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Meteo Inverno 2025, Quando arrivano Freddo e Neve in Italia

Dopo un autunno insolitamente caldo, dalla seconda metà di novembre l’Italia potrebbe affrontare il primo vero assaggio d’inverno con freddo artico, neve sulle Alpi e possibili nevicate anche a quote basse su Appennino.

Ci stiamo ormai abituando ad autunni insolitamente caldi e anche quest’anno le temperature restano elevate. Secondo le proiezioni dei principali centri meteorologici europei, nella seconda metà di novembre, indicativamente da sabato 15 novembre, potrebbe intervenire un cambiamento più marcato nella circolazione atmosferica. L’arrivo di masse d’aria fredda di origine artica, destinate inizialmente al Regno Unito e all’Europa centrale, dovrebbe successivamente raggiungere anche l’area mediterranea e l’Italia, determinando un netto calo termico.

Sarà il primo vero assaggio dell’inverno 2025-2026: le temperature potranno diminuire anche di una decina di gradi, rendendo necessario rispolverare cappotti e indumenti pesanti. L’ingresso di quest’aria gelida, unita a un’area di bassa pressione, potrebbe inoltre favorire precipitazioni e nevicate sulle zone alpine.

Un autunno insolitamente caldo

L’autunno 2025 si sta caratterizzando per un andamento termico decisamente anomalo. In gran parte d’Italia le temperature sono risultate più elevate rispetto alla media climatologica del periodo, calcolata sul trentennio 1991-2020. Ottobre 2025 è destinato a entrare nella storia come uno dei mesi più caldi di sempre, con temperature medie superiori di sei gradi rispetto alla media storica e punte di 29 gradi centigradi a Bologna e 28 a Milano. Le proiezioni del Centro Europeo Copernicus confermano che il 2025 chiuderà come il secondo o terzo anno più caldo della storia, vicino ai valori del 2023 e subito dopo il 2024, che resta il primato assoluto.

Con l’arrivo di novembre stiamo vivendo le ultime settimane dell’autunno meteorologico, poiché dal primo dicembre avrà inizio l’inverno meteorologico. La prima settimana di novembre ha visto lo zero termico salire fino a 3995 metri nelle montagne cuneesi, secondo i dati del radiosondaggio atmosferico di Cuneo-Levaldigi, come fossimo in piena estate. In provincia di Cuneo la quota dello zero termico si è mantenuta particolarmente elevata, attestandosi intorno ai 3500-3800 metri, ben al di sopra della media storica per inizio novembre di circa 2279 metri.

Le date da cerchiare sul calendario

Dopo giorni di scirocco e caldo anomalo, tra il 17 e il 21 novembre l’Italia rischia un’ondata di freddo artico con neve, piogge intense e venti sostenuti. Gli esperti di meteorologia indicano che, a cominciare dal 12-13 novembre, ci saranno intensi scambi meridiani: il flusso d’aria atmosferico non scorrerà più in direzione ovest-est, ma tenderà a muoversi nord-sud, favorendo la discesa di correnti fredde di origine polare verso le latitudini più basse dell’Europa centrale e meridionale.

A cavallo tra il 18 e il 19 novembre, il quadro meteo potrebbe cambiare in modo radicale. In quei giorni, l’ingresso sul Mediterraneo di masse d’aria più fredde e instabili provenienti dal Nord Atlantico dovrebbe dare origine a una nuova fase di maltempo diffuso. L’ingresso definitivo di aria fredda segnerà una svolta stagionale a tutti gli effetti. Le temperature, finora davvero troppo alte, inizieranno a scendere, portandosi per la prima volta sotto la norma da oltre un mese.

La seconda metà di novembre si preannuncia dinamica: aumento dell’instabilità, possibili fasi di maltempo insistente e progressivo calo termico. Dai 18-19 novembre è atteso l’ingresso sul Mediterraneo di aria più fredda e instabile. Le correnti in discesa dalla Porta del Rodano, tra il sud-est della Francia e il Nord-Ovest italiano, potrebbero innescare la formazione di un ciclone mediterraneo, destinato a isolarsi sui nostri mari.

Il ruolo del vortice polare

Le ultime analisi mostrano una chiara tendenza alla decelerazione del vortice polare, dopo il picco di intensità raggiunto in questi giorni. Negli ultimi giorni le temperature stanno rapidamente scendendo, sia in stratosfera che troposfera, sopra il mar Glaciale Artico. Ciò sta favorendo lo sviluppo, sopra l’area artica, di un primo nucleo di aria molto fredda, che rappresenta il nucleo del nuovo vortice polare stratosferico.

Osservando le previsioni per la fine di novembre, si apre uno scenario molto interessante sul vortice polare stratosferico. Secondo gli ultimi aggiornamenti, questo vortice potrebbe essere influenzato da blocchi di alta pressione tra Groenlandia e Canada, quindi masse d’aria più calde della norma, e dalle ondulazioni del jet stream, la corrente a getto, configurazioni definite dagli studiosi come forzanti d’onda verso l’alto.

L’inverno 2025-2026 si preannuncia eccezionalmente dinamico grazie a un riscaldamento stratosferico precoce previsto attorno al 22 novembre. Questo evento atmosferico cruciale potrebbe indebolire il vortice polare artico, consentendo alla massa d’aria gelida di scendere verso sud e investire soprattutto i Balcani e le regioni adriatiche con freddo intenso e nevicate a quote insolite. Tale fenomeno rappresenta uno dei fattori decisivi per determinare il carattere dell’intero semestre invernale europeo.

Neve sulle Alpi e sull’Appennino

Dopo un avvio di novembre apparentemente promettente, in termini di apporti nevosi per le Alpi, con il transito nel fine settimana trascorso di una interessante perturbazione che ha portato anche diffuse nevicate sui 2000 metri, solo temporaneamente e localmente verso quote medie, il tempo è andato ristabilendosi in via generale, con penuria di neve sulle località sciistiche alpine. Le prime precipitazioni invernali hanno portato accumuli tra i 20 e i 30 centimetri sopra i 2300 metri di quota, imbiancando le vette.

Secondo gli ultimissimi aggiornamenti, fino all’11-12 novembre scarse opportunità di neve per i settori alpini. Ci sarebbero, però, indicazioni per l’instaurazione di una circolazione umida atlantica, verosimilmente anche abbastanza duratura, in grado di apportare un carico di neve più significativo per le località sciistiche alpine e, con buona probabilità, anche in maniera estesa.

Buone prospettive nel giro di una settimana circa, giorno più, giorno meno, per l’arrivo di interessanti nevicate per tutto il settore alpino. Gli accumuli alla quota media di 2000 metri, nella settimana dal 13 al 20 novembre, potrebbero aggirarsi dai 20-30 centimetri fino ai 40-50 centimetri su diversi settori delle Alpi Retiche, l’accumulo potrebbe spingersi anche fino a 70-80 centimetri. Naturalmente nevicate, in talune fasi, sarebbero computate anche a quote più basse, fino a 1400-1500 metri, specie sul finire della seconda decade, ma alle quote sotto i 2000 metri neve in forma più discontinua e per brevi fasi.

A partire dal 20-21 novembre, il fronte freddo potrebbe completare la sua transizione verso sud, estendendo l’aria artica su gran parte del territorio italiano. Le temperature scenderanno sotto la media del periodo, con valori termici più consoni all’inizio dell’inverno meteorologico che non alla seconda decade di novembre. La neve potrebbe fare la sua comparsa anche a quote relativamente basse nelle aree interne dell’Appennino e lungo il versante adriatico, dove le correnti nord-orientali potrebbero favorire rovesci nevosi localizzati.

Il ciclone mediterraneo in arrivo

Nel mese di novembre il contrasto tra aria fredda in arrivo e acque marine ancora relativamente calde fornisce energia ai sistemi perturbati. Ne derivano fenomeni più intensi, con rovesci e temporali anche forti e ventilazione sostenuta, soprattutto sui versanti esposti. L’Italia si troverà esattamente sulla linea di convergenza tra l’aria fredda in discesa e il residuo cuscinetto caldo-umido subtropicale. Questo la rende un’area particolarmente sensibile agli sviluppi successivi.

Il Nord e le regioni adriatiche saranno le prime a registrare un calo termico sensibile, accompagnato da un cambio nella ventilazione, con venti orientali più secchi e tesi. Gli aggiornamenti più recenti delineano anche la possibilità di formazione di un ciclone mediterraneo tra il Mar Ligure e il Tirreno settentrionale, innescato dal contrasto termico tra l’aria fredda continentale in arrivo dalla Porta del Rodano e le acque del mare ancora relativamente calde. Questo tipo di configurazione barica è tipica delle stagioni di transizione, ma a novembre può generare fenomeni meteorologici particolarmente intensi, data la maggiore disponibilità di energia potenziale.

I rischi attesi sono piogge persistenti per la lenta traslazione del minimo con accumuli localmente elevati e criticità idrogeologiche possibili, nubifragi non esclusi sui settori tirrenici e in aree montuose esposte, venti intensi nelle fasi più attive del sistema e neve sulle Alpi e, successivamente, su parte dell’Appennino, con quota in calo nelle fasi più fredde. La Protezione Civile ha già emesso per sabato 8 novembre un bollettino di allerta meteo gialla per rischio piogge e temporali in diverse regioni d’Italia, con particolare attenzione a Calabria, Campania, Puglia e Sardegna.

Le prospettive per l’inverno 2025-2026

Il ritorno della Niña torna protagonista a livello mondiale e potrebbe condizionare il tempo per il prossimo inverno anche in Italia. Durante la sua fase attiva, le correnti fredde tendono a spingere l’aria artica più a sud, aumentando il rischio di ondate di gelo in Europa e negli Stati Uniti. L’effetto più probabile sarà un inverno irregolare ma complessivamente più freddo. Nei paesi dell’Europa settentrionale e centrale si attendono periodi di gelo e nevicate abbondanti, soprattutto tra gennaio e febbraio.

Le masse d’aria fredda potranno estendersi fino al Mediterraneo, determinando forti contrasti con le correnti umide atlantiche: una combinazione che genera piogge intense, temporali e neve a quote medio-basse. Per il nostro Paese, gli esperti parlano di un inverno a doppia velocità. Il Nord e le zone interne dell’Appennino sono le più esposte a incursioni fredde e nevicate diffuse, mentre al Centro-Sud si alterneranno fasi più miti e improvvisi cali di temperatura.

Un ruolo chiave sarà giocato dal vortice polare, la grande massa d’aria gelida che ruota attorno al Polo Nord. Se il vortice si indebolirà, come indicano alcuni modelli stagionali, l’aria artica potrà facilmente scivolare verso l’Europa, favorendo episodi di freddo intenso anche in Italia. In caso contrario, la stagione risulterebbe più mite ma instabile, con alternanza di perturbazioni e schiarite improvvise.

Un altro elemento chiave per comprendere le tendenze dell’inverno 2025-2026 è la QBO, Oscillazione Quasi Biennale, attualmente in fase negativa. La fase orientale della QBO facilita la propagazione delle onde planetarie verso l’alto, indebolendo il vortice e favorendo possibili ondate di freddo. Gli esperti osservano condizioni che potrebbero rendere il vortice meno compatto. In particolare, la fase orientale della QBO e le anomalie termiche recenti, tra gli effetti più visibili della crisi climatica, aumentano il rischio di instabilità.

Le proiezioni meteo stagionali del Centro Europeo ECMWF per l’inverno 2025-2026 non mostrano segnali di freddo persistente, ma lasciano spazio a potenzialmente probabili fasi nevose episodiche, soprattutto in gennaio e tra fine febbraio e primissimi di marzo se si creassero finestre con oscillazione artica o oscillazione nord atlantica negative o un indebolimento del vortice polare innescato da uno stratwarming. Gennaio è storicamente il mese con maggior probabilità di neve in pianura, e i dati delle previsioni stagionali, pur senza previsioni di freddo, in teoria non escluderebbero passaggi d’aria fredda.

L’eventuale conferma di questo scenario rappresenterebbe un vero e proprio spartiacque stagionale. Dopo una prima parte di autunno insolitamente mite, l’ingresso di aria artica segnerebbe non solo il ritorno a condizioni termiche più consone al periodo, ma anche il possibile avvio anticipato della stagione invernale. Un avvio repentino e dinamico, che potrebbe aprire le porte a ulteriori irruzioni fredde nel prosieguo della stagione. Sarà una stagione da seguire passo dopo passo, perché ogni mese potrebbe scrivere una storia diversa: dal gelo alpino di gennaio alle piogge mediterranee di febbraio, fino alle ultime nevicate di marzo.

Le previsioni meteo vengono elaborate a partire dai dati forniti dai modelli internazionali ECMWF e GFS, successivamente verificati e interpretati dalla redazione di www.newsroomitalia.it - Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!