L’assemblea dei giornalisti di La7 ha confermato ufficialmente un pacchetto di tre giorni di sciopero, approvato quasi all’unanimità con un solo astenuto e nessun voto contrario, secondo quanto emerge dal comunicato diffuso nella giornata di lunedì 12 maggio 2025. La decisione rappresenta una dura presa di posizione nei confronti dell’editore Urbano Cairo e della direzione del telegiornale, in un momento particolarmente delicato per l’emittente televisiva che, paradossalmente, sta registrando risultati eccellenti sia in termini di ascolti che di bilancio.
La mobilitazione nasce da una serie di criticità che, secondo i rappresentanti sindacali, persistono da tempo all’interno dell’azienda nonostante i brillanti risultati ottenuti dalla rete. In particolare, l’assemblea denuncia una situazione divenuta “insostenibile” per quanto riguarda le condizioni lavorative ed economiche del personale giornalistico, con stipendi ridotti per neoassunti e precari, organici della redazione del telegiornale insufficienti dopo numerosi pensionamenti, e carriere e retribuzioni bloccate da anni e significativamente inferiori rispetto agli standard praticati dalle altre televisioni nazionali.
La protesta assume contorni ancora più rilevanti considerando che La7 attraversa un periodo particolarmente florido: i dati di ascolto del 2024 hanno registrato una crescita complessiva del 13%, posizionando l’emittente al quarto posto assoluto nella fascia prime time, con risultati ancora migliori in specifici mesi dell’anno quando ha raggiunto addirittura il terzo posto nel panorama televisivo italiano. Il TgLa7 delle 20 diretto da Enrico Mentana ha visto un incremento del 16%, raggiungendo il 7,1% di share, mentre l’edizione delle 13:30 ha realizzato il 4,9% con un aumento del 22% rispetto all’anno precedente.
I risultati positivi sono proseguiti anche nei primi mesi del 2025, con un gennaio da record che ha fatto registrare la migliore performance di sempre per la rete del gruppo Cairo Communication. Nella fascia prime time (20:30-22:30), La7 ha ottenuto il 5,8% di share, con un incremento dell’11%, attirando 1,2 milioni di spettatori (+9%) e consolidando il quarto posto nel ranking nazionale, davanti a Rai 3, Rete 4 e Rai 2. Considerando la fascia oraria estesa dalle 20:00 alle 22:30, la rete ha addirittura raggiunto la terza posizione con il 6,1% di share.
Anche i dati finanziari del gruppo Cairo Communication, presentati lo scorso 25 marzo in occasione dell’approvazione del bilancio 2024 e successivamente confermati dall’Assemblea degli Azionisti l’8 maggio, testimoniano un andamento positivo per il settore televisivo, con margini (Ebitda, Ebit e risultato netto) in crescita rispetto all’esercizio precedente. Particolarmente rilevante il posizionamento acquisito da La7 nei target più pregiati del mercato pubblicitario: la rete si colloca infatti al secondo posto tra il pubblico dei laureati, con una quota del 12,6% e un incremento del 13%, e al terzo posto nel segmento degli spettatori altospendenti, con l’8,5% di share.
In questo contesto, l’assemblea dei giornalisti ha voluto sottolineare il contrasto stridente tra i risultati eccellenti dell’emittente e una situazione interna che non riconoscerebbe adeguatamente il contributo delle redazioni al successo complessivo della rete. Nel documento approvato si legge infatti che tutti i problemi denunciati permangono “nonostante gli ottimi dati di bilancio e gli straordinari risultati di ascolto, spinti proprio dai Tg e dai programmi di informazione e dalla crescita su tutte le piattaforme, che trainano l’intero gruppo editoriale”.
Le richieste avanzate dai giornalisti all’azienda e alla direzione sono molteplici e toccano vari aspetti della vita professionale: innanzitutto, il “riconoscimento concreto dell’impegno della redazione attraverso i corretti strumenti del Contratto Nazionale di Lavoro Giornalistico e degli accordi integrativi aziendali”; in secondo luogo, “l’adeguamento degli organici e degli stipendi dei neoassunti”; inoltre, “un piano per la stabilizzazione dei colleghi precari”; infine, “progetti editoriali chiari e regole per favorirne lo sviluppo”.
Lo sciopero annunciato potrebbe avere ripercussioni significative sulla programmazione dell’emittente, in particolare sui programmi di informazione che rappresentano il cuore dell’offerta editoriale di La7. Durante i giorni di protesta potrebbero non andare in onda trasmissioni di punta come il TgLa7 di Mentana, i talk show politici mattutini come “Omnibus”, “CoffeeBreak” e “L’Aria che Tira”, il pomeridiano “Tagadà” condotto da Tiziana Panella, e i programmi serali tra cui l’access prime time “Otto e mezzo” di Lilli Gruber, che nell’ultimo anno ha registrato un 8% di share con un incremento dell’8%.
Questa non è la prima volta che i giornalisti di La7 ricorrono allo strumento dello sciopero per far valere le proprie rivendicazioni. Già nel febbraio 2023 si era verificata una simile mobilitazione, in quel caso con cinque giorni di protesta, per questioni analoghe legate a contenziosi, organico, applicazione del Contratto Nazionale e adeguamento delle retribuzioni. La ripresa della vertenza a distanza di due anni suggerisce che molte delle problematiche sollevate in passato non hanno ancora trovato piena risposta da parte dell’editore.
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha rilanciato sul proprio sito le rivendicazioni dei giornalisti di La7, segnalando che la vertenza è seguita anche dall’Associazione Stampa Romana. Non sono ancora state comunicate le date esatte in cui verrà effettuato lo sciopero, ma è probabile che il Comitato di redazione le concordi nei prossimi giorni con le organizzazioni sindacali, cercando di massimizzare l’impatto della protesta.
La decisione dell’assemblea dei giornalisti di La7 riaccende il dibattito sulle condizioni lavorative nel settore dell’informazione televisiva e sulle politiche di gestione del personale anche in realtà editoriali che presentano bilanci in attivo e audience in crescita. L’evoluzione della vertenza potrebbe rappresentare un banco di prova significativo per valutare la capacità del sistema di trovare un equilibrio tra sostenibilità economica e valorizzazione delle professionalità giornalistiche.