Un muro di fiamme lungo tre chilometri divorava ieri le pendici del Vesuvio, trasformando in un inferno di fuoco e cenere il parco nazionale che circonda il vulcano partenopeo. L’incendio, divampato venerdì pomeriggio nella zona del Monte Somma nei pressi di Terzigno, ha raggiunto proporzioni catastrofiche costringendo il governo a decretare lo stato di mobilitazione nazionale della Protezione civile.
Il ministro Nello Musumeci ha firmato il decreto di mobilitazione straordinaria dopo aver accolto la richiesta urgente del governatore campano Vincenzo De Luca, che aveva invocato l’intervento di almeno sedici colonne mobili con moduli antincendio boschivo per fronteggiare quello che si è rapidamente trasformato in un disastro ambientale di proporzioni nazionali. Le fiamme hanno già distrutto oltre 500 ettari di vegetazione mediterranea, pinete e boschi di alto fusto, con un fronte del fuoco che si estende da Terzigno alla Riserva Integrale Tirone, coinvolgendo anche i territori boschivi di Trecase, Ercolano e Ottaviano.
Sul terreno operano incessantemente dieci mezzi aerei, tra cui sei Canadair della flotta nazionale e quattro elicotteri regionali, affiancati da oltre centocinquanta operatori tra vigili del fuoco, volontari della protezione civile, carabinieri forestali e personale specializzato. L’Esercito italiano è intervenuto con autobotti da 8.000 litri e decine di militari per rafforzare il presidio stradale, facilitare il passaggio dei mezzi antincendio e garantire il rifornimento idrico nelle zone più critiche.
La situazione ha assunto caratteri drammatici nella notte tra venerdì e sabato, quando il vento ha cambiato direzione spingendo le fiamme verso valle, pericolosamente vicine alle abitazioni di Terzigno. Francesco Ranieri, sindaco del comune epicentro dell’emergenza, ha raccontato di aver vissuto momenti di autentica paura quando le fiamme si sono avvicinate a meno di un chilometro dalle case, evitando l’evacuazione della popolazione solo grazie al tempestivo intervento delle squadre di terra che hanno sorvegliato l’area per tutta la notte.
L’enorme colonna di fumo nero e giallastro si è levata fino a raggiungere Napoli, dove i cittadini hanno trovato sui balconi depositi di cenere annerita, mentre il cielo si oscurava sotto una coltre densa che evocava l’immagine antica del Vesuvio fumante. Le immagini del rogo, visibili per decine di chilometri, hanno fatto tremare la memoria collettiva riportando alla mente il devastante incendio del luglio 2017, quando le fiamme distrussero 1.600 ettari del parco con danni stimati in oltre diciassette milioni di euro.
I sospetti sull’origine dolosa dell’incendio si fanno sempre più concreti, alimentati dalle testimonianze dei sindaci locali e dalle similitudini con i precedenti episodi criminali. Gioacchino Madonna, sindaco di Massa di Somma e presidente della Comunità dei sindaci del Parco Nazionale del Vesuvio, ha dichiarato senza mezze misure che “le origini dolose o l’imperizia di qualcuno sono sicuramente al primo posto nelle ipotesi sulle cause”, sottolineando come le autorità giudiziarie dovranno accertare eventuali responsabilità anche attraverso il sistema di videosorveglianza attivo nel parco.
Particolarmente allarmante risulta la denuncia sui segnali ignorati che avevano preceduto l’esplosione dell’emergenza. Secondo le testimonianze raccolte dai cittadini di Terzigno, piccoli incendi nella pineta locale erano stati segnalati già da cinque giorni, episodi apparentemente sottovalutati fino al momento in cui il disastro è divampato con ferocia incontrollabile, alimentato dal vento e dalle temperature torride che stanno caratterizzando questa estate. Il sindaco Ranieri ha espresso i suoi sospetti facendo riferimento diretto agli incendi del 2017, dove “vi fu la mano criminale”, lasciando intendere che anche questa volta potrebbe esserci il dolo dietro l’appiccamento delle fiamme.
La mobilitazione nazionale ha attivato una rete di solidarietà interregionale senza precedenti. Il Veneto ha inviato cinque squadre antincendio boschivo, dieci mezzi fuoristrada, due autobotti e un mezzo di supporto logistico per un totale di oltre trenta operatori, con il governatore Luca Zaia che ha dichiarato la piena disponibilità della regione ad fornire ulteriori rinforzi se necessario. Anche la Sicilia ha risposto all’appello con due squadre di volontari antincendio per un totale di sette unità partite in nave da Palermo, mentre il presidente Renato Schifani ha autorizzato ogni ulteriore intervento necessario per supportare l’emergenza.
Il prefetto di Napoli Michele di Bari ha convocato il Centro Coordinamento Soccorsi e attivato un tavolo permanente in prefettura per coordinare tutti gli interventi, mentre presso la palestra comunale di Terzigno è stata allestita la cabina di coordinamento operativo che funge da punto di riferimento per tutte le forze impegnate sul campo. Le condizioni meteorologiche avverse, con temperature elevate e venti variabili, continuano a complicare le operazioni di spegnimento, tanto che il Centro Funzionale della Regione Campania ha emanato un avviso per ondate di calore.
I danni ambientali ed economici dell’incendio assumono proporzioni devastanti che vanno ben oltre la mera distruzione della vegetazione. Le fiamme hanno compromesso ampie porzioni del patrimonio forestale del parco, interessando anche le pregiate coltivazioni di albicocche vesuviane e i vigneti di Lacryma Christi che rappresentano eccellenze del territorio. Federalberghi Costa del Vesuvio, attraverso la presidente Adelaide Palomba, ha lanciato l’allarme per i gravi danni al turismo, definendo “terrificanti” le immagini che stanno giungendo dal Vesuvio e sottolineando come venga devastato “un patrimonio naturale, paesaggistico e culturale di valore inestimabile”.
❌#Napoli, #incendio al Parco Nazionale del #Vesuvio: proseguono da oltre 24 ore le operazioni di spegnimento dei #vigilidelfuoco a Terzigno: al momento sono al lavoro 12 squadre a terra, tra cui rinforzi giunti dalla Toscana e dalle Marche, 6 #Canadair. Nella clip le operazioni… pic.twitter.com/JxQePB6iuI
— Vigili del Fuoco (@vigilidelfuoco) August 10, 2025
Il pericolo non si limita agli effetti immediati delle fiamme ma si estende alle conseguenze a lungo termine sul delicato equilibrio idrogeologico del territorio. Gli esperti avvertono che la vegetazione bruciata renderà il suolo più vulnerabile a precipitazioni intense, aumentando significativamente il rischio di frane e instabilità future sui versanti del vulcano. La strada principale che conduce al cratere è stata chiusa ai turisti, mentre i principali siti archeologici dell’area vesuviana hanno dovuto interdire l’accesso al pubblico per motivi di sicurezza.
La comunità scientifica sottolinea come gli incendi lascino una “cicatrice” permanente nel terreno, compromettendo non solo la biodiversità locale con l’abbandono dell’area da parte della fauna autoctona, ma anche la funzione di protezione idrogeologica dei versanti, l’abbassamento della qualità del paesaggio e la riduzione dei servizi ecosistemici, con conseguente immissione di notevoli quantità di anidride carbonica nell’atmosfera.
Il vicepremier Antonio Tajani ha espresso il ringraziamento del governo a tutti i volontari, la Protezione civile, i vigili del fuoco, i sindaci e il prefetto di Napoli impegnati nell’emergenza, confermando che l’esecutivo segue la crisi attraverso il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Gli abitanti dei comuni del Parco nazionale del Vesuvio hanno convocato un’assemblea pubblica a Boscoreale per chiedere verità e trasparenza sulle responsabilità di quanto accade, denunciando l’inerzia delle istituzioni locali e rivendicando il diritto alla salute e a una vita dignitosa minacciata da “paura, aerei sulle nostre teste, coltri di fumo, occhi e gole che bruciano”.
Mentre le operazioni di spegnimento proseguono senza sosta con l’obiettivo di circoscrivere definitivamente il fronte delle fiamme, la battaglia contro l’emergenza si trasforma in una corsa contro il tempo per salvare uno dei patrimoni naturali più preziosi d’Italia. Il Vesuvio, simbolo dell’identità partenopea e meta di turisti da tutto il mondo, torna a bruciare otto anni dopo l’ultimo grande disastro, sollevando interrogativi urgenti sulla prevenzione, il monitoraggio del territorio e la lotta alla criminalità ambientale che continua a minacciare questo ecosistema unico e fragile.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!