Scarica l'App NewsRoom.
Non perderti le ULTIME notizie e le ALLERTA METEO in tempo reale.

Scarica GRATIS

“Sei troppo italiano”, gli Schützen ‘attaccano’ Sinner

Gli Schützen criticano Sinner per le dichiarazioni sulla sua italianità, chiedendogli rispetto per le radici sudtirolesi e l’identità germanofona.
screenshot

Il numero uno del tennis mondiale Jannik Sinner si trova al centro di una nuova polemica che tocca le questioni più delicate dell’identità altoatesina. Dopo essere stato accusato di essere “poco italiano” per la decisione di non partecipare alle finali di Coppa Davis, il tennista è ora oggetto di critiche di segno opposto: il Südtiroler Schützenbund, l’associazione dei fucilieri sudtirolesi, gli ha rivolto un’aspra lettera aperta in cui lo rimprovera di aver ferito le radici della minoranza germanofona con le sue recenti dichiarazioni sull’italianità.

La controversia nasce da alcune affermazioni rilasciate da Sinner nell’intervista al direttore di Sky Sport Federico Ferri, trasmessa il cinque novembre, in cui il campione altoatesino ha dichiarato di essere “orgoglioso di essere italiano” e “felice di essere nato in Italia e non in Austria”. Parole che hanno trovato ampio spazio nei media nazionali e che sono state accolte con soddisfazione da gran parte dell’opinione pubblica italiana, ancora scottata dalle polemiche seguite alla rinuncia del tennista alle finali di Coppa Davis programmate a Bologna.

>> Chi solo gli Schützen, i custodi della tradizione tirolese

Il comandante provinciale degli Schützen dell’Alto Adige, Christoph Schmid, quarantacinquenne di Egna eletto lo scorso maggio alla guida dell’associazione, ha risposto con una lettera aperta pubblicata sul sito dell’organizzazione. Nel testo, Schmid riconosce che “in una società libera ognuno deve poter definire la propria identità” e che la dichiarazione di Sinner merita rispetto, ma aggiunge che “affermazioni come questa, soprattutto se pronunciate da una personalità tanto conosciuta, hanno un effetto che va ben oltre lo sport”.

Secondo il comandante degli Schützen, le parole del tennista vengono accolte con soddisfazione dai nazionalisti italiani, mentre in Alto Adige suscitano preoccupazione perché toccano questioni centrali per la comunità germanofona: la lingua, la storia e l’identità. Schmid sottolinea come proprio l’Austria, che Sinner avrebbe “rifiutato” con le sue dichiarazioni, si sia impegnata instancabilmente per decenni a favore dei diritti dei sudtirolesi sul piano politico, diplomatico e culturale. Il riferimento è in particolare al ruolo determinante svolto dal cancelliere austriaco Bruno Kreisky, che nel millenovecentosessanta portò la questione sudtirolese all’attenzione dell’ONU, contribuendo in modo decisivo alla conquista dell’autonomia da parte della provincia di Bolzano.

Il testo della lettera aperta non risparmia toni duri quando afferma che fa male vedere personalità di spicco del territorio dare l’impressione, con “parole avventate”, che il legame storico con l’Austria e l’autonomia faticosamente conquistata abbiano perso significato. Gli Schützen ricordano che senza l’impegno diplomatico austriaco, la lingua tedesca e persino il dialetto pusterese di Sinner difficilmente sarebbero sopravvissuti alla politica di italianizzazione forzata attuata durante il periodo fascista.

L’associazione conclude con un appello al numero uno del mondo: “Quando in futuro ti verrà chiesto del tuo sentimento nazionale, ti preghiamo di riflettere sul peso delle tue parole. Parla pure, se lo desideri, della tua appartenenza all’Italia, ma fallo con rispetto verso tutti coloro che si sentono sudtirolesi, ladini o appartenenti ad altre minoranze”. Schmid invita Sinner a ricordare che “apertura e diversità non sono una debolezza, ma una forza”, proprio come il tennista stesso aveva affermato nell’intervista parlando delle differenze regionali italiane.

La vicenda si inserisce in un contesto storico complesso che affonda le radici nell’annessione dell’Alto Adige all’Italia dopo la prima guerra mondiale. La regione, che per secoli era stata parte integrante della Contea del Tirolo sotto l’Impero austro-ungarico, fu ceduta al Regno d’Italia nel millenovecentodiciannove con il Trattato di Saint-Germain. La popolazione di lingua tedesca, che all’epoca rappresentava la quasi totalità degli abitanti della provincia, visse l’annessione come un’imposizione traumatica. Il regime fascista mise poi in atto una politica sistematica di italianizzazione che comprendeva il divieto di insegnamento del tedesco nelle scuole, la modifica forzata della toponomastica e la sostituzione del personale statale germanofono con funzionari italiani.

Nel secondo dopoguerra, la questione sudtirolese divenne uno dei nodi irrisolti della politica italiana. Negli anni cinquanta e sessanta, la tensione sfociò in una serie di attentati dinamitardi compiuti da gruppi indipendentisti che rivendicavano il ritorno all’Austria o quantomeno una maggiore autonomia. Fu proprio in questo clima che nel millenovecentocinquantasette venne rifondata l’Unione sudtirolese degli Schützen, che si ispira alle antiche milizie territoriali tirolesi attive fin dal sedicesimo secolo. L’associazione, sebbene oggi si presenti come un’organizzazione culturale dedita alla preservazione delle tradizioni locali, mantiene un forte connotato politico legato alla difesa dell’identità germanofona e all’autodeterminazione del popolo sudtirolese.

Il comandante Schmid, project manager nel settore edile, ha assunto la guida degli Schützen nel maggio di quest’anno con un programma che include una netta opposizione alla riforma dello Statuto di autonomia attualmente in discussione. Durante l’assemblea che lo ha eletto con il novantuno per cento dei voti, il suo predecessore Roland Seppi aveva espresso preoccupazioni per quello che definiva un tentativo di indebolire le garanzie conquistate dalla minoranza germanofona, citando in particolare l’uso del termine “Alto Adige” nel testo tedesco del nuovo Statuto come una forma di “fascistizzazione linguistica”.

La lettera a Sinner arriva in un momento particolarmente delicato per il tennista, impegnato nella difesa del titolo alle ATP Finals di Torino, in programma dal nove al sedici novembre. Il campione altoatesino aveva rilasciato quelle dichiarazioni proprio per rispondere alle polemiche seguite alla sua decisione di non partecipare alle finali di Coppa Davis. In quell’occasione, alcuni commentatori, tra cui il giornalista Bruno Vespa, avevano messo in discussione il suo legame con l’Italia, facendo riferimento al fatto che parla tedesco come lingua madre e risiede a Montecarlo. Vespa era arrivato a chiedersi pubblicamente su X perché un italiano dovrebbe tifare per lui.

Nell’intervista a Sky Sport, Sinner aveva cercato di mettere un punto a queste controversie dichiarando: “Sono orgoglioso di essere italiano, sono molto felice di essere nato in Italia e non in Austria o da un’altra parte. Questo Paese merita molto di più, anche di quello che sto facendo io”. Il tennista aveva inoltre sottolineato come le differenze regionali italiane rappresentino una ricchezza: “Alcuni dicono che l’Alto Adige è diverso, la Sicilia è totalmente diversa, però è anche la nostra fortuna, la forza è nelle differenze. Dobbiamo unirci e stare insieme”.

Le reazioni alla lettera degli Schützen sono state variegate. Da un lato, alcuni esponenti della politica locale hanno difeso il diritto di Sinner a esprimere liberamente la propria identità. Il presidente della provincia di Bolzano Arno Kompatscher e il deputato Alessandro Urzì avevano già preso posizione contro le critiche di Vespa, definendo “ignoranza sulla realtà altoatesina” il mettere in discussione l’italianità di chi parla tedesco. Dall’altro, la comunità germanofona più radicale vede nelle parole del tennista un pericoloso segnale di assimilazione culturale che minerebbe decenni di lotte per il riconoscimento dei diritti della minoranza.

La questione linguistica rimane centrale nell’identità altoatesina. Secondo i dati del censimento del duemilaventiquattro, il sessantotto per cento della popolazione della provincia di Bolzano dichiara il tedesco come lingua madre, il ventisette per cento l’italiano e il quattro per cento il ladino. Lo Statuto di autonomia garantisce la parità linguistica tra tedesco e italiano in tutti gli atti pubblici e prevede un complesso sistema di tutela delle minoranze che include la proporzionale etnica nell’accesso al pubblico impiego e il diritto all’istruzione nella propria lingua madre.

Gli Schützen, che oggi contano diverse migliaia di iscritti distribuiti in oltre centoventi compagnie sul territorio provinciale, si presentano come custodi di questa identità minacciata. La loro azione si manifesta attraverso manifestazioni in costume tradizionale, con i caratteristici cappelli piumati e le armi cerimoniali, ma anche attraverso prese di posizione politiche su temi che vanno dall’autonomia alla toponomastica, dal rapporto con l’Austria alla difesa della lingua tedesca. L’associazione si richiama esplicitamente alla figura di Andreas Hofer, l’oste e commerciante di bestiame che nel milleottocentonove guidò la rivolta dei tirolesi contro l’occupazione napoleonica e bavarese, diventando un simbolo della resistenza popolare e dell’identità tirolese.

La controversia intorno a Sinner rappresenta in fondo l’ennesimo capitolo di un dibattito mai sopito sull’appartenenza e l’identità in una terra di confine che la storia ha reso italiana ma che conserva profonde radici germaniche. Il tennista, cresciuto a San Candido, pochi chilometri dal confine austriaco, si trova a incarnare suo malgrado questa complessità: figlio di genitori germanofoni, formatosi sportivamente in Italia, cittadino italiano con cognome tedesco, campione che parla tre lingue e che viene rivendicato da entrambe le comunità quando vince, ma criticato da entrambe quando le sue parole sembrano privilegiare una appartenenza rispetto all’altra.

La lettera degli Schützen non è passata inosservata nemmeno fuori dai confini provinciali. Diversi commentatori hanno evidenziato il paradosso di una situazione in cui Sinner viene attaccato prima per essere troppo poco italiano e poi per essere troppo italiano, in una spirale di rivendicazioni identitarie che sembra non lasciare spazio a una libera espressione del proprio sentire. L’imprenditore Flavio Briatore ha commentato ironicamente di capire meglio Sinner che certi meridionali, mentre il conduttore Rosario Fiorello ha definito “una brutta cosa” continuare a mettere in discussione l’italianità del tennista.

Sinner, dal canto suo, non ha replicato alla lettera degli Schützen. Il suo focus rimane concentrato sulle ATP Finals, dove dovrà difendere il titolo conquistato lo scorso anno proprio a Torino. Il tennista è stato sorteggiato nel girone Bjorn Borg insieme ad Alexander Zverev, Ben Shelton e uno tra Felix Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti. L’obiettivo è chiudere una stagione straordinaria, che lo ha visto vincere due tornei del Grande Slam e consolidare la posizione di numero uno del ranking mondiale, con un altro trofeo nella città che lo ha adottato come simbolo del tennis italiano.

La vicenda solleva interrogativi più ampi sulla gestione della diversità culturale e linguistica in Italia. L’Alto Adige rappresenta un caso unico nel panorama nazionale, dove un sofisticato sistema di autonomia ha permesso la convivenza tra comunità diverse attraverso il riconoscimento di diritti specifici e la tutela delle minoranze. Tuttavia, episodi come la polemica su Sinner dimostrano quanto sia ancora fragile l’equilibrio raggiunto e quanto sia necessario un dialogo costante per evitare che le rivendicazioni identitarie si trasformino in nuove divisioni.

Il comandante Schmid, nella sua lettera, ha fatto riferimento esplicito a Bruno Kreisky, il cancelliere socialdemocratico austriaco che tra gli anni sessanta e ottanta si impegnò per la risoluzione della questione sudtirolese. Kreisky viene ancora oggi ricordato in provincia di Bolzano come un benefattore, colui che seppe guardare oltre i nazionalismi per costruire una soluzione diplomatica basata sul dialogo e sul riconoscimento reciproco. L’appello degli Schützen a Sinner sembra voler richiamare proprio quello spirito: non negare la propria appartenenza, ma saperla esprimere con rispetto per chi si sente diverso, riconoscendo che la convivenza tra identità diverse non è una debolezza ma una ricchezza.

Resta da vedere se e come il tennista risponderà a questo nuovo capitolo della saga sulla sua identità. Per ora, Sinner ha scelto di parlare attraverso i suoi risultati sportivi, lasciando che sia il campo da tennis a definire chi è e cosa rappresenta. Una strategia che finora gli ha permesso di diventare il primo italiano numero uno del mondo e di conquistare il cuore di milioni di tifosi, ma che evidentemente non basta a placare le tensioni di una terra dove la storia ha lasciato ferite ancora aperte e identità ancora contese. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!