rappresenta un esempio paradigmatico di come l’integrazione tra moderne tecniche di analisi genetica e ricerca archeologica tradizionale possa rivoluzionare la comprensione delle civiltà antiche. Le scoperte di Copán aprono nuove prospettive per lo studio genetico di altri centri maya e potrebbero contribuire a risolvere alcuni dei misteri ancora irrisolti di questa straordinaria civiltà precolombiana.