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Pier Silvio Berlusconi su Barbara d’Urso: “È l’emblema di una tv che non funziona più”

Pier Silvio Berlusconi definisce Barbara d’Urso “emblema di una tv che non funziona più”, criticando il suo “eccesso di continuità” nel cercare contenuti al limite del trash.

Durante la presentazione dei nuovi palinsesti Mediaset per la stagione 2025-2026, Pier Silvio Berlusconi ha affrontato nuovamente la questione Barbara d’Urso con una chiarezza che non ammette repliche. Dopo aver ammesso di non aver letto l’intervista rilasciata dalla conduttrice al Corriere della Sera, dove si parlava di presunti veti politici al suo ritorno in Rai, l’amministratore delegato ha pronunciato parole che suonano come un epitaffio definitivo per una delle figure più controverse della televisione italiana.

«È diventata emblema di un certo tipo di tv e si hanno scrupoli a prenderla», ha dichiarato Berlusconi senza mezzi termini. Una sentenza che va ben oltre le questioni contrattuali e tocca il cuore del problema: la d’Urso è diventata simbolo di una televisione che, secondo i vertici di Cologno Monzese, non ha più cittadinanza nel panorama mediatico contemporaneo.

L’analisi di Berlusconi si fa ancora più chirurgica quando entra nel merito del modus operandi della conduttrice napoletana: «Ha avuto un eccesso di continuità nel cercare notizie o personaggi al limite, un tipo di reiterazione che rischia di diventare trash». Parole che descrivono con precisione matematica quello che per anni è stato il marchio di fabbrica dei programmi d’ursiani: la ricerca sistematica di contenuti ai confini del buon gusto, quella «reiterazione» che ha trasformato l’eccezione in norma.

La dichiarazione dell’amministratore delegato arriva in un momento particolare per la televisione italiana, dove il dibattito sulla qualità dei contenuti si è fatto più acceso che mai. La crociata anti-trash avviata da Berlusconi dopo la morte del padre Silvio nel 2023 ha trovato in Barbara d’Urso il suo capro espiatorio più illustre, ma anche il caso più emblematico di come una strategia editoriale possa trasformarsi in una prigione dorata.

La conduttrice, che per anni ha dominato il palinsesto pomeridiano di Canale 5 con Pomeriggio Cinque, ha costruito il suo successo proprio su quella formula che oggi viene respinta. I suoi programmi, caratterizzati da un mix di cronaca, gossip e storie personali spesso al limite del sensazionalismo, hanno garantito ascolti milionari ma hanno anche attirato critiche sempre più feroci sulla deriva qualitativa della televisione generalista.

«Le auguro tutto il bene, non ho niente contro di lei, ma la storia qui è finita per mille motivi, a partire dal contratto», ha aggiunto Berlusconi, cercando di stemperare i toni ma confermando l’irreversibilità della decisione. Una chiusura che non lascia spazio a interpretazioni: il divorzio tra la d’Urso e Mediaset è consumato definitivamente, senza possibilità di ripensamenti.

La questione contrattuale citata da Berlusconi rimanda alle trattative del 2023, quando la conduttrice aveva chiesto garanzie per programmi in prima serata e un rinnovo pluriennale che l’azienda non era disposta a concedere. Ma è evidente che dietro la rottura ci sono ragioni più profonde, legate a una visione diversa del futuro televisivo.

Il caso d’Urso si inserisce in un contesto più ampio di trasformazione del panorama mediatico italiano. Mediaset, sotto la guida di Pier Silvio Berlusconi, sta cercando di rinnovare la propria immagine, puntando su prodotti più sofisticati e meno divisivi. Una strategia che ha portato all’eliminazione di format considerati troppo estremi e alla ricerca di un equilibrio tra intrattenimento popolare e qualità dei contenuti.

La conduttrice napoletana, dal canto suo, ha sempre rivendicato la legittimità del suo approccio televisivo, definendolo «emotainment» piuttosto che trash. Ma è proprio questa incapacità di riconoscere i limiti del proprio format che, secondo i vertici Mediaset, ne ha determinato la fine. «Un tipo di reiterazione che rischia di diventare trash»: in questa frase c’è tutta la distanza tra una televisione che guarda al passato e una che cerca di proiettarsi verso il futuro.

Le dichiarazioni di Berlusconi arrivano mentre si moltiplicano le voci su un possibile ritorno della d’Urso in Rai, ipotesi che la stessa conduttrice ha confermato in recenti interviste. Ma proprio le parole dell’amministratore delegato Mediaset spiegano perché questo ritorno si stia rivelando più complicato del previsto: essere diventati «emblema di un certo tipo di tv» può essere un vantaggio in termini di riconoscibilità, ma diventa un handicap quando si tratta di rinnovarsi.

Il giudizio di Berlusconi sulla d’Urso è severo ma non privo di una certa logica imprenditoriale. In un mercato televisivo sempre più competitivo e attento alla qualità, mantenere format che «rischiano di diventare trash» può essere controproducente non solo in termini di immagine, ma anche di sostenibilità economica a lungo termine.

La vicenda Barbara d’Urso rappresenta così uno spartiacque nella storia della televisione italiana contemporanea. Da una parte c’è la nostalgia per una tv più immediata e diretta, dall’altra la necessità di evolversi verso standard qualitativi più elevati. Il verdetto di Pier Silvio Berlusconi sembra non ammettere appelli: l’era del trash televisivo, almeno nella sua versione più estrema, è definitivamente tramontata. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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