L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della Nato dal gennaio 2025, ha delineato in un’intervista al Corriere della Sera uno scenario di guerra caratterizzato da una Mosca sempre più riluttante al dialogo e da un Kiev determinato a trovare soluzioni diplomatiche. Le sue dichiarazioni, rilasciate all’indomani della conferenza del 20 agosto con i vertici militari di 32 Paesi Nato e della “Coalizione dei Volenterosi”, evidenziano un cambiamento di prospettiva nelle dinamiche del conflitto russo-ucraino che si protrae ormai da oltre tre anni.
La posizione ucraina, secondo l’analisi del vertice militare italiano, si sta orientando verso una ricerca attiva di soluzioni negoziali, mentre la Russia appare sempre più concentrata su tattiche dilatorie finalizzate a guadagnare tempo prezioso sul terreno. “Ormai è chiaro che gli ucraini cercano il dialogo, ma i russi sono riluttanti e fanno melina per prendere tempo”, ha affermato Cavo Dragone, sottolineando come questa divergenza di approcci stia influenzando le strategie dell’Alleanza Atlantica.
L’impegno della Nato nei confronti dell’Ucraina si traduce in un incremento sostanziale degli aiuti militari, con Cavo Dragone che ha annunciato la volontà di “proseguire gli aiuti militari e anche aumentarli”. Questa decisione si inserisce in un quadro strategico più ampio che vede l’Alleanza determinata a rafforzare la posizione negoziale di Kiev attraverso il supporto militare. L’obiettivo dichiarato è quello di “permettere all’Ucraina di negoziare da una posizione forte”, ribaltando il rapporto di forze sul campo di battaglia per facilitare un eventuale processo di pace.
I dati forniti dal presidente del Comitato militare evidenziano l’entità dell’impegno occidentale: nel 2024 il valore degli aiuti militari dei Paesi Nato ha raggiunto i 50 miliardi di dollari, mentre dal primo gennaio 2025 si è già arrivati a 33 miliardi. Le proiezioni per la fine dell’anno appaiono “parecchio ottimiste”, secondo Dragone, che ha sottolineato come i Paesi dell’Alleanza abbiano fornito il 99% degli aiuti militari complessivi all’Ucraina.
Il meccanismo PURL (Prioritized Ukrainian Requirement List) rappresenta una delle innovazioni più significative nel coordinamento degli aiuti militari. Questo strumento permette di raccogliere le esigenze militari indicate da Kiev, validate dal comando Nato in Europa e soddisfatte rapidamente attraverso un meccanismo di finanziamento condiviso. Ad oggi, la formula PURL ha già inviato armi per un valore di un miliardo e mezzo di dollari, con tre pacchetti finanziati da Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia, Svezia e Germania. Le forniture si concentrano principalmente su materiale di difesa aerea contro missili e droni, oltre a munizioni di vario calibro, considerate priorità assolute per la difesa ucraina.
Le dichiarazioni di Cavo Dragone arrivano in un momento cruciale per gli sviluppi diplomatici del conflitto. L’incontro del 15 agosto in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin ha riaperto canali di comunicazione diretta tra Washington e Mosca, mentre la Casa Bianca ha successivamente ospitato un vertice allargato con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e diversi leader europei, tra cui Ursula von der Leyen, Friedrich Merz, Emmanuel Macron e Giorgia Meloni. Trump ha confermato la disponibilità americana a contribuire alla risoluzione del conflitto, escludendo però l’invio di truppe statunitensi sul terreno.
Sul fronte delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina post-conflitto, emergono posizioni differenziate all’interno della coalizione occidentale. L’Italia si oppone all’invio di soldati, preferendo l’estensione dell’articolo 5 della Nato all’Ucraina senza il suo ingresso formale nell’Alleanza, mentre Francia, Gran Bretagna e Germania si mostrano disponibili a formare una “forza di rassicurazione” sul territorio ucraino. Cavo Dragone ha precisato che in sede Nato “non abbiamo assolutamente parlato di contingenti di terra”, sottolineando come questi aspetti restino parte della politica internazionale e del negoziato con Mosca.
La strategia del “porcospino d’acciaio”, evocata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, prevede il rafforzamento delle capacità difensive ucraine attraverso la formazione di istruttori sul campo e il potenziamento tecnologico. Questo approccio si basa sul riconoscimento delle eccezionali capacità militari dimostrate dalle forze armate ucraine durante il conflitto. “Gli ucraini si dimostrano ottimi combattenti”, ha affermato Cavo Dragone, definendoli “un esercito che deve restare dalla nostra parte, un modello per l’Europa”.
Parallelo al rafforzamento militare, Cavo Dragone ha auspicato un inasprimento delle sanzioni economiche contro la Russia, “mirate a fare crescere la tensione interna contro Putin”. Questa strategia multidimensionale combina pressione militare e economica per modificare i calcoli strategici del Cremlino e spingere Mosca verso posizioni più negoziali. L’approccio riflette la convinzione che solo attraverso una combinazione di deterrenza militare e isolamento economico si possa indurre la Russia a riconsiderare le proprie posizioni.
L’ammiraglio ha respinto le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov sul coinvolgimento di Mosca nelle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, definendole parte del “gioco delle parti”. La posizione della Nato rimane ferma sulla necessità di una “pace giusta, credibile e duratura”, con Cavo Dragone che ha sottolineato come “siamo ancora molto lontani da qualsiasi accordo” ma che “occorre trattare e servirebbe un cessate il fuoco presto per negoziare”.
Il profilo di Giuseppe Cavo Dragone, nato ad Arquata Scrivia nel 1957 e presidente del Comitato militare Nato dal 17 gennaio 2025, rappresenta la continuità della leadership militare italiana in ambito internazionale. Ex capo di Stato maggiore della Difesa fino all’ottobre 2024, Dragone ha assunto il più alto incarico militare nell’Alleanza Atlantica sostituendo l’ammiraglio olandese Robert Bauer. La sua nomina testimonia il riconoscimento del ruolo strategico dell’Italia nel contesto della sicurezza transatlantica e nelle dinamiche del conflitto ucraino.
Le prospettive delineate da Cavo Dragone configurano uno scenario in cui l’intensificazione del supporto militare occidentall’Ucraina si accompagna alla ricerca di soluzioni diplomatiche, con l’obiettivo di modificare i rapporti di forza sul terreno per favorire un negoziato da posizioni di forza. La strategia dell’Alleanza Atlantica appare orientata verso un approccio integrato che combina deterrenza militare, pressione economica e apertura al dialogo, nella convinzione che solo attraverso questa combinazione si possa raggiungere una risoluzione duratura del conflitto che tuteli la sovranità e l’integrità territoriale ucraina.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!