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Bruno, il cane eroe dell’Unità cinofila di Taranto ucciso con wurstel imbottiti di chiodi: “Sono morto insieme a te”

Bruno, Bloodhound di 7 anni dell’Unità Cinofila di Taranto che aveva salvato 9 persone, è stato ucciso con wurstel imbottiti di chiodi. L’addestratore Arcangelo Caressa lo ha trovato morto: “Sono morto insieme a te”. Era stato premiato dalla premier Meloni per il suo eroismo.
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Una tragedia ha scosso la comunità di Taranto e l’intero panorama nazionale del soccorso cinofilo italiano. Bruno, Bloodhound di sette anni appartenente all’Unità Cinofila da Soccorso dell’Endas (Ente nazionale democratico di azione sociale e sportiva), è stato ritrovato morto nella mattinata del 4 luglio 2025 nella struttura di addestramento di Talsano, alle porte di Taranto, dopo essere stato deliberatamente avvelenato con wurstel imbottiti di chiodi.

L’addestratore Arcangelo Caressa, direttore tecnico nazionale del settore cinofilia e cinotecnica dell’Endas, ha fatto la drammatica scoperta trovando il corpo esanime dell’animale “riverso nel suo box, in una pozza di sangue”. Un gesto di estrema crudeltà che ha provocato la morte del cane per emorragia interna dopo “ore di agonia”, come denunciato con voce spezzata dal dolore dal suo conduttore.

Bruno non era un cane qualunque: rappresentava un’eccellenza assoluta nel panorama del soccorso cinofilo italiano. Originario del Belgio e addestrato in Svizzera, questo cane molecolare specializzato nel ritrovamento di dispersi e cadaveri aveva al suo attivo nove salvataggi di vite umane. La sua fama aveva superato i confini regionali, tanto da essere chiamato per interventi di soccorso in tutta Italia, da Bernalda a Foggia, da Trani a Matera, principalmente per ritrovare persone affette da Alzheimer scomparse nelle campagne.

L’eccezionale capacità di Bruno nel seguire tracce olfattive anche a distanza di giorni lo aveva reso un punto di riferimento nazionale nel settore del soccorso cinofilo. I Bloodhound, conosciuti anche come “cani molecolari”, sono considerati la razza più adatta a rilevare odori specifici e tracce di sostanze chimiche, grazie al loro fiuto straordinario che li rende capaci di seguire piste olfattive vecchie di diversi giorni. Questa caratteristica unica aveva permesso a Bruno di distinguersi in numerose operazioni di ricerca e soccorso, contribuendo a riportare a casa persone disperse in situazioni disperate.

Il valore del lavoro svolto da Bruno era stato riconosciuto dalle massime istituzioni nazionali. La sua attività di soccorso gli aveva infatti valso premi e riconoscimenti dalle autorità cittadine e nazionali, culminati con un riconoscimento a Palazzo di Città a Taranto e, soprattutto, con una premiazione diretta da parte della premier Giorgia Meloni, testimonianza del prestigio raggiunto dal cane eroe nel panorama del soccorso italiano.

Le circostanze della morte di Bruno rivelano un atto di premeditazione e crudeltà inaudita. Secondo la ricostruzione fornita da Caressa, “qualcuno ha lanciato al di là dei cancelli” i wurstel imbottiti di chiodi, suggerendo un gesto deliberato e pianificato. L’addestratore non nasconde la sua convinzione che si tratti di un atto di vendetta: “Saranno persone alle quali la nostra attività evidentemente dà fastidio. È una pura questione di cattiveria e invidia”. Caressa ipotizza che l’assassinio possa essere collegato all’attività di Bruno nel contrasto ai combattimenti clandestini tra animali, settore in cui l’unità cinofila collaborava con le forze dell’ordine per sequestrare cani maltrattati.

L’impatto emotivo della perdita di Bruno si è manifestato in tutta la sua drammaticità nelle parole del suo conduttore, che ha affidato ai social media un messaggio di addio carico di dolore: “Oggi sono morto insieme a te”. Il post di Caressa su Facebook ha toccato il cuore di migliaia di persone, evidenziando non solo il legame profondo tra l’uomo e il cane, ma anche il valore sociale del lavoro svolto da Bruno. “Ciao amico mio, nella tua breve missione hai riportato a casa nove dispersi. Sei stato premiato dalle massime autorità per il tuo lavoro. Hai lottato per una vita intera ad aiutare l’essere umano, e lo stesso umano ti ha fatto questo”, recita il commovente messaggio di addio.

La tragedia di Bruno si inserisce in un contesto nazionale preoccupante di crescente violenza contro gli animali. Secondo il rapporto della Lega AntiVivisezione, nel 2018 veniva aperto un fascicolo giudiziario per reati contro gli animali ogni 55 minuti, pari a circa 26 fascicoli al giorno. Il maltrattamento rappresenta il reato più frequente, coprendo circa il 30% dei procedimenti penali, seguito dall’uccisione di animali con quasi il 29%. Questi dati indicano un aumento costante dei reati contro gli animali domestici, fenomeno che ha spinto il legislatore a intervenire con norme più severe.

L’uccisione di Bruno avviene in un momento particolarmente significativo per la tutela degli animali in Italia. Proprio il 1° luglio 2025, appena tre giorni prima del ritrovamento del corpo del cane eroe, è entrata in vigore la cosiddetta “legge Brambilla”, che introduce pene molto più severe per i reati contro gli animali. La nuova normativa prevede fino a quattro anni di reclusione e 60.000 euro di multa per chi uccide un animale, mentre per il maltrattamento si rischiano fino a due anni di carcere e 30.000 euro di multa. Le pene sono aggravate se il reato viene commesso davanti a minori o se vengono diffuse immagini online.

La reazione delle istituzioni locali è stata immediata e ferma. Il sindaco di Taranto Piero Bitetti ha espresso “parole dure e cariche di indignazione”, definendo l’uccisione di Bruno “un gesto che definire crudele è riduttivo – un atto vile e disumano, che colpisce il cuore della nostra comunità”. Il primo cittadino ha sottolineato che “Taranto non può e non deve essere associata a episodi così aberranti”, ribadendo l’impegno della città nella tutela degli animali.

La Procura della Repubblica di Taranto e le forze dell’ordine hanno immediatamente avviato le indagini per identificare i responsabili di quello che Caressa definisce “un atroce delitto”. Le nuove norme introdotte dalla legge Brambilla rendono questi reati procedibili d’ufficio, permettendo alle autorità di agire con maggiore incisività nella ricerca dei colpevoli. L’applicazione della nuova normativa potrebbe rappresentare un deterrente significativo per chi compie atti di violenza contro gli animali, considerando le pene severe previste.

La morte di Bruno lascia un vuoto incolmabile nel mondo del soccorso cinofilo italiano. Come ha amaramente osservato il suo conduttore, “quando un vostro parente avrà bisogno di Bruno, lui non ci sarà più”. Questa frase racchiude tutta la drammaticità della perdita di un animale che aveva dedicato la propria esistenza al servizio dell’uomo, diventando un simbolo di dedizione e coraggio. Le famiglie delle persone salvate da Bruno hanno inviato messaggi di cordoglio e ringraziamento, testimoniando come il cane eroe avesse letteralmente salvato delle vite umane.

L’episodio ha scosso profondamente la comunità animalista nazionale, riaccendendo il dibattito sulla necessità di una maggiore protezione degli animali e di un inasprimento delle pene per chi si macchia di simili atrocità. Il caso di Bruno dimostra come la violenza contro gli animali non colpisca solo creature indifese, ma possa privare la società di risorse preziose per la sicurezza e il soccorso pubblico. La perdita di un cane con le capacità eccezionali di Bruno rappresenta un danno non solo emotivo, ma anche operativo per l’intero sistema di protezione civile.

L’eredità di Bruno va oltre i nove salvataggi documentati: rappresenta un modello di dedizione e servizio che dovrebbe ispirare una maggiore consapevolezza del valore degli animali nella nostra società. Il suo sacrificio non deve essere vano, ma deve servire da monito per costruire una cultura del rispetto verso tutti gli esseri viventi. La sua storia, segnata da un finale tragico, continua a vivere nella memoria di coloro che hanno beneficiato del suo intervento salvavita e nelle parole commosse del suo conduttore: “Ti voglio bene amico mio, per sempre con noi”.

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