I prezzi dei carburanti in Italia continuano a mostrare un trend di crescita costante e inesorabile, con la benzina che ha ormai stabilmente superato la soglia di 1,70 euro al litro in modalità self, mentre in autostrada ha raggiunto punte allarmanti superiori a 2,30 euro al litro in alcuni impianti della rete stradale più frequentata del Paese. Tale situazione, già critica nel presente, è destinata a peggiorare ulteriormente a partire dal 1° gennaio 2026, quando entreranno in vigore le nuove disposizioni sulla tassazione dei carburanti previste dalla Manovra finanziaria del prossimo esercizio.
Secondo i dati più recenti rilasciati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, aggiornati al 3 novembre 2025, il prezzo medio nazionale della benzina in versione self service si attesta a 1,70 euro al litro, con variazioni regionali significative che vanno da un minimo di 1,69 euro nelle aree più virtuose come Toscana, Lazio, Piemonte e Veneto, fino a punte di 1,76 euro nelle zone più costose quali Bolzano, Basilicata, Trento, Calabria, Sicilia e Puglia. Il diesel, nel medesimo arco temporale, si posiziona leggermente al di sotto, assestandosi su 1,643 euro al litro a livello nazionale, sebbene anche questo carburante subisca incrementi consistenti nelle aree geografiche interessate da maggiori tensioni di prezzo.
La situazione assume tuttavia contorni ancora più preoccupanti presso gli impianti della rete autostradale italiana, dove i prezzi praticati in modalità servito hanno superato largamente la soglia psicologica dei 2,30 euro per il litro. Su tracciati cruciali come l’autostrada A21 Torino-Piacenza, la benzina è stata quotata fino a 2,349 euro al litro, mentre lungo la A1 Milano-Napoli e la A4 Torino-Trieste si registrano valori prossimi a 2,299 euro per litro. Analogamente, il gasolio raggiunge in queste medesime tratte valori di 2,289 euro al litro. Tali livelli di prezzo, ben superiori rispetto alla media nazionale di 1,84 euro al litro in servito, rappresentano un aggravio significativo per gli automobilisti costretti a viaggiare sulle principali arterie autostradali, particolarmente per quanto riguarda i trasportatori professionali e coloro che si spostano frequentemente per motivi di lavoro.
La revisione normativa prevista dalla Legge di Bilancio 2026 introduce tuttavia una modifica cruciale nella struttura della tassazione sui carburanti, con l’intento dichiarato di allineare le aliquote di accisa fra benzina e diesel. Attualmente, l’accisa sulla benzina è fissata a 0,7134 euro al litro, mentre quella sul gasolio si attesta a 0,6324 euro al litro, determinando così una differenza di circa 8 centesimi in favore di quest’ultimo. La nuova normativa prevede di portare entrambe le aliquote a 0,6729 euro al litro, operazione che comporterà una riduzione di 4,05 centesimi per la benzina e un corrispondente aumento per il diesel.
Sebbene la diminuzione dell’accisa sulla benzina possa sembrare un elemento positivo per i consumatori, le implicazioni concrete della misura risultano tuttavia nettamente sfavorevoli per il segmento degli automobilisti che utilizzano veicoli alimentati a diesel, categoria che rappresenta una porzione considerevole del parco automobilistico circolante italiano. Secondo le valutazioni elaborate dall’organizzazione consumeristica Codacons, considerando anche l’incidenza dell’imposta sul valore aggiunto al 22%, l’aumento dell’accisa sul gasolio comporterà un incremento di 2,47 euro per ogni rifornimento completo di un serbatoio da 50 litri.
Operando il calcolo su scala annuale, assumendo un consumo medio di due pieni al mese per ogni autovettura, l’aggravio economico derivante dalla sola revisione dell’accisa ammonta a 59,3 euro per ogni automobilista che utilizza il diesel. Tuttavia, tale cifra non rappresenta il dato completo, poiché è necessario considerare gli aumenti precedentemente implementati nel corso del 2025: l’incremento di 1,5 centesimi per litro che è scattato nel mese di maggio rappresenta un ulteriore onere aggiuntivo. Calcolando congiuntamente gli effetti di entrambi i provvedimenti normativi, il rincaro totale sul gasolio raggiunge la cifra di 3,38 euro per ogni pieno, equivalente a un maggior esborso annuale di 81,1 euro per autovettura, cifra che sottende un’ulteriore pressione economica su milioni di proprietari di veicoli diesel.
L’ambito di applicazione della misura interessa una platea numericamente significativa di proprietari di autoveicoli. Secondo le statistiche elaborate dal Codacons sulla base dei dati ufficiali del parco automobilistico italiano, la categoria di veicoli diesel interessati dalla rivalutazione dell’accisa ammonta a circa 16,6 milioni di unità, rappresentando una percentuale rilevante del totale delle autovetture circolanti sulla rete stradale nazionale. Inoltre, la problematica assume dimensioni ancora maggiori quando si estende l’analisi ai veicoli commerciali, settore dove la dipendenza dal gasolio risulta ancora più marcata e dove, secondo i dati forniti da Confartigianato Trasporti, sono interessate circa 4,2 milioni di unità sotto le 7,5 tonnellate, pari al 95% del parco circolante nel segmento commerciale leggero.
Il provvedimento normativo si iscrive all’interno di una strategia più ampia di riallineamento progressivo della tassazione sui carburanti, inizialmente concepita come processo graduale da svilupparsi nell’arco del quinquennio 2025-2030, con incrementi annuali modesti di circa un centesimo per litro. La nuova impostazione, invece, accelera drammaticamente questo processo, concentrando l’incremento di 4,05 centesimi in un’unica soluzione a partire dal 1° gennaio 2026. Tale approccio rappresenta un cambio di linea rispetto alla metodologia inizialmente prospettata e genera conseguenze economiche immediate e significative per le categorie più dipendenti dal carburante diesel.
Le ricadute di tale politica fiscale si estendono oltre la semplice questione della gestione del bilancio familiare dei singoli automobilisti. Le associazioni di categoria che rappresentano il comparto dei trasporti hanno formalmente manifestato la loro contrarietà alla misura, evidenziando come l’incremento della tassazione sul gasolio colpisce direttamente la competitività delle imprese artigiane del settore trasporti e del sistema produttivo nazionale nel suo complesso. Tali soggetti sostengono che le accise sul carburante in Italia risultino già fra le più elevate dell’intero panorama europeo, raggiungendo 632 euro per ogni mille litri, cifra superiore del 24,9% rispetto alla media dell’Eurozona, pari a 506 euro per mille litri.
La situazione attuale e le prospettive immediate evidenziano dunque un quadro caratterizzato da tensioni economiche crescenti nel settore della mobilità stradale, con ricadute dirette sia sui bilanci delle famiglie che sulla competitività delle imprese. L’incremento progressivo dei prezzi dei carburanti, congiuntamente alle modifiche normative previste dalla legge di bilancio, contribuisce a configurare uno scenario dove gli automobilisti italiani dovranno fronteggiare costi di gestione della propria flotta in costante ascesa, almeno nell’orizzonte temporale del prossimo futuro. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
