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I Genitori fanno le differenze, uno studio rivela che tengono di più al figlio che fa di meno per loro

I figli più responsabili spesso diventano invisibili agli occhi dei genitori, che così dedicano più attenzioni a chi chiede di più, anche se dà molto meno in cambio.

Uno studio condotto dagli psicologi della Cornell University getta nuova luce su un tema tanto delicato quanto poco discusso: la percezione che i genitori hanno dei propri figli adulti e le dinamiche affettive che ne derivano. I ricercatori hanno osservato un fenomeno sorprendente ma, a ben guardare, diffusissimo: i genitori tendono a riservare più attenzioni – affetto, pazienza, disponibilità – proprio ai figli che meno restituiscono in termini di aiuto, presenza o maturità. In particolare, quelli che, anche da adulti, continuano a vivere in casa, a chiedere sostegno economico o ad appoggiarsi ai genitori per questioni quotidiane, come la gestione dei figli.

Chi invece si è creato una propria indipendenza, chi è presente nel momento del bisogno, affidabile, premuroso e partecipe, rischia paradossalmente di diventare invisibile. Il figlio “bravo”, insomma, è spesso dato per scontato. Non perché manchi l’amore, ma perché scatta un meccanismo inconscio: si tende a “coprire” con maggior calore chi sembra più fragile, chi si espone di meno, chi – magari per carattere o insicurezza – fa sentire la sua mancanza. Come se i genitori, pur senza volerlo, si lasciassero guidare da un riflesso di protezione che finisce per penalizzare chi invece non chiede nulla ma offre molto.

A influire, spiegano gli studiosi, sono vari fattori. Il primo è l’ordine di nascita: spesso l’ultimo figlio viene visto come il “cucciolo” da proteggere a vita, anche se ha superato i quarant’anni. Poi c’è la personalità: i figli più “bisognosi” catalizzano l’attenzione, mentre quelli autonomi – seppur amati – sembrano non aver bisogno di nulla. Infine, c’è un retaggio culturale che associa la cura alla gratitudine automatica, come se chi si prende cura di un genitore lo facesse per dovere, e non per scelta o affetto.

Ma questa dinamica, se non riconosciuta, può generare profonde fratture. Il figlio affidabile può sentirsi trascurato, usato, messo da parte nonostante il suo impegno. E non sempre trova spazio per esprimere questo malessere, per timore di passare per ingrato o egoista. Il risultato? Una fatica emotiva silenziosa, che si accumula nel tempo e mina i legami familiari.

Per evitare che questo accada, è necessario portare consapevolezza in famiglia. Riconoscere chi si prende cura, ringraziarlo, valorizzarlo. E imparare a distinguere tra bisogno reale e abitudine all’appoggio. L’amore genitoriale non è un credito da riscuotere né un automatismo da distribuire secondo il bisogno apparente. È un equilibrio delicato che merita attenzione, ascolto e, soprattutto, giustizia emotiva.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!