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Il Famedio di Milano, cos’è e dove si trova

Il Famedio del Cimitero Monumentale, progettato da Carlo Maciachini tra il 1875 e il 1887, rappresenta il pantheon dei milanesi illustri con la sua architettura neogotica e le decorazioni di Lodovico Pogliaghi.

Il Famedio del Cimitero Monumentale di Milano rappresenta uno dei monumenti più significativi della città, concretizzando l’ambizione ottocentesca di creare un grande Pantheon ambrosiano destinato a perpetuare la memoria dei cittadini che hanno reso illustre la metropoli lombarda.

L’edificazione del Famedio si inserisce nel più ampio progetto di realizzazione del Cimitero Monumentale, concepito per sostituire i numerosi e insalubri camposanti presenti in città nella prima metà dell’Ottocento. Nel 1860 il Municipio milanese bandì un concorso per la costruzione del nuovo complesso funerario, risultato vincitore fu il progetto dell’architetto Carlo Maciachini, nato a Induno Olona nel 1818 e formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. La costruzione del Famedio, originariamente concepito come cappella cattolica del cimitero, iniziò nel 1875 e fu completata soltanto nel 1887, richiedendo quindi oltre un decennio di lavori.

La denominazione stessa dell’edificio deriva dal latino “famae aedes“, letteralmente “tempio della fama”, sottolineando la vocazione commemorativa che aveva assunto già durante i lavori di realizzazione. Infatti, tra il 1869 e il 1870 si decise di trasformare la destinazione d’uso della struttura, convertendola da luogo di culto a mausoleo per i milanesi illustri. Questa trasformazione rifletteva le aspirazioni della Milano risorgimentale e post-unitaria, animata dalla volontà di celebrare i propri cittadini benemeriti secondo una concezione prima illuminista e poi patriottica del valore dell’esempio quale strumento di progresso civile.

Il Famedio si presenta come una monumentale costruzione in stile neogotico, caratterizzata dall’impiego combinato di marmo chiaro e pietra scura che conferisce all’edificio un aspetto cromaticamente vivace. La struttura, eretta su un vero e proprio spalto rialzato di quasi cinque metri e raggiungibile attraverso un’ampia scalinata, presenta un impianto a croce greca con cupola ottagonale interna, tiburio poligonale e piccole edicole goticheggianti che riprendono l’architettura degli edifici religiosi.

La facciata principale è impreziosita da un ricco apparato decorativo che testimonia l’approccio eclettico caratteristico dell’epoca. Sopra la porta centrale si erge una statua in bronzo dorato raffigurante la Gloria, opera dello scultore e pittore Lodovico Pogliaghi. Lo stesso artista realizzò i cartoni per i mosaici che ornano le tre lunette sopra i portali di accesso, rappresentanti rispettivamente la Storia al centro (“Marcat nomen sicut monumentum”), la Luce a sinistra (“Fiamma flammae, Lux lucis”) e la Fama a destra (“Mutae mortis magna vox”).

L’interno del Famedio colpisce per la ricchezza cromatica e decorativa, frutto del lavoro di un’équipe composta dal pittore Luigi Cavenaghi, dagli ornatisti fratelli Angelo e Celso Stocchetti, oltre a numerosi scultori e marmisti. La cupola interna presenta un suggestivo colore blu cobalto trapunto di stelle dorate, mentre le pareti sono rivestite da decorazioni pittoriche a motivi floreali e geometrizzanti, lapidi commemorative e altorilievi con ritratti. La luce penetra attraverso rosoni, trifore, quadrifore e finestre goticheggianti, creando un’atmosfera che allontana ogni senso di tristezza funebre.

L’accesso agli onori del Famedio è regolato da un articolato sistema normativo che trova le sue origini nel regolamento emanato nel 1884 e parzialmente modificato nel 1904. Questo “Regolamento delle onoranze del Famedio”, informalmente definito “progetto patriottico”, stabilisce tre categorie di cittadini considerati degni di essere ricordati per l’eternità: i Cittadini Benemeriti, coloro che hanno portato lustro e beneficio alla città; i Cittadini Illustri, chi ha conseguito fama nazionale per opere scientifiche, letterarie, artistiche o per atti di valore; i Cittadini Distinti nella storia patria, quanti hanno contribuito all’evoluzione nazionale.

Un aspetto peculiare del sistema è rappresentato dal fatto che l’iscrizione al Famedio non comporta necessariamente la sepoltura nel luogo stesso. Molti dei personaggi commemorati nelle lapidi sono infatti tumulati in altre zone del Monumentale o addirittura in altri cimiteri, come Giuseppe Verdi, sepolto nella cripta della Casa di Riposo per Musicisti in piazza Buonarroti, o Giuseppe Mazzini, la cui tomba si trova nel cimitero di Staglieno a Genova.

Il regolamento originario prevedeva inoltre che non potesse essere concesso l’accesso al Famedio prima del trascorrere di un periodo di dieci anni dal decesso, norma che garantiva una valutazione ponderata dei meriti del candidato e il necessario distacco temporale per una valutazione obiettiva del contributo fornito alla città.

La decorazione interna del Famedio riflette una precisa concezione cronologica e gerarchica della memoria cittadina. Le pareti sono suddivise in tre fasce orizzontali che corrispondono a epoche e categorie differenti. La zona superiore è riservata ai Benemeriti vissuti dal IV secolo fino alla metà del XVIII secolo. La fascia centrale ospita i nomi e i medaglioni dei Cittadini Illustri dal 1750 fino al 1850, prevedendo semplici iscrizioni per i “benemeriti” e profili a rilievo per gli “illustri”. La compagine inferiore accoglie le personalità dell’epoca contemporanea, ugualmente suddivise secondo le categorie di merito stabilite dal regolamento.

La parete di fronte all’ingresso è stata riservata alle iscrizioni di coloro che hanno onorato la città pur avendovi dimorato solo temporaneamente, riconoscendo così il contributo di figure che, pur non essendo milanesi di nascita, hanno scelto Milano come luogo di elezione per le proprie attività e realizzazioni.

Il primo cittadino a ricevere l’onore della sepoltura nel Famedio fu Alessandro Manzoni, le cui spoglie furono trasferite nell’edificio il 22 maggio 1883, in occasione del decimo anniversario della morte. La cerimonia di traslazione, che si svolse alla presenza di numerose autorità e membri della famiglia manzoniana, rappresentò un momento fondamentale per l’identità del Famedio, conferendo al luogo la sua definitiva consacrazione come pantheon cittadino. Il giorno successivo all’inaugurazione del monumento manzoniano in piazza San Fedele, la presenza delle spoglie del grande letterato lombardo nel Famedio sancì simbolicamente il legame tra la tradizione culturale milanese e il nuovo tempio della memoria.

Nel marzo del 1884 fu la volta di Carlo Cattaneo, il cui sarcofago marmoreo fu collocato accanto a quello di Manzoni. I due illustrissimi milanesi, posti in sarcofagi identici sormontati dallo stemma crociato della città, divennero i primi custodi del Famedio, rappresentando rispettivamente la grandezza letteraria e l’impegno politico-intellettuale che avevano caratterizzato la Milano ottocentesca.

La tradizione delle iscrizioni al Famedio prosegue ininterrottamente, confermando la vitalità di questa istituzione nella costruzione dell’identità civica milanese. Ogni anno, nella ricorrenza del 2 novembre, una apposita commissione consultiva del Comune approva nuove personalità da iscrivere nel pantheon cittadino. Tra le figure più recentemente onorate si annoverano personalità del calibro di Silvio Berlusconi, Leonardo Del Vecchio, Marta Marzotto, che nel 2023 hanno arricchito l’albo dei cittadini illustri.

Nel 2024 sono stati iscritti tredici nuovi nomi, tra cui il pianista Maurizio Pollini, il commissario Luigi Calabresi, il giornalista Enzo Baldoni e l’architetto Italo Rota, confermando come il Famedio continui a rappresentare uno strumento di riconoscimento per l’eccellenza milanese in tutti i campi dell’attività umana.

Il valore simbolico, architettonico e artistico del Famedio ha recentemente motivato l’avvio di un importante programma di restauro conservativo. Nel 2024 la giunta comunale ha deliberato un primo lotto di interventi dal valore di due milioni di euro, che saranno effettuati nel 2025. I lavori riguarderanno il restauro della facciata in pietra arenaria, delle aperture e dei pinnacoli, oltre al recupero delle decorazioni delle tre lunette a mosaico sopra i portali. Un secondo lotto di restauri, sempre di due milioni di euro, è programmato per il 2026, confermando l’impegno dell’amministrazione nella conservazione di questo straordinario patrimonio artistico e culturale.

Il Famedio rappresenta quindi non soltanto un monumento funebre di straordinario valore architettonico, ma un vero e proprio libro di pietra che racconta la storia di Milano attraverso i suoi cittadini più illustri, perpetuando nel tempo l’ideale risorgimentale secondo cui l’esempio dei grandi può costituire uno stimolo per l’avanzamento civile e morale della collettività.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!