Un fronte perturbato di origine atlantica si appresta a investire le regioni settentrionali d’Italia nella giornata di mercoledì 4 giugno, determinando condizioni meteorologiche avverse caratterizzate da precipitazioni intense e fenomeni temporaleschi di particolare violenza. Il Dipartimento della Protezione Civile ha diramato allerta gialla per rischio temporali, idraulico e idrogeologico su specifici settori di Piemonte, Lombardia, Veneto e l’intera Provincia Autonoma di Bolzano, dove è previsto il transito di una perturbazione che determinerà una fase di marcato maltempo sui settori centro-settentrionali.
La situazione meteorologica attuale evidenzia come l’avanzata dell’anticiclone dall’Atlantico verso la Penisola Iberica stia determinando lo spostamento verso est della propaggine meridionale della saccatura estesa dalla Scandinavia al Mediterraneo centrale. Una lieve flessione del campo di alta pressione attualmente presente sull’Italia favorirà l’instaurarsi di condizioni instabili sulle regioni settentrionali, con il Nord-Ovest che risulterà particolarmente esposto alla formazione di temporali anche di forte intensità. L’Aeronautica Militare ha emesso un avviso specifico che prevede precipitazioni intense e abbondanti, a prevalente carattere temporalesco, sul Piemonte centro-settentrionale, accompagnate da frequente attività elettrica, forti raffiche di vento e locali grandinate.

I primi fenomeni prenderanno vita lungo l’arco alpino e prealpino, dove la presenza di aria più fresca e instabile in quota, in contrasto con il riscaldamento diurno nei bassi strati, favorirà lo sviluppo di celle temporalesche. Le zone più esposte saranno Alpi, Prealpi e le alte pianure di Piemonte e Lombardia, dove si prevedono piogge intense, temporali localmente forti, grandinate e raffiche di vento. Particolare attenzione va riservata al comprensorio del Verbano, del Varesotto e del Comasco, dove tra il pomeriggio e la serata di mercoledì 4 giugno non si escludono violenti nubifragi, con possibili cumulate significative che potrebbero raggiungere i 200 millimetri in poche ore.
L’alluvione lampo rappresenta uno dei fenomeni meteorologici più pericolosi e imprevedibili, distinguendosi dalle inondazioni tradizionali per la sua rapidità di sviluppo e l’intensità degli effetti. Un’alluvione lampo è una rapida inondazione di aree basse che può essere causata da forti piogge associate a forti temporali, caratterizzandosi per un intervallo temporale inferiore a sei ore tra le precipitazioni e l’inizio dell’inondazione. Questo tipo di evento si verifica tipicamente a seguito di intensi temporali associati a nubifragi in lento movimento o stazionari su piccoli bacini idrici, fiumi, torrenti e perfino ruscelli che prima dell’evento possono essere anche completamente secchi.
La pericolosità delle alluvioni lampo deriva dalla loro natura improvvisa e dalla difficoltà di previsione nel dettaglio, elementi che rendono complessa l’attivazione tempestiva dei sistemi di allerta per la popolazione. Negli Stati Uniti le inondazioni improvvise causano più vittime in media rispetto a fulmini, tornado o uragani, evidenziando la gravità del fenomeno. L’intensità della pioggia può essere davvero elevata, con accumuli in un’ora che normalmente si registrerebbero nell’arco di intere settimane o mesi, mentre la durata dell’evento rimane spesso limitata a qualche ora al massimo, configurandosi come uno degli eventi meteorologici più estremi sia per la violenza dei fenomeni associati sia per l’impossibilità di concedere tempo sufficiente per allertare adeguatamente la popolazione interessata.
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Le alluvioni lampo si verificano più frequentemente in aree che hanno recentemente ricevuto precipitazioni intense, quando le piogge non vengono più assorbite dal terreno della zona interessata, spesso perché le precipitazioni precedenti hanno azzerato la capacità del suolo di trattenere l’acqua. Al fenomeno contribuisce significativamente l’azione antropica, che ricoprendo di cemento e asfalto ampie porzioni di suolo ne determina l’impermeabilizzazione, costringendo l’acqua piovana a concentrarsi in punti specifici e provocandone un innalzamento più rapido nei punti più bassi del territorio. Le condizioni di particolare vulnerabilità si registrano dopo lunghi periodi caldi e asciutti, come quello registrato nell’estate precedente, quando il terreno indurito non riesce ad assorbire efficacemente le precipitazioni intense.
La configurazione meteorologica prevista per le prossime ore presenta condizioni favorevoli allo sviluppo di supercelle temporalesche, sistemi perturbati particolarmente violenti e pericolosi. Una supercella è un temporale caratterizzato dalla presenza di un mesociclone, ossia di una bassa pressione in rotazione attorno a un minimo barico, che la distingue nettamente dai temporali comuni per struttura interna e potenziale distruttivo. Nella classificazione dei temporali, le supercelle rappresentano i tipi meno frequenti ma anche i più pericolosi in termini di potenza sprigionata e potenziali danni, essendo in grado di generare tornado, grandinate di grandi dimensioni, raffiche di vento molto intense e piogge torrenziali.

La caratteristica principale che differenzia una supercella da un temporale comune è la presenza di un updraft rotante detto mesociclone, alimentato dal windshear, ossia la variazione di velocità e direzione del vento con la quota. Il windshear inclina l’asse del temporale, separando i flussi di aria calda ascendente da quelli freddi discendenti, consentendo alla supercella di autoalimentarsi come un motore in continuo funzionamento e mantenendo attiva la sua struttura per periodi molto più lunghi rispetto ai temporali comuni. Le supercelle possono durare anche diverse ore percorrendo distanze superiori ai 100 chilometri, rappresentando un sistema meteorologico estremamente efficiente e persistente.
Le supercelle temporalesche si distinguono per diversi elementi caratteristici che permettono il loro riconoscimento anche a osservatori non esperti. L’overshooting top rappresenta una protuberanza che si forma al di sopra del cumulonembo ed è dovuta a un moto ascendente particolarmente intenso, tanto da sfondare la tropopausa ed entrare nella stratosfera, indicando sempre temporali con fenomeni violenti. La shelf cloud, conosciuta anche come nube a mensola, costituisce una linea bassa di nubi orizzontale che precede l’area delle precipitazioni, mentre la wall cloud, detta anche nube a muro, rappresenta la nube caratteristica della supercella con un persistente abbassamento nuvoloso che fuoriesce dalla base del cumulonembo.
Le previsioni meteorologiche indicano che le aree maggiormente a rischio saranno l’alto Piemonte, le zone interne della Liguria e la Lombardia occidentale, con particolare attenzione alle province di Verbania-Cusio-Ossola, Varese, Como, Lecco e Valchiavenna. In queste zone sono attesi veri e propri nubifragi in grado di scaricare al suolo fino a 200 millimetri di pioggia in poco tempo, quantitativo equivalente a tutta la pioggia che solitamente cade nell’intero mese di giugno. Il pericolo di alluvioni lampo potrà concretizzarsi specialmente sulle aste fluviali e torrentizie minori, mentre sulle zone di collina e montagna potrebbero attivarsi pericolose frane.
Le autorità regionali di Protezione Civile hanno attivato i sistemi di monitoraggio e le procedure operative previste dai piani di emergenza territoriali, predisponendo le strutture di coordinamento per una pronta risposta operativa. La fase meteorologica critica è attesa dalla tarda mattinata del 4 giugno sui settori prealpini, con un’intensificazione dei fenomeni prevista per il pomeriggio sui restanti territori interessati dall’allerta. La situazione dovrebbe mantenersi critica fino alle ore serali, quando è prevista una graduale attenuazione delle precipitazioni, salvo possibili rovesci residui sulle zone nordoccidentali della regione lombarda e piemontese, rendendo necessario mantenere alta l’attenzione per tutta la durata dell’evento meteorologico.