Scarica l'App NewsRoom.
Non perderti le ULTIME notizie e le ALLERTA METEO in tempo reale.

Scarica GRATIS

Air India, il panico del pilota prima dello schianto: “Perché hai spento i motori?”

L’indagine sull’incidente del volo Air India 171 rivela tensioni drammatiche in cabina di pilotaggio, con focus sulla salute mentale del comandante Sabharwal e le circostanze che hanno portato allo spegnimento dei motori durante il decollo.

Il volo Air India 171 del 12 giugno 2025 ha segnato la storia dell’aviazione mondiale non solo per l’enormità della tragedia che ha causato la morte di 241 persone sui 242 passeggeri e membri dell’equipaggio a bordo, ma anche per le circostanze inquietanti che emergono dalle indagini condotte dall’Aircraft Accident Investigation Bureau indiano. Il Boeing 787-8 Dreamliner, diretto da Ahmedabad a Londra Gatwick, è precipitato appena trentadue secondi dopo il decollo, schiantandosi contro un ostello del collegio medico B.J. in una zona residenziale densamente popolata, causando ulteriori diciannove vittime a terra.

Il rapporto preliminare dell’AAIB ha rivelato elementi che trasformano questa tragedia in un caso di studio sui limiti della sicurezza aerea e sulla gestione della salute mentale dei piloti. Secondo le registrazioni della scatola nera, nei secondi immediatamente precedenti allo schianto si è verificato un drammatico scambio di battute tra i due piloti: uno di loro ha chiesto con tono sempre più disperato “perché hai spento i motori?”, ricevendo come risposta un secco “non sono stato io”. Questo dialogo, registrato dal Cockpit Voice Recorder, rappresenta il cuore dell’inchiesta e solleva interrogativi inquietanti sulla dinamica dell’incidente.

Il comandante Sumeet Sabharwal, cinquantasei anni, era un pilota esperto con oltre quindicimila ore di volo all’attivo, di cui oltre ottomila su Boeing 787 Dreamliner. Veterano dell’Air India da quasi trent’anni, Sabharwal era considerato uno dei piloti più competenti della compagnia, con la qualifica di line training captain, responsabile della formazione di colleghi più giovani. Tuttavia, secondo quanto emerso dalle indagini, negli ultimi anni la sua vita personale aveva subito profondi cambiamenti che potrebbero aver influito sul suo stato psicofisico.

La morte della madre nel 2022 aveva profondamente segnato Sabharwal, che aveva preso un congedo per lutto e successivamente diversi periodi di pausa dal servizio per motivi di salute mentale. Mohan Ranganathan, esperto di sicurezza aerea e figura di spicco nel settore dell’aviazione indiana, ha dichiarato di aver sentito da diversi piloti dell’Air India che Sabharwal soffriva di depressione e problemi di salute mentale, tanto da richiedere congedi medici negli ultimi tre o quattro anni della sua carriera.

Dopo la perdita della madre, Sabharwal si era trasferito nella casa di famiglia a Powai, Mumbai, per prendersi cura del padre novantenne, ex funzionario della direzione generale dell’aviazione civile indiana. I vicini e i colleghi lo descrivevano come un uomo dedicato alla famiglia, che aveva iniziato a parlare apertamente di pensionamento anticipato per poter assistere il genitore anziano. Nelle settimane precedenti l’incidente, aveva confidato a diversi conoscenti: “Altri uno o due voli e poi starò sempre a casa con papà”.

Il primo ufficiale Clive Kundar, trentadue anni, rappresentava invece l’altra faccia della medaglia dell’aviazione moderna. Pilota giovane e ambizioso con tremilaquattrocento ore di volo, di cui oltre millecento su Boeing 787 Dreamliner, Kundar era considerato una promessa dell’Air India. Figlio di una ex assistente di volo della compagnia, aveva completato la sua formazione negli Stati Uniti ed era entrato in servizio nel 2017. Al momento dell’incidente, era a soli due mesi dal matrimonio, evento che lo riempiva di entusiasmo e per cui aveva fatto numerosi progetti.

L’analisi dei dati del Flight Data Recorder ha rivelato la sequenza drammatica degli eventi: alle 13:38:43 ora locale, quando l’aereo aveva raggiunto la velocità di centottanta nodi, gli interruttori di controllo del carburante di entrambi i motori sono stati spostati dalla posizione “run” a “cutoff” con un intervallo di appena un secondo. Questa manovra, che richiede un’azione deliberata e non può essere eseguita accidentalmente a causa dei meccanismi di sicurezza, ha causato l’immediato spegnimento dei motori.

Gli interruttori di controllo del carburante sui Boeing 787 sono protetti da un sistema di blocco meccanico che impedisce movimenti accidentali. Per spostarli dalla posizione “run” a “cutoff” è necessario sollevarli e poi ruotarli deliberatamente, un’operazione che esclude la possibilità di attivazione involontaria dovuta a turbolenze o altri fattori esterni. Questo elemento tecnico assume particolare rilevanza nell’indagine, poiché suggerisce che l’azione sia stata compiuta intenzionalmente da qualcuno presente in cabina di pilotaggio.

La confusione e il panico che si sono scatenati in cabina di pilotaggio emergono chiaramente dalle registrazioni audio. Secondo fonti occidentali a conoscenza dei contenuti delle registrazioni, il dialogo tra i piloti sarebbe stato molto più concitato e drammatico di quanto riportato nel rapporto ufficiale. Un pilota avrebbe chiesto ripetutamente “perché li hai spenti?” con tono sempre più disperato, ricevendo come risposta “non sono stato io”. Questa conversazione, descritta come “diretta e non dubitativa”, lascia intendere che uno dei due piloti avesse visto qualcosa di anomalo e stesse cercando una spiegazione dall’altro.

Dopo dieci secondi dal primo spegnimento, gli interruttori sono stati riportati nella posizione “run” nel tentativo di riaccendere i motori. Questo intervallo temporale, relativamente lungo considerando la gravità della situazione, ha sollevato interrogativi sulla prontezza di riflessi dell’equipaggio. Al momento dell’impatto, uno dei motori stava recuperando spinta mentre l’altro era in fase di riaccensione, ma l’altitudine insufficiente e la velocità di discesa non hanno permesso un recupero efficace.

L’ipotesi di un gesto volontario da parte di uno dei piloti ha guadagnato credibilità man mano che emergevano dettagli sulla vita privata di Sabharwal. Il comandante aveva superato regolarmente tutti i controlli medici obbligatori, compreso l’esame di classe I effettuato nel settembre 2024, che gli aveva permesso di tornare al servizio attivo dopo un periodo di congedo. Tuttavia, l’associazione indiana dei piloti commerciali ha espresso preoccupazione per la direzione delle indagini, definendo “inaccettabile” la concentrazione sui presunti errori umani piuttosto che sui possibili problemi tecnici.

Il rapporto preliminare ha anche fatto riferimento a un bollettino della Federal Aviation Administration americana del dicembre 2018, che segnalava un potenziale difetto nel sistema di blocco degli interruttori di controllo del carburante sui Boeing 737, con un design simile utilizzato anche sui 787. Tuttavia, Air India non aveva effettuato ispezioni in risposta a questo avviso, poiché non era obbligatorio. La compagnia aveva sostituito i moduli delle manette nel 2019 e nel 2023, ma non specificamente per problemi agli interruttori del carburante.

Le testimonianze sui problemi di salute mentale di Sabharwal hanno aperto un dibattito più ampio sulla gestione psicologica del personale di volo nell’aviazione indiana. Ranganathan ha evidenziato come nessuna compagnia aerea indiana mantenga profili psichiatrici dei propri piloti durante le valutazioni mediche, nonostante i ripetuti avvertimenti degli esperti del settore. La pressione lavorativa, i turni estenuanti e la mancanza di supporto psicologico adeguato sono stati identificati come fattori critici che possono portare a situazioni di stress estremo.

L’incidente ha riacceso il dibattito sui casi di piloti che hanno causato volontariamente incidenti aerei. Precedenti internazionali includono il volo Germanwings 9525 del 2015, in cui il copilota Andreas Lubitz fece schiantare deliberatamente l’aereo contro le Alpi francesi, e il volo SilkAir 185 del 1997, dove le evidenze suggerirono un’azione intenzionale del comandante. Altri casi sospetti includono il volo EgyptAir 990 del 1999 e il volo Malaysia Airlines MH370 del 2014, dove le circostanze della scomparsa hanno fatto ipotizzare un coinvolgimento del pilota.

La tragedia dell’Air India 171 ha avuto conseguenze immediate sulla sicurezza aerea in India. Le autorità di regolamentazione hanno ordinato ispezioni approfondite su tutti i Boeing 787 e 737 operanti nel paese, con particolare attenzione agli interruttori di controllo del carburante. Le compagnie aeree indiane, che operano complessivamente centocinquanta velivoli di questi modelli, hanno avviato controlli precauzionali anche prima dell’ordine ufficiale.

L’unico sopravvissuto dell’incidente, Vishwash Kumar Ramesh, cittadino britannico di origine indiana seduto al posto 11A vicino a un’uscita di emergenza, ha fornito una testimonianza preziosa per comprendere gli ultimi istanti del volo. Ramesh ha descritto di aver sentito un forte rumore seguito da un impatto, dopo il quale si è ritrovato tra le fiamme e ha cercato disperatamente un’uscita. La sua sopravvivenza è stata attribuita alla posizione del sedile e al fatto che la sezione dell’aereo in cui si trovava si è staccata dal resto della fusoliera durante l’impatto.

Il caso dell’Air India 171 rappresenta un punto di svolta per l’aviazione indiana e internazionale, sollevando questioni fondamentali sulla valutazione psicologica del personale di volo e sull’efficacia dei protocolli di sicurezza esistenti. L’inchiesta in corso dovrà stabilire con certezza se si sia trattato di un gesto volontario, di un errore umano o di un malfunzionamento tecnico, ma le evidenze emerse finora puntano verso la necessità di una revisione completa delle procedure di valutazione e monitoraggio del benessere psicofisico dei piloti nell’industria aeronautica mondiale. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

Add a comment

Lascia un commento