Il Festival della Canzone Italiana potrebbe essere sul punto di vivere la trasformazione più radicale della sua storia ultrasetantennale. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, la Rai starebbe valutando concretamente l’ipotesi di spostare la kermesse musicale più importante d’Italia lontano da Sanremo, rompendo un legame che dura dal 1951.
La decisione della televisione pubblica nasce da una serie di tensioni crescenti con l’amministrazione comunale sanremese, che hanno raggiunto un punto di non ritorno. Il Comune di Sanremo ha alzato considerevolmente la posta in gioco attraverso un bando pubblicato nel 2025 che prevede richieste economiche giudicate eccessive dai vertici di Viale Mazzini.
Le pretese dell’amministrazione ligure comprendono un corrispettivo non inferiore a 6,5 milioni di euro annui, rappresentando un incremento significativo rispetto ai 5,3 milioni pagati dalla Rai nelle ultime due edizioni. Ma non è tutto: il Comune ha anche richiesto una percentuale non inferiore all’1% su tutti gli introiti pubblicitari, che nel 2025 hanno generato oltre 65 milioni e 258 mila euro di ricavi per Rai Pubblicità.
Parallelamente alle questioni economiche, emergono critiche sempre più aspre sulla struttura che ospita il Festival. Enzo Mazza, CEO della Federazione Industria Musicale Italiana, ha definito il Teatro Ariston «inadeguato per fare un evento come Sanremo», sottolineando come questa «bomboniera degli anni ’50» non sia più all’altezza di una manifestazione cresciuta esponenzialmente.
Le problematiche strutturali sono evidenti: il teatro dispone di soli 1.100 posti circa, mentre le richieste di biglietti superano le 15.000 unità. La situazione, anche a livello di sicurezza, è diventata preoccupante, soprattutto durante serate come quella delle cover del venerdì, quando il numero di artisti e ospiti raggiunge picchi critici.
La Rai ha già iniziato a consultare la mappa italiana per individuare le location più adatte al trasloco, previsto per l’edizione 2027. Tre aree geografiche sono emerse come favorite per ospitare il nuovo Festival.
La Costiera Amalfitana si presenta come candidata di punta, con Sorrento in pole position. La città campana vanta un legame simbolico con la musica italiana, essendo il luogo dove Lucio Dalla compose il celebre brano “Caruso”. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca si è immediatamente attivato, offrendo pieno supporto logistico ed economico per portare il Festival nella sua regione.
La Versilia rappresenta un’altra opzione concreta, con Viareggio che ha già confermato l’esistenza di «interlocuzioni in corso» con la Rai. La cittadina toscana può contare su strutture consolidate per grandi eventi e su una tradizione di ospitalità che potrebbe facilitare l’organizzazione della kermesse.
La costa adriatica completa il trittico delle destinazioni favorite, con Rimini che appare come la candidata più accreditata, seguita da Senigallia e persino dal Gargano pugliese. Queste località offrono il vantaggio di strutture moderne e una capacità ricettiva adeguata alle esigenze dell’evento.
L’Ipotesi del Festival Itinerante
Una delle proposte più innovative allo studio prevede la trasformazione del Festival in una kermesse itinerante, con rotazione della sede ogni due anni. Questo format permetterebbe di valorizzare diversi territori italiani, democratizzando l’accesso all’evento e creando un «tour culturale» capace di promuovere le bellezze del Paese.
L’idea di un Festival mobile non è completamente nuova: nel 1990, la manifestazione si svolse eccezionalmente nel nuovo Mercato dei Fiori di Sanremo, in frazione Bussana, a causa di lavori di restauro all’Ariston. Tuttavia, l’attuale proposta avrebbe una portata ben più ampia e strategica.
L’amministratore delegato Rai Giampaolo Rossi ha chiarito la posizione dell’azienda durante la presentazione dei palinsesti: «Il Festival di Sanremo è il Festival di Sanremo, ma è anzitutto il Festival della Rai, nel senso che senza la Rai non esisterebbe». Questa dichiarazione sottolinea come la televisione pubblica consideri ormai il Festival più forte della sua sede, capace di esistere e prosperare altrove senza perdere rilevanza.
Il braccio di ferro tra Rai e Comune di Sanremo non è nato improvvisamente. La controversia ha radici profonde, che risalgono al ricorso presentato da Sergio Cerruti, ex presidente dei discografici italiani, contro l’affidamento diretto del Festival alla Rai. Nel dicembre 2024, il TAR della Liguria ha dichiarato illegittimo questo affidamento, imponendo al Comune di indire una gara pubblica.
La risposta della Rai è stata ferma: l’ufficio legale dell’azienda ha diffidato il Comune dal concedere in licenza i marchi del Festival ad altre emittenti, sostenendo che «i marchi del Festival sono legati al format della Rai e in nessun caso possono essere utilizzati da altre emittenti televisive».
Nonostante le aspettative iniziali, il bando pubblicato dal Comune di Sanremo per le edizioni 2026, 2027 e 2028 ha visto la partecipazione della sola Rai. Warner Bros Discovery e Mediaset, inizialmente interessate, hanno deciso di non presentare offerte, probabilmente scoraggiate dai vincoli stringenti del bando.
Tra i requisiti più complessi figurava il mantenimento di uno share di almeno il 50% per evitare la risoluzione anticipata del contratto. Considerando che le ultime edizioni del Festival hanno superato il 65% di share, questo vincolo rappresentava una sfida quasi impossibile per emittenti diverse dalla Rai.
Torino nell’Equazione
Tra le possibili destinazioni alternative emerge anche Torino, che ha già dimostrato di saper gestire eventi musicali di portata internazionale ospitando l’Eurovision Song Contest 2022. La città piemontese dispone di strutture moderne come il PalaOlimpico e di un’esperienza consolidata nell’organizzazione di grandi manifestazioni.
La candidatura torinese per l’Eurovision aveva sottolineato come la città fosse «pronta a ospitare l’edizione più indimenticabile» dell’evento, competenze che potrebbero essere facilmente trasferite al Festival di Sanremo.
Il Festival di Sanremo rappresenta una macchina economica formidabile per la Rai. L’edizione 2025 ha generato 65 milioni e 258 mila euro di introiti pubblicitari, con un incremento dell’8,5% rispetto all’anno precedente. Questi numeri testimoniano la solidità commerciale dell’evento, indipendentemente dalla sua localizzazione geografica.
La crescita costante degli incassi pubblicitari conferma come il Festival abbia raggiunto una maturità commerciale tale da poter sopravvivere al cambiamento di sede, mantenendo il suo appeal presso investitori e sponsor.
Il Futuro della Kermesse
L’edizione 2026 rimane blindata a Sanremo, ma rappresenterà probabilmente l’ultimo atto di una storia lunga settantacinque anni. Dal 2027, il Festival potrebbe iniziare una nuova fase della sua esistenza, esplorando territori inesplorati e creando nuove sinergie con le amministrazioni locali più collaborative.
La trasformazione del Festival in un evento itinerante potrebbe rappresentare una svolta epocale, capace di valorizzare il patrimonio culturale e paesaggistico italiano in modo inedito. La «grande provincia italiana» offre ampie possibilità di scelta, da Nord a Sud, con una penisola che si presta a perfezione come palcoscenico per la celebrazione della canzone italiana.
La decisione finale spetterà ai vertici Rai, ma i segnali sono chiari: il Festival si prepara a voltare pagina, lasciando Sanremo per abbracciare una dimensione nazionale più ampia. Una rivoluzione che potrebbe ridefinire non solo la geografia dello spettacolo italiano, ma anche il rapporto tra televisione pubblica e territorio, in un’epoca in cui la collaborazione istituzionale diventa sempre più decisiva per il successo dei grandi eventi culturali.