Un video autoprodotto, girato con il telefono cellulare mentre camminava verso il gate d’imbarco dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, ha innescato una polemica che ha monopolizzato i social network per ore. L’attore e regista Luca Zingaretti, noto al grande pubblico per l’interpretazione del commissario Montalbano, ha denunciato pubblicamente un episodio che lo ha profondamente indignato durante la mattinata del 15 luglio.
Zaino in spalla, maglietta bianca e sguardo visibilmente contrariato, Zingaretti ha raccontato ai suoi follower Instagram una scena che ha definito inaccettabile: «Oggi a Fiumicino, quando depositi i bagagli, ho assistito a una scena che veramente… C’era la moglie di un politico nazionale che è passata davanti a tutti, con la scorta che le diceva: ‘Prego, prego’». Le parole dell’attore, fratello dell’eurodeputato democratico Nicola Zingaretti, hanno assunto immediatamente un tono di aspra critica: «Ma io dico, vi chiedo: ma non vi vergognate? Non vi vergognate neanche per andare in vacanza? Vergognatevi».
Chi è la moglie del polito che ha saltato la fila?
La protagonista della vicenda è stata identificata nelle ore successive come Olga Sokhnenko, cittadina ucraina originaria di Lugansk e moglie del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, esponente di Fratelli d’Italia. L’episodio si è verificato attorno alle otto del mattino presso il Terminal 3 dell’aeroporto romano, dove la donna, accompagnata dal figlio di sette anni, si dirigeva verso il check-in per imbarcarsi su uno dei voli diretti verso le destinazioni turistiche del Sud Italia.
Secondo le ricostruzioni giornalistiche, la scorta del ministro si è fatta largo tra i passeggeri in attesa, consentendo a Sokhnenko e al bambino di raggiungere il banco per la consegna dei bagagli saltando la fila. Il ministro Urso, presente in aeroporto per accompagnare la famiglia, è rimasto in attesa all’esterno dello scalo con altri componenti del servizio di protezione, ma a un certo punto sarebbe entrato per salutare i familiari prima della partenza.
Contattato dal Corriere della Sera, il ministro ha fornito la sua versione dei fatti: «Ho accompagnato mio figlio di 7 anni e mia moglie in aeroporto prima di recarmi al ministero. È compito della scorta la valutazione delle condizioni di sicurezza». Urso ha aggiunto parole di rammarico: «Mi dispiace se questo possa aver recato disagio ad altri. Non è nel mio stile, come chi mi conosce sa».
La denuncia di Luca Zingaretti all'aeroporto di Fiumicino: "La moglie di un politico è passata davanti a tutti, ma non vi vergognate? Vergognatevi!"
— Italia Mattanza (@IMattanza) July 15, 2025
15 luglio 2025 pic.twitter.com/0ME7nCMqxq
Il ministro ha precisato di non essersi accorto di eventuali comportamenti poco gentili da parte della sua scorta, spiegando di aver trascorso tutto il tempo al telefono per preparare un incontro importante: «Avevo un incontro importante quindi ho trascorso tutto il tempo al telefono per preparare ogni cosa al meglio. Non ho notato niente». L’incontro in questione riguardava il tavolo con regione e comuni per un accordo di programma sull’ex Ilva di Taranto, che era stato concluso nella tarda serata di lunedì ed era ripreso nella mattinata successiva.
Urso ha specificato che la scorta ha la responsabilità di valutare autonomamente le condizioni di sicurezza: «È la scorta a valutare le condizioni, io ero accanto a mia moglie anche se al telefono. Per l’esattezza portavo la sua valigia». Il ministro ha tuttavia evitato di rispondere direttamente alla domanda se fosse stato giusto aver scavalcato la fila, limitandosi a ribadire che le decisioni operative spettano al personale addetto alla sicurezza.
Il video di Zingaretti ha generato decine di migliaia di commenti sui social network, con reazioni contrastanti. Molti utenti hanno espresso solidarietà all’attore, riconoscendosi nel suo sdegno per un comportamento percepito come privilegiato e prepotente. Altri hanno invitato alla prudenza, sottolineando che senza conoscere i dettagli specifici risulta difficile stabilire se il passaggio anticipato costituisse effettivamente un abuso o una misura giustificata da ragioni di sicurezza.
Il personale dell’aeroporto ha riferito che episodi simili non sono infrequenti: «Sapesse quante ne vediamo qui. La prepotenza è il pane quotidiano», ha dichiarato un’assistente di terra alle hostess e steward. Una responsabile dei servizi aeroportuali ha aggiunto: «Ricordo ancora una ex ministra che anni fa forzò la porta con l’allarme dopo che il check-in era stato chiuso. Lei doveva partire e non voleva saperne di rispettare le regole».
La vicenda ha riacceso il dibattito sull’uso delle scorte istituzionali e sui privilegi accordati alle personalità pubbliche. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, attualmente in Italia vivono sotto scorta 569 persone, tra cui circa 90 politici, con un impiego complessivo di oltre 2.000 agenti e un costo annuale stimato di circa 250 milioni di euro. Il meccanismo di assegnazione delle scorte è stato rimodulato nel 2002 dopo l’assassinio del giuslavorista Marco Biagi, istituendo l’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale (UCIS).
La normativa prevede che la scorta venga assegnata a persone esposte a particolari situazioni di rischio di natura terroristica o correlate al crimine organizzato, ma include anche la protezione delle famiglie dei soggetti tutelati. Nel caso specifico, resta da chiarire se la moglie del ministro fosse in possesso di un biglietto priority boarding a pagamento, che consente di utilizzare banchi dedicati, oppure se il passaggio prioritario sia stato determinato esclusivamente da valutazioni di sicurezza operate dal personale di scorta.
La polemica si inserisce in un contesto più ampio di critica all’uso privato del personale addetto alla scorta di personalità istituzionali. Negli anni passati si sono verificati episodi simili che hanno coinvolto esponenti di diversi schieramenti politici, dalla ministra Finocchiaro immortalata nel 2012 all’Ikea con un agente della scorta che spingeva il carrello, fino ai casi più recenti di politici che hanno utilizzato la protezione per attività private.
La figura di Olga Sokhnenko, fino a poco tempo fa lontana dai riflettori, è salita all’attenzione mediatica proprio in seguito a questo episodio. La donna, originaria di Lugansk nell’Ucraina orientale, vive stabilmente in Italia da anni e ha costruito la sua vita familiare al fianco del ministro Urso. Dal matrimonio con il politico siciliano ha avuto il figlio di sette anni protagonista della vicenda aeroportuale.
Adolfo Urso, 65 anni, padovano ma cresciuto in Sicilia, è ministro delle Imprese e del Made in Italy dal 22 ottobre 2022. Laureato in Sociologia presso l’Università La Sapienza di Roma, è giornalista professionista dal 1983. Tra i fondatori di Alleanza Nazionale, ha ricoperto il ruolo di viceministro allo Sviluppo economico con delega al Commercio estero nei governi Berlusconi II e IV. Prima dell’attuale incarico ministeriale, è stato presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir).
Luca Zingaretti, 62 anni, romano, è noto principalmente per l’interpretazione del commissario Montalbano nella serie televisiva tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. Attore e regista, fratello dell’eurodeputato democratico Nicola Zingaretti, è solitamente molto discreto sulle questioni politiche e raramente interviene nel dibattito pubblico con toni così accesi. La sua denuncia video ha tuttavia trovato eco immediata sui social network, dove è diventata virale nel giro di poche ore.
L’episodio ha sollevato interrogativi sulla trasparenza e l’appropriatezza dell’uso delle scorte istituzionali, particolarmente in situazioni che coinvolgono la vita privata e familiare dei soggetti tutelati. Mentre il ministro Urso ha ribadito che le decisioni operative spettano al personale di sicurezza, la vicenda ha alimentato un dibattito più ampio sui privilegi accordati alla classe politica e sulla percezione pubblica di tali comportamenti.
La questione delle scorte in Italia rappresenta un tema ricorrente nel dibattito pubblico, con periodiche polemiche sull’opportunità di assegnare tale protezione e sulle modalità di utilizzo. Il caso Zingaretti-Urso si inserisce in questo contesto, riaccendendo la discussione sulla necessità di regole più chiare e trasparenti per l’impiego delle risorse pubbliche destinate alla sicurezza delle personalità istituzionali e dei loro familiari. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!