L’estate 2025, ancora in corso, si sta rivelando molto diversa rispetto ai picchi estremi registrati negli anni recenti, e proprio per questo attira l’attenzione dei climatologi e degli osservatori stagionali. La grande domanda che si impone – in ambito scientifico, mediatico e persino sociale – è se l’inverno 2025-2026 segnerà una svolta rispetto a una lunga serie di stagioni fredde atipiche, spesso miti, statiche e sempre più distanti dagli standard storici.
Per tentare di rispondere, non basta guardare al cielo di oggi. È necessario applicare un metodo comparativo, osservare le configurazioni passate, individuare i pattern atmosferici ricorrenti e capire se l’estate in corso stia davvero tracciando una traiettoria differente. L’analisi qui proposta prende in esame le estati dal 2015 al 2025 e i rispettivi inverni successivi, con l’obiettivo di estrarre, per quanto possibile, un segnale climatologico solido su cui basare una previsione ragionata per il prossimo inverno.

Il decennio in esame si apre con l’estate 2015, segnata da un’intensa ondata di calore in luglio, che anticipò un inverno 2015-2016 mite e piovoso, influenzato da un forte El Niño e da una persistente zonalità. Il 2016 fu estivo più contenuto, ma l’inverno 2016-2017 risultò comunque povero di neve e dominato da alta pressione. Diverso fu l’inverno 2017-2018, che seguì un’estate molto calda e siccitosa ma fu capace di produrre, grazie a dinamiche bariche più complesse, ondate fredde tardive e nevicate anche tardive.
Il triennio 2019-2021 ha rafforzato il legame tra estati molto calde e inverni poveri di dinamicità. L’estate 2019, pur non estrema, fu seguita da un inverno eccezionalmente mite, il più caldo del secolo fino ad allora. Il 2020, con un’estate più instabile e meno calda, lasciò spazio a un inverno freddo, con nevicate anche in pianura. Nel 2021, al contrario, l’estate rovente aprì le porte a un inverno ancora dominato da correnti oceaniche e temperature oltre la norma.

Il biennio 2022-2023 ha probabilmente rappresentato l’apice dell’anomalia termica nel ciclo estivo-invernale. L’estate 2022, la più calda in assoluto nell’ultimo secolo sul bacino mediterraneo, fu seguita da un inverno statico, privo di irruzioni fredde degne di nota. L’anno successivo, il 2023, pur restando caldo, introdusse una certa instabilità estiva che anticipò un inverno 2023-2024 leggermente più dinamico, con segnali di maggiore mobilità atmosferica a gennaio e febbraio.
Il 2024, influenzato dal ritorno di El Niño, ha mostrato un’estate più perturbata e instabile e un inverno più piovoso ma comunque lontano dalle caratteristiche di un inverno continentale. Ed eccoci dunque all’anno attuale. L’estate 2025, almeno nella sua prima metà, si distingue per la struttura barica meno bloccata rispetto alle estati torride del recente passato. Giugno ha alternato fasi calde a episodi temporaleschi diffusi; luglio sta proseguendo con una circolazione mobile, dominata da fasi subtropicali brevi seguite da rinfrescate atlantiche e temporali severi, specialmente sul Nord Italia.
Se questo assetto dovesse persistere anche ad agosto e poi in autunno, si configurerebbe un contesto favorevole a un inverno più dinamico. A supporto di questa ipotesi, vi è anche la possibile transizione del Pacifico verso una fase neutra o debolmente negativa (La Niña), che solitamente favorisce il rafforzamento degli scambi meridiani sull’Europa e una maggiore propensione a configurazioni fredde.
Come sarà l’inverno 2025?
La previsione per l’inverno 2025-2026, alla luce di quanto esaminato, può essere sintetizzata come segue: vi è una discreta probabilità che la stagione fredda si presenti più instabile rispetto agli inverni recenti, con maggiore coinvolgimento delle masse d’aria continentali tra gennaio e febbraio. Le condizioni attuali non suggeriscono un inverno rigidamente freddo, ma indicano una possibile discontinuità rispetto alla tendenza di mitezza generalizzata che ha contraddistinto gran parte del periodo 2015-2024. Un ritorno della neve a quote medio-basse non è da escludere, specialmente nell’Italia settentrionale e nelle aree interne del Centro.
Naturalmente, si tratta ancora di scenari probabilistici che andranno verificati e aggiornati nei prossimi mesi. Ma se la storia recente ci ha insegnato qualcosa, è che l’estate – osservata con attenzione – è spesso il primo grande indizio di ciò che accadrà d’inverno. E quella del 2025, al di là dei picchi termici, sembra voler raccontare una storia leggermente diversa. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!