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Castelluccio di Norcia, per il grande caldo niente fioritura

La tradizionale fioritura dell’altopiano di Castelluccio di Norcia è stata compromessa dalla siccità di giugno e dalle temperature record, deludendo agricoltori e turisti che ogni anno accorrono per ammirare lo spettacolo naturale dei Monti Sibillini.
Credit © Umbria Tourism

La tradizionale fioritura dell’altopiano di Castelluccio di Norcia, uno degli spettacoli naturali più attesi dell’estate italiana, ha subito quest’anno un drastico ridimensionamento a causa della prolungata siccità che ha caratterizzato il mese di giugno e delle temperature record che stanno flagellando la penisola. L’assenza di precipitazioni dal primo al 20 giugno ha compromesso la crescita delle specie spontanee e dei fiori di lenticchia, privando turisti e appassionati del consueto caleidoscopio di colori che ogni anno trasforma la piana dei Monti Sibillini in una tavolozza naturale di rara bellezza.

Gli agricoltori e i coltivatori di lenticchie della zona, tra cui Gianni Coccia, assessore comunale oltre che animatore del borgo, e Diego Pignatelli, da anni impegnato nella semina sul Pian Grande, confermano all’ANSA l’entità del danno subito dall’ecosistema montano. Nonostante ci si trovi nel cuore dei Monti Sibillini, a quasi 1.500 metri di quota, dove normalmente l’umidità e le precipitazioni sono garantite anche nei mesi estivi, la mancanza di piogge ha reso la fioritura 2025 significativamente meno colorata e spettacolare rispetto agli anni precedenti.

La situazione meteorologica eccezionale che ha colpito l’altopiano umbro si inserisce in un contesto nazionale caratterizzato da temperature da record e da un’emergenza caldo senza precedenti. Le città italiane hanno registrato bollini rossi fino a 20 centri urbani simultaneamente, con temperature che hanno toccato i 40 gradi anche in regioni settentrionali. L’Italia risulta spaccata tra un Nord che ha subito episodi di maltempo estremo e un Centro-Sud nella morsa di un caldo eccezionale che ha compromesso numerose coltivazioni.

L’impatto sulla lenticchia di Castelluccio, prodotto di eccellenza riconosciuto con il marchio IGP, assume particolare rilevanza economica e culturale per la comunità locale. Questa coltivazione, che rappresenta un elemento identitario del territorio e un volano per l’economia turistica, richiede condizioni di terreno non eccessivamente secco per svilupparsi al meglio. La mancanza di acqua ha ostacolato la fioritura delle piante di lenticchia, con conseguenze che si riflettono non solo sulla produzione agricola ma anche sull’appeal turistico del borgo.

Il fenomeno non rappresenta un caso isolato nella storia recente di Castelluccio di Norcia. Già nel 2019, condizioni climatiche simili avevano causato una drastica riduzione della fioritura, con il portavoce degli agricoltori locali che aveva spiegato come l’assenza prolungata delle piogge e le alte temperature non avessero permesso ai fiori di resistere per il tempo necessario. In quell’occasione, la fioritura si era conclusa anticipatamente, deludendo i numerosi turisti che avevano raggiunto l’altopiano per ammirare lo spettacolo naturale.

La fioritura di Castelluccio di Norcia rappresenta tradizionalmente un evento che si sviluppa in due fasi principali: una prima fioritura spontanea che inizia solitamente tra aprile e maggio, caratterizzata da specie selvatiche che crescono liberamente sui prati, e una seconda fioritura collegata ai campi coltivati che raggiunge l’apice tra la fine di giugno e l’inizio di luglio. Quest’anno, entrambe le fasi hanno subito significativi ridimensionamenti a causa delle condizioni climatiche avverse.

L’altopiano di Castelluccio, che si estende per circa 15 chilometri quadrati tra Pian Grande, Pian Piccolo e Pian Perduto, beneficia normalmente di un microclima particolare caratterizzato da ampie escursioni termiche e da circa 135 giorni di gelo annuali. Questo ambiente unico, formatosi nel corso di milioni di anni a seguito dei movimenti tellurici degli Appennini, presenta condizioni simili a quelle della steppa e ha trovato nella lenticchia un elemento di virtuosa convivenza tra uomo e natura.

La situazione di quest’anno si inserisce in un quadro più ampio di crisi climatica che sta interessando l’intera penisola italiana. Secondo le stime di Coldiretti, l’agricoltura italiana sta subendo danni significativi a causa delle temperature record: in Lombardia si registra un calo della produzione di latte del 10-15%, mentre in Molise la riduzione arriva fino al 30%. In Toscana il caldo ha compromesso la raccolta di centinaia di chilogrammi di meloni, e in Piemonte la maturazione di grano, orzo e pomodori ha subito un’accelerazione di 10-15 giorni.

Le condizioni meteorologiche estreme stanno avendo ripercussioni anche sull’economia nazionale. Secondo uno studio condotto da Allianz Trade, l’Italia rischia di perdere l’1,2% del proprio PIL nel 2025 a causa delle temperature estreme, con un impatto doppio rispetto alla media europea. Il caldo estremo viene paragonato a uno “sciopero invisibile”, con temperature superiori ai 32 gradi che equivalgono a circa mezza giornata di sciopero in termini di produttività.

Nonostante la delusione per la fioritura mancata, gli operatori turistici della zona invitano i visitatori a non rinunciare completamente alla visita dell’altopiano. Come sottolineato da Gilberto Brandimarte del “Sibillini ranch”, Castelluccio non è solo fioritura ma offre un paesaggio unico al mondo che mantiene il suo fascino anche senza l’esplosione di colori tradizionale. Il borgo, ancora in fase di ricostruzione dopo il terremoto del 2016, rappresenta un simbolo di resilienza e di legame indissolubile con la natura.

La mancata fioritura di quest’anno evidenzia la fragilità degli ecosistemi montani di fronte ai cambiamenti climatici e la necessità di adottare strategie di adattamento per preservare questi patrimoni naturali e culturali. L’esperienza di Castelluccio di Norcia rappresenta un caso emblematico di come gli eventi meteorologici estremi possano compromettere tradizioni secolari e attività economiche consolidate, richiedendo un ripensamento delle strategie di gestione territoriale e di promozione turistica.

Gli agricoltori locali mantengono comunque una prospettiva di medio termine, confidando che le condizioni climatiche dei prossimi anni possano tornare alla normalità e consentire il ripristino della tradizionale fioritura. L’esperienza accumulata negli anni e la profonda conoscenza del territorio rappresentano strumenti preziosi per affrontare le sfide imposte dal cambiamento climatico e garantire la continuità di un patrimonio naturale e culturale di inestimabile valore.

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