Del Monte Foods, uno dei simboli più riconoscibili dell’industria alimentare statunitense, ha avviato la procedura di fallimento controllato secondo il Chapter 11 della legge fallimentare americana presso il tribunale del New Jersey il 1° luglio 2025. L’azienda californiana, fondata nel 1886 e con sede a Walnut Creek, dopo quasi 140 anni di attività si trova costretta a vendere tutti i propri asset a causa di un debito che supera 1,2 miliardi di dollari
La decisione rappresenta il culmine di una crisi che ha attraversato diversi anni, innescata dal cambiamento radicale delle abitudini di consumo degli americani. L’azienda nota per lo slogan “L’uomo Del Monte ha detto sì” ha registrato nell’ultimo esercizio chiuso il 28 aprile 2024 un fatturato di 1,7 miliardi di dollari, accompagnato però da una perdita netta di 118,64 milioni di dollari. Il valore complessivo degli asset aziendali è stimato in 2,3 miliardi di dollari.
Il presidente e amministratore delegato Greg Longstreet ha definito la bancarotta “un passo strategico per accelerare la nostra ripresa e creare una Del Monte Foods più forte e duratura”. L’azienda ha ottenuto un finanziamento debtor-in-possession di 912,5 milioni di dollari per garantire la continuità operativa durante il processo di vendita, di cui 165 milioni costituiscono nuovo capitale destinato a sostenere le attività nella fase di transizione.
La crisi di Del Monte Foods riflette un fenomeno più ampio che coinvolge l’intero settore delle conserve alimentari negli Stati Uniti. Sarah Foss, responsabile globale del diritto e della ristrutturazione presso Debtwire, ha spiegato che “le preferenze dei consumatori si sono spostate dai cibi in scatola ricchi di conservanti verso alternative più sane”. Questo cambiamento strutturale ha colpito particolarmente i prodotti tradizionali dell’azienda, ovvero frutta e verdura in scatola, che rappresentavano il core business storico del gruppo.
Il declino delle vendite è stato aggravato dall’inflazione alimentare che ha spinto i consumatori verso marchi più economici della grande distribuzione, le cosiddette private label. L’azienda ha inoltre dovuto affrontare costi crescenti legati all’eccesso di inventario accumulato durante la pandemia di COVID-19, quando la domanda di prodotti in scatola aveva raggiunto livelli record per poi crollare nel periodo post-pandemico.
Un ulteriore elemento di pressione è rappresentato dalle politiche commerciali dell’amministrazione Trump, che ha raddoppiato dal 25% al 50% le tariffe su acciaio e alluminio a partire dal 4 giugno 2025. Questo aumento ha incrementato significativamente i costi di produzione per Del Monte Foods, che utilizza lattine di acciaio per il confezionamento dei propri prodotti. Le tariffe hanno così contribuito a erodere ulteriormente i margini di profitto dell’azienda, già sotto pressione per la contrazione della domanda.
La situazione finanziaria di Del Monte Foods era già oggetto di attenzione da parte delle agenzie di rating. Nel 2024, S&P Global aveva declassato il rating di credito dell’azienda da B a B- a causa delle scarse performance operative. Successivamente alla richiesta di fallimento, S&P ha ulteriormente declassato il rating a D, il livello più basso della scala, indicando l’imminente inadempimento degli obblighi finanziari.
Il portafoglio di Del Monte Foods comprende diversi marchi noti nel mercato statunitense, tra cui il brand principale Del Monte per frutta e verdura in scatola, Contadina per i pomodori, College Inn e Kitchen Basics per brodi e zuppe, oltre al più recente Joyba per il bubble tea. Nonostante l’azienda abbia registrato una crescita nelle vendite di Joyba e dei prodotti per brodo nel 2024, questi risultati positivi non sono stati sufficienti a compensare il calo strutturale delle vendite dei prodotti tradizionali.
La procedura di Chapter 11 consente a Del Monte Foods di continuare le operazioni mentre cerca un acquirente per i propri asset. L’azienda ha stipulato un accordo di ristrutturazione con la maggior parte dei suoi creditori, che prevede la conversione di circa 1,3 miliardi di dollari di debito esistente in capitale proprio al momento dell’uscita dalla bancarotta. Il processo di vendita sarà supervisionato dal tribunale e mira a garantire la continuità aziendale, particolarmente importante durante la stagione produttiva di picco che va da giugno a ottobre.
La storia di Del Monte Foods affonda le radici nel 1886, quando il marchio apparve per la prima volta su un prodotto alimentare, il caffè destinato al prestigioso Hotel Del Monte di Monterey, California. Nel 1892 l’azienda adottò il nome Del Monte per la sua linea di pesche in scatola, mentre nel 1907 venne costruito il primo stabilimento di inscatolamento a San Francisco. Entro il 1909, l’azienda si vantava di essere “il più grande produttore di frutta e verdura in scatola del mondo”.
Il marchio Del Monte raggiunse l’apice della popolarità negli anni Ottanta, quando divenne sinonimo di qualità e fiducia grazie alle celebri campagne pubblicitarie con “l’uomo Del Monte” vestito di bianco, interpretato dall’attore britannico Osmond Brian Jackson. Gli spot televisivi, trasmessi in 34 paesi, mostravano il personaggio che assaggiava la frutta nelle piantagioni tropicali prima di dare il suo assenso con la frase “L’uomo Del Monte ha detto sì”.
La struttura proprietaria di Del Monte Foods è complessa e ha subito numerosi cambiamenti nel corso degli anni. Nel 2014, il gruppo filippino Del Monte Pacific Limited ha acquisito la divisione consumer di Del Monte Foods per 1,6 miliardi di dollari. Tuttavia, alcune filiali non statunitensi dell’azienda, inclusa quella nelle Filippine, non sono coinvolte nella procedura di fallimento e continuano a operare regolarmente.
La vicenda di Del Monte Foods rappresenta un caso emblematico delle sfide che stanno affrontando le aziende alimentari tradizionali negli Stati Uniti. Il cambiamento delle preferenze dei consumatori, l’aumento della concorrenza da parte dei marchi privati, l’inflazione dei costi produttivi e le pressioni derivanti dalle politiche commerciali hanno creato un ambiente operativo particolarmente difficile per le aziende del settore delle conserve alimentari.
L’analista Joshua Clark di Fitch Ratings ha commentato che l’azienda è stata colpita da “un sovraccarico di scorte, dall’aumento del debito e da altri problemi di liquidità che non potevano essere risolti al di fuori del tribunale”. La combinazione di questi fattori ha reso inevitabile il ricorso alla procedura di fallimento controllato come unica via per tentare di salvaguardare il valore residuo dell’azienda.
Il futuro di Del Monte Foods dipenderà ora dalla capacità di trovare un acquirente interessato a rilevare gli asset dell’azienda e a rilanciare il business in un mercato profondamente cambiato. La procedura di vendita supervisionata dal tribunale mira a massimizzare il valore per i creditori e a garantire la continuità occupazionale per i circa 7.800 dipendenti dell’azienda in tutto il mondo. L’esito di questa operazione rappresenterà un test importante per verificare se il marchio Del Monte, dopo quasi 140 anni di storia, possa trovare una nuova vita sotto una diversa proprietà.