La morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile 2025 all’età di 88 anni, ha aperto ufficialmente la sede vacante e avviato i preparativi per il conclave che eleggerà il 267° successore di Pietro. Il cardinale decano Giovanni Battista Re ha convocato i porporati di tutto il mondo in Vaticano, dove si svolgeranno le Congregazioni generali preliminari al conclave vero e proprio. La costituzione apostolica Universi Dominici gregis, che disciplina l’elezione del Romano Pontefice, stabilisce che soltanto i cardinali che non abbiano compiuto 80 anni alla data della sede vacante possano partecipare all’elezione. Questo significa che dei 252 cardinali viventi, saranno 135 quelli aventi diritto di voto nel conclave del 2025, sebbene due di essi abbiano già annunciato la loro assenza.
Il collegio elettorale che si riunirà nella Cappella Sistina rappresenta il più numeroso della storia moderna della Chiesa, superando ampiamente la soglia di 120 fissata originariamente da Paolo VI e confermata da Giovanni Paolo II. Per l’elezione del nuovo Pontefice sarà necessaria una maggioranza qualificata di due terzi, pari a 90 voti. La composizione del collegio cardinalizio riflette chiaramente l’impronta lasciata da Papa Francesco nei suoi dodici anni di pontificato: ben 108 cardinali sono stati creati da Bergoglio, mentre solo 22 provengono dal pontificato di Benedetto XVI e appena 5 sono stati nominati da Giovanni Paolo II. Questa preponderanza di porporati bergogliani potrebbe suggerire una continuità con la visione pastorale e riformatrice dell’ultimo pontificato.
La distribuzione geografica dei cardinali elettori evidenzia la progressiva internazionalizzazione della Chiesa voluta soprattutto da Francesco, con una significativa riduzione del peso dell’Europa e in particolare dell’Italia all’interno del collegio. Gli europei sono 53, di cui 19 italiani, mentre 23 provengono dall’Asia, 18 dall’Africa, 21 dall’America Latina, 16 dal Nord America e 4 dall’Oceania. Questa rappresentanza globale costituisce uno specchio più fedele della distribuzione mondiale dei cattolici rispetto ai conclavi precedenti, sebbene permangano alcune discrepanze: l’Europa, con circa il 20% dei cattolici nel mondo, esprime quasi il 40% dei cardinali elettori, mentre l’America Latina, che ospita oltre il 27% dei fedeli, conta solo il 12,6% dei porporati con diritto di voto.
Significativa anche la presenza di 5 cardinali appartenenti alle Chiese cattoliche orientali: Louis Raphaël I Sako (Chiesa caldea), Baselios Cleemis (Chiesa siro-malankarese), Berhaneyesus Demerew Souraphiel (Chiesa etiope), Mykola Bychok (Chiesa greco-ucraina) e George Koovakad (Chiesa siro-malabarese). Questa rappresentanza delle diverse tradizioni rituali cattoliche testimonia l’attenzione di Francesco verso le Chiese orientali, spesso minoranze in contesti difficili o addirittura perseguitate. Un altro aspetto rilevante riguarda la presenza di 34 cardinali elettori provenienti da istituti di vita consacrata e società di vita apostolica, che rappresentano 28 diverse famiglie religiose, con una particolare presenza di salesiani (5), francescani (8 tra le varie famiglie), gesuiti (4) e domenicani (3).
La forbice anagrafica tra i cardinali elettori è particolarmente ampia: il più giovane è l’ucraino Mykola Bychok, nato il 13 febbraio 1980 e quindi appena 45enne, mentre il più anziano è lo spagnolo Carlos Osoro Sierra, classe 1945, che compirà 80 anni il prossimo 16 maggio, appena poche settimane dopo l’apertura della sede vacante. È interessante notare che due cardinali elettori hanno già annunciato che non parteciperanno al conclave: si tratta dello spagnolo Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo emerito di Valencia, e del bosniaco Vinko Puljić, arcivescovo emerito di Sarajevo, entrambi impossibilitati per motivi di salute. La loro assenza riduce a 133 il numero effettivo di porporati che prenderanno parte all’elezione.
La maggior parte dei cardinali elettori proviene dal servizio pastorale nelle diocesi: sono 79 quelli attualmente impegnati sul territorio, mentre 29 lavorano al servizio della Santa Sede (principalmente nella Curia Romana) e 28 sono emeriti. Questa distribuzione riflette la preferenza di Francesco per pastori con esperienza diretta sul campo piuttosto che per funzionari di curia. Un dato significativo riguarda la rappresentanza per nazioni: dopo l’Italia, che con 19 cardinali elettori rimane il paese più rappresentato nonostante la significativa riduzione rispetto ai 28 del conclave del 2013, seguono gli Stati Uniti con 10 porporati e il Brasile con 8, riflettendo il peso demografico cattolico di queste nazioni.
Un’analisi più dettagliata della rappresentanza italiana rivela una distribuzione geografica abbastanza articolata: 4 cardinali provengono dal Veneto, 3 dalla Puglia, 2 ciascuno dalla Lombardia, Sicilia, Lazio e Piemonte, mentre Emilia-Romagna, Calabria, Marche e Umbria sono rappresentate da un solo porporato ciascuna. Tra i cardinali italiani con diritto di voto figurano personalità di primo piano come il Segretario di Stato Pietro Parolin, considerato tra i potenziali papabili, il presidente della CEI Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, e il prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo, Luis Antonio Tagle, filippino di origine ma ormai figura centrale della Curia Romana.
Di particolare rilievo nel prossimo conclave sarà il ruolo di alcuni cardinali con incarichi specifici durante la sede vacante: il camerlengo Kevin Farrell, americano di origine irlandese, responsabile dell’amministrazione della Santa Sede fino all’elezione del nuovo papa; il cardinale protodiacono Dominique Mamberti, francese, che avrà il compito di annunciare l’elezione del nuovo pontefice con il tradizionale annuncio Habemus Papam dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro; il decano Giovanni Battista Re che, pur non essendo elettore per ragioni di età, presiederà le congregazioni generali nel periodo della sede vacante.
Tra i cardinali elettori di maggior peso figurano anche il filippino Luis Antonio Tagle, ex arcivescovo di Manila e attuale prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione; il canadese Marc Ouellet, già prefetto del Dicastero per i Vescovi; l’ungherese Péter Erdő, arcivescovo di Budapest-Esztergom; l’italiano Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana; il lussemburghese Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo sulla sinodalità; lo spagnolo Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona; l’americano Robert McElroy, vescovo di San Diego; il sudafricano Wilfrid Fox Napier; il brasiliano Odilo Scherer, arcivescovo di San Paolo; e il portoricano Robert Sarah, già prefetto del Dicastero per il Culto Divino.
Il conclave del 2025 si presenta dunque come un’assemblea particolarmente rappresentativa della cattolicità globale, con una forte impronta bergogliana, ma anche con significative presenze provenienti dalle periferie del mondo cattolico. La decisione di Francesco di espandere notevolmente il collegio cardinalizio, superando il limite tradizionale di 120 elettori, e di diversificarne la composizione geografica ed ecclesiale, potrebbe avere un impatto significativo sulla scelta del suo successore. Rimane difficile prevedere se prevarrà una linea di continuità con il pontificato di Bergoglio o se emergeranno orientamenti diversi, ma certamente il profilo dei cardinali elettori, in maggioranza pastori con esperienza sul campo piuttosto che curiali, suggerisce che le priorità pastorali e missionarie continueranno ad avere un peso significativo nella scelta del nuovo pontefice.