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Scherzi a Parte verso il ritorno su Canale 5, al timone un volto nuovo della rete

Mediaset valuta il ritorno di Scherzi a Parte nel 2026 con alla conduzione un volto nuovo di Mediaset, puntando sul rilancio del format storico dopo tre anni di stop e il flop dell’ultima edizione con Enrico Papi.

Mediaset valuta il ritorno di uno dei suoi programmi storici più iconici, il progetto, attualmente in fase di studio per la stagione 2025-26, rappresenterebbe un tentativo di rilanciare Scherzi a Parte dopo tre anni di assenza dalle scene televisive, segnando un cambio di rotta dopo i risultati deludenti dell’ultima edizione.

Il format ideato da Fatma Ruffini e Salvatore De Pasquale, in arte Depsa, ha rappresentato per tre decenni una colonna portante dell’intrattenimento Mediaset, debuttando il 9 febbraio 1992 su Italia 1 con la conduzione di Teo Teocoli e Gene Gnocchi. Sin dalla prima edizione, il programma è diventato un fenomeno culturale, introducendo nel linguaggio comune l’espressione “Sei su Scherzi a Parte!” e inaugurando un nuovo genere televisivo in cui i personaggi famosi diventavano protagonisti involontari di elaborate burle.

La storia di Scherzi a Parte è caratterizzata da una crescita costante negli anni Novanta, quando il programma raggiungeva regolarmente ascolti straordinari. Nel 2009, ad esempio, il programma condotto da Teo Mammucari, Bélen Rodríguez e Claudio Amendola conquistava 6.660.000 telespettatori con il 26,98% di share, dimostrando la sua capacità di attrarre un pubblico vastissimo. Anche nelle edizioni successive, il programma mantenne risultati eccellenti, con l’edizione del 2015 che chiuse con una media di 6.156.000 telespettatori e il 25,76% di share.

Tuttavia, il format ha iniziato a mostrare segni di cedimento a partire dal 2018, quando gli ascolti sono crollati a 3.211.000 spettatori con il 16,71% di share. La situazione è precipitata ulteriormente con l’ultima edizione del 2022, affidata a Enrico Papi, che ha registrato una media di soli 1.867.000 telespettatori con il 12,65% di share. Questi dati hanno convinto Mediaset a sospendere temporaneamente il programma, riponendolo in quello che gli addetti ai lavori definiscono “naftalina”.

L’arrivo di Max Giusti nell’organico Mediaset, annunciato ufficialmente il 6 giugno 2025 con un contratto di esclusiva, ha riacceso l’interesse per un possibile rilancio del format. L’azienda di Cologno Monzese ha sottolineato come Giusti “porti con sé un’esperienza ventennale nel mondo della televisione e dello spettacolo che lo ha visto protagonista in tv, teatro, cinema e radio. Conduttore, attore, comico e imitatore, nella sua carriera ha dimostrato versatilità, ironia e una naturale capacità di rinnovarsi”. Questa versatilità artistica, unita al talento nelle imitazioni, richiama lo stile di Teo Teocoli, che ha guidato il programma nelle sue edizioni di maggior successo.

La scelta di puntare su Max Giusti non è casuale, ma rappresenta una strategia precisa di Mediaset per rilanciare uno dei suoi format più longevi. Il conduttore romano, classe 1968, ha dimostrato nel corso degli anni una particolare predisposizione per l’intrattenimento familiare e la comicità, elementi fondamentali per il successo di Scherzi a Parte. La sua esperienza pregressa in Mediaset, dove ha già lavorato in produzioni come “Distretto di polizia” e “Mai dire Talk”, rappresenta un ulteriore elemento di continuità con la tradizione del programma.

Secondo le indiscrezioni circolate nei corridoi di Mediaset, riportate da Massimo Falcioni su FanPage, la decisione di riportare in vita Scherzi a Parte rientra nella più ampia strategia di Pier Silvio Berlusconi di valorizzare i format storici dell’azienda. Dopo i successi ottenuti con il ritorno de “La Ruota della Fortuna” e “Sarabanda”, l’amministratore delegato di Mediaset sembrerebbe intenzionato a scommettere nuovamente sui programmi che hanno fatto la storia dell’intrattenimento televisivo italiano.

Il progetto di rilancio di Scherzi a Parte si inserisce in un contesto più ampio di rinnovamento dei palinsesti Mediaset. Oltre al possibile ritorno dello storico programma di candid camera, per Max Giusti si profilano anche altri impegni televisivi, tra cui la conduzione di un game show nel preserale, che potrebbe sostituire “Caduta Libera” nella programmazione di Canale 5. Questa strategia di diversificazione dimostra la fiducia riposta dall’azienda nelle capacità del conduttore romano.

Le difficoltà dell’ultima edizione di Scherzi a Parte, condotta da Enrico Papi, non sono state solo di natura numerica. Gli ascolti della stagione 2022 hanno mostrato un declino costante, con la prima puntata del 18 settembre che ha registrato 2.048.000 telespettatori e il 17,1% di share, per poi scendere progressivamente fino all’ultima puntata del 16 ottobre, che ha toccato il minimo storico di 1.820.000 telespettatori con l’11,3% di share.

Queste performance hanno evidenziato la necessità di un rinnovamento profondo del format, che negli anni aveva perso parte del suo appeal presso il pubblico tradizionale. La proliferazione di contenuti simili sui social media e la concorrenza interna con programmi come “Le Iene”, che propongono scherzi elaborati nel loro format, hanno contribuito a rendere meno originale la proposta di Scherzi a Parte. L’effetto “già visto” e la difficoltà di sorprendere un pubblico sempre più esigente hanno rappresentato ostacoli significativi per il programma.

La storia di Scherzi a Parte è indissolubilmente legata al nome di Fatma Ruffini, l’ideatrice del programma e figura chiave dell’intrattenimento Mediaset per oltre trent’anni. La “signora di Mediaset”, come è stata soprannominata, ha creato un format che ha saputo adattarsi ai cambiamenti del panorama televisivo italiano, superando diverse fasi storiche e mantenendo la sua rilevanza culturale. La sua capacità di intercettare i gusti del pubblico e di creare programmi di grande successo popolare ha reso Scherzi a Parte un punto di riferimento nel panorama dell’intrattenimento televisivo.

Il programma ha attraversato diverse fasi evolutive, con cambi di conduttori e format che ne hanno caratterizzato la longevità. Da Teo Teocoli, che detiene il record di edizioni condotte, a Paolo Bonolis, passando per Luca e Paolo, ogni conduttore ha portato il proprio stile e la propria interpretazione del format. Questa capacità di reinventarsi mantenendo l’essenza originale ha rappresentato uno dei punti di forza del programma nel corso dei decenni.

La produzione di Scherzi a Parte ha sempre dovuto confrontarsi con questioni legali e etiche legate alla natura stessa del programma. Gli scherzi realizzati richiedono infatti la firma di liberatorie da parte delle vittime, e non tutti i contenuti prodotti vengono poi trasmessi. Alcuni personaggi famosi, come Giancarlo Giannini e Adriano Celentano, hanno rifiutato di firmare le liberatorie, impedendo la messa in onda dei loro scherzi. Questi episodi testimoniano la complessità produttiva del format e la necessità di bilanciare l’intrattenimento con il rispetto della dignità delle persone coinvolte.

La decisione di affidare il rilancio di Scherzi a Parte a Max Giusti rappresenta una scommessa importante per Mediaset, che punta sulla capacità del conduttore di riportare il programma ai fasti del passato. L’esperienza di Giusti nel mondo della comicità e delle imitazioni, unita alla sua versatilità artistica, potrebbe rappresentare la chiave per rinnovare un format che ha bisogno di ritrovare la sua identità originale. Se il progetto dovesse concretizzarsi, la messa in onda avverrebbe nel 2026, dando tempo agli autori di ripensare completamente la struttura del programma e di adattarlo alle esigenze del pubblico contemporaneo.

Il ritorno di Scherzi a Parte rappresenterebbe anche un importante test per verificare se i format storici della televisione italiana possano ancora competere con le nuove forme di intrattenimento digitale. La sfida sarà quella di mantenere l’essenza del programma originale, che ha fatto ridere intere generazioni di telespettatori, adattandola ai linguaggi e alle sensibilità del pubblico odierno. Il successo di questa operazione potrebbe influenzare le future strategie di programmazione di Mediaset e dell’intero settore televisivo italiano.

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