Nel cuore dell’Oceano Antartico, sopra la regione sottomarina di Maud Rise nel Mare di Weddell, si è manifestato nuovamente uno dei fenomeni glaciologici più enigmatici e significativi del continente ghiacciato: una polinia di dimensioni colossali che ha raggiunto un’estensione paragonabile alla superficie della Svizzera.
Questo straordinario evento naturale, che ha catturato l’attenzione della comunità scientifica internazionale, rappresenta la ricomparsa di un fenomeno osservato per la prima volta negli anni Settanta e tornato sotto i riflettori nel 2016 e 2017. La polinia – termine tecnico che indica un’area di mare aperto circondata da ghiaccio marino – ha raggiunto nel 2025 un’estensione di circa 400.000 chilometri quadrati, equivalente a quasi dieci volte la superficie della Svizzera.
Il meccanismo alla base di questo fenomeno straordinario si innesca quando correnti oceaniche profonde spingono acqua più calda e salata verso la superficie, sciogliendo lo strato di ghiaccio marino che normalmente ricopre queste acque durante i rigidi inverni antartici. La particolare conformazione del fondale marino nella regione di Maud Rise, caratterizzata da una montagna sottomarina alta 4.600 metri, crea condizioni uniche che favoriscono la formazione di questi vortici oceanici.
Secondo le ricerche pubblicate sulla rivista Science Advances, il trasporto di Ekman rappresenta il meccanismo chiave che mantiene aperta la polinia per settimane consecutive. Questo processo fisico, determinato dall’interazione tra venti, rotazione terrestre e correnti superficiali, spinge l’acqua verso l’esterno creando un vuoto che viene colmato da masse d’acqua più calde provenienti dagli strati profondi dell’oceano.

La storia della polinia di Maud Rise affonda le radici negli anni Settanta, quando fu osservata per la prima volta dai satelliti tra il 1974 e il 1976, raggiungendo allora dimensioni ancora maggiori, fino a 309.000 chilometri quadrati. Successivamente il fenomeno è rimasto latente per decenni, ricomparendo sporadicamente fino agli eventi del 2016 e 2017, quando ha raggiunto rispettivamente estensioni di 33.000 e 80.000 chilometri quadrati.
La recente intensificazione del Giro di Weddell, il sistema di correnti circolari che caratterizza il Mare di Weddell, ha contribuito significativamente alla formazione della polinia attuale. Questa corrente oceanica, particolarmente forte tra il 2015 e il 2018, ha portato in superficie strati profondi di acqua salata e calda, alimentando il processo di scioglimento del ghiaccio marino dall’interno.
Il ruolo delle tempeste extratropicali si è rivelato determinante per la persistenza del fenomeno. Le ricerche hanno dimostrato che l’aumento delle temperature globali ha reso questi eventi meteorologici più frequenti e intensi, fornendo l’energia necessaria per mantenere aperta la polinia attraverso il movimento fisico del ghiaccio e l’apporto di calore atmosferico.
Le implicazioni climatiche di questo fenomeno si estendono ben oltre i confini dell’Antartide. La polinia di Maud Rise rilascia nell’atmosfera quantità enormi di anidride carbonica – gli scienziati stimano fino a 150 milioni di tonnellate all’anno – equivalenti alle emissioni di una megalopoli come Tokyo. Questo processo avviene quando l’acqua marina profonda, ricca di CO₂ accumulata per secoli, viene esposta all’aria fredda e secca.
Il fenomeno influisce inoltre sulla circolazione oceanica globale, in particolare sul cosiddetto “nastro trasportatore globale” che regola la distribuzione di calore e carbonio sul pianeta. La profonda convezione causata dalla polinia permette al calore di fuoriuscire dall’oceano e la risalita dell’acqua può accelerare il rilascio di gas serra nell’atmosfera.
L’analisi dei dati satellitari ha rivelato che la salinità delle acque superficiali dell’Oceano Antartico sta aumentando rapidamente, mentre il ghiaccio marino si ritira a un ritmo senza precedenti. Dal 2015, il continente ghiacciato ha perso una quantità di ghiaccio marino equivalente a quella registrata in Groenlandia, senza mostrare segni di recupero.
Questo processo genera un potente ciclo di retroazione: l’aumento della salinità porta a un incremento del calore superficiale, che a sua volta scioglie più ghiaccio, permettendo di assorbire ulteriormente il calore solare. Il ghiaccio marino funge da enorme specchio, riflettendo la luce solare nello spazio, e la sua perdita significa che una maggiore quantità di energia rimane intrappolata nel sistema terrestre.
La ricomparsa della polinia di Maud Rise solleva interrogativi fondamentali sulla stabilità del sistema climatico antartico. I modelli climatici attuali non avevano previsto la rapidità e l’intensità di questi cambiamenti, suggerendo che l’Antartide potrebbe essere più vulnerabile al riscaldamento globale di quanto precedentemente stimato.
Gli ecosistemi marini antartici, evolutisi in condizioni di estrema stabilità per milioni di anni, si trovano ora ad affrontare trasformazioni per le quali potrebbero non essere preparati. La perdita di ghiaccio marino riduce gli habitat per pinguini, foche e altre specie che dipendono da queste estensioni ghiacciate per la sopravvivenza.
La ricerca scientifica in corso, coordinata da istituzioni come il Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano e l’Università di Southampton, sta utilizzando tecnologie avanzate per monitorare questi cambiamenti. Foche elefante equipaggiate con sofisticati strumenti scientifici stanno raccogliendo dati preziosi sulle condizioni oceaniche, mentre i satelliti forniscono osservazioni continue della superficie ghiacciata.
Il fenomeno della polinia di Maud Rise rappresenta un indicatore eloquente di come i cambiamenti climatici in corso stiano alterando gli equilibri del sistema Terra. Le trasformazioni in atto nell’estremo sud del pianeta si propagano globalmente, rimodellando i sistemi meteorologici, le correnti oceaniche e la vita marina, con conseguenze che si estendono dalle regioni polari alle città costiere di tutto il mondo.
La comunità scientifica internazionale continua a monitorare con crescente preoccupazione l’evoluzione di questo fenomeno, consapevole che la comprensione dei meccanismi che regolano la formazione delle polinie è fondamentale per prevedere gli scenari climatici futuri e sviluppare strategie di adattamento efficaci per affrontare le conseguenze del riscaldamento globale.