L’Ufficio nazionale anticorruzione ucraino (NABU) e la Procura speciale anticorruzione (SAPO) hanno condotto nella mattinata di venerdì 28 novembre perquisizioni presso l’abitazione e gli uffici di Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente Volodymyr Zelensky e figura considerata la seconda più potente del Paese, nell’ambito della più vasta indagine anticorruzione dall’inizio dell’invasione russa su larga scala nel febbraio 2022.
Le perquisizioni si inseriscono nell’ampio scandalo denominato “Operazione Midas”, un’indagine durata quindici mesi che ha portato alla luce un sistema di tangenti e riciclaggio di denaro per circa 100 milioni di dollari all’interno di Energoatom, il monopolio statale ucraino dell’energia nucleare che genera oltre la metà dell’elettricità del Paese e registra un fatturato annuo superiore a 4 miliardi di euro. Gli investigatori hanno raccolto oltre mille ore di registrazioni audio delle conversazioni tra i presunti membri dell’organizzazione criminale e condotto più di settanta perquisizioni simultanee tra funzionari di alto livello e uomini d’affari fin dall’avvio delle operazioni il 10 novembre scorso.
Yermak ha confermato le perquisizioni attraverso un messaggio pubblicato su Telegram, dichiarando di collaborare pienamente con le autorità inquirenti: “Oggi la NABU e la SAPO stanno effettivamente conducendo azioni procedurali a casa mia. Gli investigatori non stanno incontrando alcun ostacolo, hanno avuto pieno accesso all’appartamento e i miei avvocati sono sul posto e stanno interagendo con le forze dell’ordine. Da parte mia, sto fornendo piena collaborazione”. Un portavoce del capo di gabinetto ha precisato che Yermak non ha ricevuto alcun avviso di garanzia e non risulta formalmente indagato, sebbene fonti delle forze dell’ordine citate dal Kyiv Independent abbiano riferito che una delle ville di lusso nei pressi di Kiev, finanziata attraverso lo schema corruttivo di Energoatom, sarebbe stata destinata proprio a Yermak. Secondo quanto riportato da Ukrainska Pravda, gli investigatori si riferirebbero a Yermak con il nome in codice “Ali Baba”.
L’Operazione Midas prende il nome dal re della mitologia greca che trasformava in oro tutto ciò che toccava, e ha rivelato l’esistenza di un’organizzazione criminale di alto livello operante nei settori dell’energia e della difesa. Secondo le ricostruzioni della NABU, il gruppo aveva stabilito un controllo sistematico sugli appalti di Energoatom, esigendo tangenti comprese tra il 10 e il 15 per cento del valore di ciascun contratto. I fornitori che rifiutavano di pagare vedevano bloccati i pagamenti per i lavori già completati oppure venivano esclusi dall’elenco degli appaltatori. Lo schema era noto internamente come “Barriera” e prevedeva che la gestione effettiva di un’impresa strategica non fosse affidata ai funzionari designati, bensì a soggetti esterni privi di autorità formale, definiti dagli inquirenti “supervisori ombra”.
L’aspetto particolarmente grave dello scandalo riguarda la natura dei contratti oggetto delle tangenti: si tratta di opere per la costruzione di fortificazioni destinate a proteggere le infrastrutture energetiche dagli attacchi russi, mentre milioni di ucraini soffrono quotidianamente interruzioni di corrente e blackout conseguenti ai bombardamenti di Mosca. Le registrazioni audio diffuse dalla NABU documentano conversazioni in cui i membri del gruppo, utilizzando nomi in codice, discutevano degli importi delle tangenti e di progetti del valore di miliardi di hryvnie. In un episodio risalente a settembre 2025, i partecipanti, insoddisfatti di una tangente di 90.000 dollari su un contratto da 3 miliardi di hryvnie, decidevano di posticipare un nuovo appalto da 4 miliardi per aumentare la percentuale dal 10 al 15 per cento.
Al centro dell’inchiesta figura Timur Mindich, uomo d’affari e noto ex socio in affari di Zelensky dai tempi in cui l’attuale presidente era un attore e produttore televisivo di successo. Mindich, identificato nelle intercettazioni con il nome in codice “Carlson”, è considerato dagli inquirenti la mente dello schema corruttivo. L’imprenditore ha lasciato legalmente l’Ucraina e qualsiasi procedimento penale nei suoi confronti dovrà essere condotto in contumacia. Il presidente Zelensky ha imposto sanzioni personali contro Mindich, congelando i suoi beni e interessi commerciali, in quella che rappresenta una mossa senza precedenti nei confronti di un suo stretto collaboratore. Secondo un’inchiesta pubblicata dal deputato dell’opposizione Yaroslav Zheleznyak, Mindich avrebbe detenuto fino al 2024 una partecipazione nella società russa di diamanti New Diamond Technology.
Un elemento inquietante dell’indagine è il collegamento con Andriy Derkach, ex deputato ucraino ora senatore della Federazione Russa, accusato di alto tradimento in Ucraina. Un ufficio riconducibile a Derkach nel centro di Kiev sarebbe stato utilizzato per riciclare i fondi illeciti, mentre una parte significativa delle operazioni di pagamento in contanti veniva condotta all’estero. Ihor Myronyuk, una delle figure chiave del gruppo, ha lavorato per oltre dieci anni come assistente di Derkach. Secondo le registrazioni diffuse dalla NABU, i sospettati avrebbero inoltre trasferito circa 2 milioni di dollari verso Mosca.
Lo scandalo ha già provocato conseguenze politiche di rilievo, con le dimissioni della ministra dell’Energia Svitlana Hrynchuk e del ministro della Giustizia German Galushchenko, quest’ultimo predecessore della stessa Hrynchuk alla guida del dicastero dell’Energia tra il 2021 e il luglio 2025. Entrambi hanno negato qualsiasi coinvolgimento in attività illecite, ma Zelensky ne ha chiesto pubblicamente le dimissioni. La voce di Galushchenko è stata registrata in conversazioni con alcuni degli indagati, e il Parlamento ha già presentato una proposta di revoca per “corruzione sistemica e legami con Andriy Derkach”. Anche due ex vice di Yermak, Oleh Tatarov e Rostyslav Shurma, hanno lasciato il governo nel 2024 dopo indagini per irregolarità finanziarie, mentre un terzo vice, Andrii Smyrnov, è stato oggetto di indagini per tangenti ma continua a lavorare nell’ufficio presidenziale.
Le perquisizioni nell’ufficio di Yermak rappresentano lo sviluppo più significativo dell’inchiesta e giungono in un momento particolarmente delicato per l’Ucraina. Yermak, cinquantatreenne avvocato ed ex produttore cinematografico che conosce Zelensky dal 2011, è stato nominato capo dell’Ufficio del presidente nel febbraio 2020 ed è considerato il principale negoziatore di Kiev nelle trattative con gli Stati Uniti per un accordo di pace con la Russia. Nel 2024 la rivista Time lo ha inserito tra le cento persone più influenti al mondo, mentre Politico lo ha definito il “Cardinale Verde” di Kiev. Solo quattro giorni prima delle perquisizioni, Yermak aveva dichiarato in un’intervista ad Axios che Zelensky desiderava incontrare il presidente Trump “il prima possibile”, possibilmente durante il Ringraziamento, per finalizzare i termini dell’accordo tra Stati Uniti e Ucraina.
La vicenda si intreccia infatti con la fase cruciale dei negoziati di pace mediati dall’amministrazione Trump. Kiev ha accettato il quadro di accordo in 19 punti sviluppato durante i colloqui di Ginevra con la delegazione americana, mentre il presidente Putin ha dichiarato che la Russia potrebbe considerare il piano statunitense come “base per futuri accordi”. Trump ha annunciato l’invio del suo inviato speciale Steve Witkoff a Mosca per incontrare Putin e del segretario dell’Esercito Dan Driscoll a Kiev, dichiarando di voler incontrare Zelensky e Putin “solo quando l’accordo per porre fine a questa guerra sarà definitivo o nelle sue fasi finali”.
L’indagine anticorruzione sta alimentando tensioni politiche interne. Diversi parlamentari del partito di Zelensky hanno chiesto che Yermak si assuma la responsabilità dello scandalo per ripristinare la fiducia pubblica, minacciando una spaccatura che potrebbe compromettere la maggioranza parlamentare del presidente. Il deputato dell’opposizione Oleksiy Honcharenko ha definito le perquisizioni “cambiamenti tettonici nel sistema politico attuale”, sottolineando che “Yermak non è il principale beneficiario di tutto questo, lo è Zelensky, ma Yermak è il suo alleato chiave nella gestione di ogni cosa”. Zelensky non ha rilasciato dichiarazioni immediate sulla vicenda, ma ha finora resistito alle pressioni per licenziare il suo braccio destro.
Il procuratore capo anticorruzione Oleksandr Klymenko ha lanciato un allarme sulle pressioni di alto livello che starebbero ostacolando le indagini, sostenendo che, secondo gli investigatori, “Ali Baba” avrebbe organizzato incontri e impartito compiti alle forze dell’ordine affinché perseguissero i detective della NABU e i procuratori anticorruzione. In risposta allo scandalo, l’Ucraina ha avviato un massiccio audit anticorruzione su tutte le società statali, mentre il presidente Zelensky ha assicurato che “tutti coloro che hanno perpetrato questi schemi devono ricevere una risposta procedurale chiara e devono esserci condanne”, definendo “l’integrità di Energoatom una priorità”, specialmente in tempo di guerra quando la generazione di energia nucleare è fondamentale per il Paese. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
