Il Ministero della Cultura ha avviato la consultazione pubblica per la rideterminazione dei compensi SIAE per copia privata, con incrementi generalizzati che toccheranno tutte le categorie di dispositivi e l’introduzione di una novità assoluta: la tariffazione dello spazio di archiviazione in cloud. Il documento elaborato dal Comitato Consultivo per il Diritto d’Autore prevede aumenti medi del 16,8%, con picchi del 40% per gli smartphone di fascia alta.
Il sistema dei compensi per copia privata rappresenta un prelievo automatico applicato su supporti vergini, dispositivi di registrazione e memorie digitali, finalizzato a compensare autori e industria culturale per le eventuali copie private di opere protette dal diritto d’autore. Attualmente questo meccanismo genera un gettito annuale di circa 120-130 milioni di euro, versati dalla SIAE a produttori, interpreti e editori musicali.
Gli smartphone rappresentano il settore più colpito dai nuovi aumenti. Le tariffe vigenti dal 2020 prevedevano un compenso massimo di 6,90 euro per dispositivi oltre i 128 GB, ma la nuova proposta introduce fasce progressive fino a 2 TB. Un dispositivo da 128 GB passerà da 6,90 a 7,36 euro (+16,8%), mentre uno da 512 GB salirà a 8,64 euro (+25,2%). I modelli da 1 TB pagheranno 9,11 euro (+32%) e quelli oltre 2 TB raggiungeranno i 9,69 euro, segnando un incremento del 40,4%.
Anche i computer subiscono ritocchi significativi, passando da 5,20 a 6,07 euro per unità (+16,7%). Gli smartwatch con funzione di riproduzione audio vedranno aumentare i compensi da 2,20 a 6,54 euro a seconda della capacità di memoria. Hard disk e SSD mantengono tariffe proporzionali alla capacità, con massimali che raggiungono i 21 euro per unità oltre i 2 TB.
La novità più controversa riguarda l’introduzione del cloud storage nel perimetro della copia privata. La proposta prevede un compenso di 0,0003 euro per gigabyte al mese per servizi fino a 500 GB, e 0,0002 euro oltre tale soglia, con un massimale di 2,40 euro mensili per utente. Apparentemente modesta, questa tariffa potrebbe generare introiti significativi considerando i milioni di account attivi in Italia su servizi come Gmail, iCloud, Dropbox e OneDrive.
L’opposizione dell’industria tecnologica si è manifestata attraverso ASMI (Associazione Supporti e Sistemi Multimediali Italiana), che ha definito la proposta caratterizzata da “incompetenza e arroganza”. Secondo l’associazione, gli aumenti indiscriminati del 20% su tutti i supporti di archiviazione non tengono conto delle nuove modalità di fruizione dei contenuti basate sullo streaming.
Il contesto europeo mostra scenari differenziati: mentre Paesi come Olanda, Francia e Austria hanno recentemente aggiornato le normative includendo anche il cloud, la Germania mantiene tariffe ferme al 2008 e la Spagna ha reintrodotto il sistema solo nel 2017 dopo un’interruzione quinquennale. L’Italia presenta compensi mediamente inferiori alla media europea, ma la nuova proposta potrebbe modificare significativamente questo scenario.
La gestione operativa dei compensi è affidata alla Fondazione Copia Privata Italia, presieduta da Gaetano Blandini, ex direttore generale SIAE dal 2009 al 2022. La fondazione, istituita nel 2023, ha ricevuto mandato dalla SIAE per la raccolta e ripartizione primaria dei compensi tra gli aventi diritto.
Le criticità del sistema emergono dall’evoluzione tecnologica che ha reso marginale la pratica della copia privata. L’affermazione dei servizi di streaming per musica e video ha drasticamente ridotto la necessità per i consumatori di creare copie personali di contenuti legittimamente posseduti. Nonostante questo, i sostenitori del compenso continuano a produrre ricerche che attesterebbero la persistente diffusione della copia privata.
Il meccanismo di applicazione prevede che i compensi siano versati da fabbricanti, importatori e distributori alla SIAE, ma l’onere viene inevitabilmente trasferito sui prezzi al consumo, maggiorato da ricarichi commerciali e IVA. Il consumatore finale si trova quindi a pagare un sovrapprezzo del 30% circa rispetto alle tariffe nominali.
La consultazione pubblica avviata dal Ministero si concluderà il 1° settembre 2025, coinvolgendo associazioni di categoria, rappresentanti dei consumatori e grandi aziende tecnologiche come Apple, Google, Microsoft e Amazon. Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli dovrà successivamente decidere se recepire integralmente le proposte del Comitato Consultivo o introdurre modifiche significative.
L’impatto economico delle nuove tariffe potrebbe essere considerevole, considerando che il mercato italiano degli smartphone vale diversi miliardi di euro annui. L’introduzione della tariffazione cloud, seppur con importi apparentemente modesti, rappresenta un precedente che potrebbe aprire scenari di espansione futura del prelievo.
Le prospettive future dipenderanno dalle scelte del Ministro Giuli, chiamato a valutare se mantenere la linea di continuità con le politiche del predecessore Dario Franceschini o introdurre elementi di discontinuità. La questione tocca l’equilibrio tra tutela del diritto d’autore e sostenibilità economica per consumatori e imprese in un contesto tecnologico profondamente mutato rispetto all’epoca in cui furono concepiti i compensi per copia privata. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!