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Delitto di Garlasco, il DNA di “ignoto 3” sarà comparato con almeno 30 persone

La Procura cerca di chiarire se il DNA maschile trovato sul corpo di Chiara Poggi sia un indizio reale o il frutto di una contaminazione post mortem.

Prosegue con nuovi accertamenti il lungo iter investigativo sul caso dell’omicidio di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco nel 2007. Al centro dell’attenzione degli inquirenti c’è ora un profilo genetico maschile, battezzato “ignoto 3”, individuato nel cavo orofaringeo della vittima e mai finora identificato con certezza. Gli investigatori intendono stabilire se si tratti di una reale traccia lasciata dall’assassino o se possa essere il frutto di una contaminazione avvenuta dopo la morte della ragazza, durante le operazioni di soccorso, autopsia o riesumazione del cadavere.

Per questa ragione, verranno eseguiti tamponi su almeno una trentina di persone che, a vario titolo, sono entrate in contatto con il corpo di Chiara. Tra questi figurano operatori sanitari, tecnici, personale medico-legale e anche coloro che, negli anni successivi al delitto, hanno partecipato alla riesumazione del corpo per il prelievo delle impronte dattiloscopiche. Alcuni profili genetici sono già stati raccolti in passato, ma in questa nuova fase si punta ad avere una mappa completa e aggiornata, capace di fugare ogni dubbio sulla provenienza di quel DNA maschile.

Il confronto tra il profilo “ignoto 3” e i campioni raccolti potrebbe contribuire a chiarire uno dei nodi ancora aperti in un’indagine che ha attraversato diverse fasi giudiziarie, con la condanna definitiva di Alberto Stasi nel 2015, ma che continua a riservare interrogativi. La verifica della natura del DNA servirà anche a rafforzare – o eventualmente mettere in discussione – le conclusioni raggiunte finora. Gli esiti dei tamponi, dunque, sono attesi come un ulteriore tassello nel complicato mosaico di uno dei casi più controversi della cronaca giudiziaria italiana. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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