La Chiesa cattolica mondiale è in lutto per la scomparsa di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile 2025 dopo un lungo periodo di problemi respiratori. Il pontefice, 88enne, si è spento alla vigilia della domenica di Pasqua, concludendo un pontificato durato dodici anni caratterizzato da riforme, aperture ma anche da una complessa coabitazione con il suo predecessore Benedetto XVI. I due papi, diversi per formazione e visione pastorale, hanno rappresentato un unicum nella storia della Chiesa: la loro convivenza, inedita per quasi un decennio, ha rivelato tensioni e divergenze emerse soprattutto attraverso le rivelazioni del segretario particolare di Ratzinger, monsignor Georg Gänswein.
La salute di Bergoglio si era aggravata negli ultimi mesi. Già dal febbraio 2024 i problemi respiratori erano diventati evidenti quando, durante l’omelia per il Giubileo delle forze armate, aveva dovuto interrompere il suo discorso per difficoltà nel respiro. “Adesso mi scuso un po’, e chiedo al maestro di continuare la lettura, per difficoltà nel respiro”, aveva detto in quell’occasione. Il successivo ricovero per una polmonite bilaterale si era prolungato per ben cinque settimane, con alcuni momenti critici in cui, secondo quanto rivelato da uno dei medici curanti, il Papa “aveva rischiato di morire”. Nonostante il dimostrato recupero e la ripresa delle attività pubbliche, culminate con l’apparizione durante la Pasqua, le condizioni del Pontefice sono precipitate improvvisamente.
La scomparsa di Bergoglio chiude definitivamente un capitolo straordinario iniziato con le storiche dimissioni di Benedetto XVI nel febbraio 2013 e proseguito con una coabitazione tra due pontefici che ha rappresentato una novità assoluta nella bimillenaria storia della Chiesa. È proprio in questo contesto che si inseriscono le rivelazioni di monsignor Georg Gänswein, segretario particolare di Ratzinger dal 2003 fino alla morte del papa emerito, avvenuta il 31 dicembre 2022. Le sue dichiarazioni, raccolte nel libro “Nient’altro che la Verità” pubblicato nel gennaio 2023, hanno messo in luce le tensioni esistenti tra i due pontificati e le loro “scuderie”.
Il rapporto personale tra Ratzinger e Bergoglio è stato definito “sostanzialmente buono” ma, come ha sottolineato lo stesso Gänswein, non sono mancate “forzature, screzi e risentimenti tra le due scuderie”. Papa Francesco ha cercato di mantenere pubblicamente un atteggiamento di rispetto e vicinanza verso il suo predecessore, arrivando a paragonare la presenza di Ratzinger in Vaticano ad “avere il nonno saggio in casa”. Tuttavia, dietro questa facciata di cordialità istituzionale, si celavano divergenze significative su temi teologici e pastorali.
Uno dei momenti di maggiore attrito tra i due pontificati, secondo quanto rivelato da padre Georg, sarebbe stato legato alla decisione di Papa Francesco di limitare la celebrazione della messa secondo il rito tridentino. “Quella stretta lo ha colpito molto duramente. Penso che abbia spezzato il cuore di Papa Benedetto”, ha affermato Gänswein nell’intervista al quotidiano tedesco Die Tagespost. “Togliere questo tesoro alla gente, perché?”, si sarebbe domandato l’ex pontefice tedesco, vedendo in quella decisione un tradimento della tradizione liturgica cattolica.
Altro tema di divergenza sarebbe stato l’approccio alla cosiddetta “filosofia gender”. Secondo quanto riportato nel libro di Gänswein, Benedetto XVI aveva scritto a Francesco manifestando la sua preoccupazione: “La filosofia gender insegna che è la singola persona che si fa uomo o donna. Non interessa il bene della persona omosessuale ma di una voluta manipolazione dell’essere”. Ratzinger avrebbe suggerito una “resistenza forte e pubblica” contro quella che considerava una minaccia per la dottrina cattolica, ma “richieste specifiche di osservazioni non sono più arrivate”, lasciando intendere che Bergoglio avesse scelto di non seguire i consigli del suo predecessore.
La situazione si sarebbe ulteriormente complicata nel 2020, quando Papa Francesco decise di “congedare” Gänswein dal suo incarico di Prefetto della Casa Pontificia, pur mantenendone formalmente il titolo. “Lei rimane prefetto ma da domani non torna al lavoro”, avrebbe detto Bergoglio, lasciando “scioccato e senza parole” il segretario di Ratzinger. Lo stesso Benedetto XVI avrebbe commentato ironicamente: “Penso che Papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode…”. Questa decisione è stata interpretata come l’epilogo di un “sordo conflitto tra i tradizionalisti cattolici che cercavano di strattonare il papa emerito perché criticasse di più Francesco, e la cerchia della ‘corte parallela’ di Casa Santa Marta”.
Nonostante queste tensioni, entrambi i pontefici avrebbero mantenuto un atteggiamento di rispetto reciproco. Come ha sottolineato lo stesso Francesco in un libro-intervista pubblicato nell’aprile 2024, intitolato “Il Successore. I miei ricordi di Benedetto XVI”: “Benedetto e io abbiamo avuto un rapporto molto profondo, e voglio che lo si sappia, voglio che lo si faccia conoscere senza intermediari”. Il pontefice argentino ha affermato che il loro rapporto è stato “molto più fluido” di quanto riportato dalla stampa, ricordando le conversazioni private: “A volte toccavo io un argomento, altre volte era lui. ‘Sono preoccupato per quello che sta succedendo’, dicevamo a volte”.
Anche Gänswein, nonostante le rivelazioni sulle tensioni, ha sempre sottolineato che Benedetto XVI ha considerato Francesco come suo legittimo successore. Nel libro “Nient’altro che la Verità”, l’arcivescovo tedesco chiarisce questo punto fondamentale, smentendo le voci di uno scisma o di una delegittimazione. Lo stesso Gänswein, in un’intervista del 2017, aveva respinto i tentativi di strumentalizzare le parole di Ratzinger in chiave anti-Francesco: “Stupidaggini, il Papa emerito è stato volutamente strumentalizzato”.
Un aspetto importante emerso dalle dichiarazioni di Gänswein riguarda anche le vere ragioni delle dimissioni di Benedetto XVI. Secondo il suo segretario, Ratzinger rinunciò al papato non per pressioni esterne ma perché “non aveva più le forze fisiche e psichiche per esercitare quella responsabilità”. “Non c’entrano le lobby gay, lo Ior, la pedofilia, Vatileaks”, ha precisato padre Georg, “non è fuggito, non ha detto ‘ne ho le tasche piene’, ma ha rinunciato per amore di Dio e della Chiesa”. Un aspetto, questo, che contrasta con molte teorie cospirative circolate negli anni sulla storica rinuncia.
La morte di Papa Francesco segna ufficialmente la fine dell’epoca dei “due papi”, un precedente storico che ha mostrato sia la capacità di adattamento dell’istituzione papale sia le inevitabili tensioni generate da una situazione senza precedenti. Come era stato notato già alla morte di Benedetto XVI, “la bontà del rapporto personale tra i due può essere posta tra i segni di vitalità dell’istituzione papale, che nonostante i duemila anni mostra un’invidiabile capacità di aggiornamento al mutare dei tempi”. L’elezione di papi non italiani, i viaggi papali nel mondo e la convivenza non conflittuale di un papa emerito e un papa in carica rappresentano innovazioni significative nella storia della Chiesa, che ora si prepara ad affrontare una nuova fase con l’elezione del successore di Francesco.