Negli ultimi anni la Pianura Padana ha perso uno dei simboli più autentici del suo inverno: la neve. Un fenomeno che un tempo imbiancava città come Milano, Brescia, Verona o Piacenza con regolarità quasi annuale, oggi appare sempre più raro, confinato a brevi episodi o nevischi effimeri. La domanda sorge spontanea: perché non nevica più come un tempo?
Attribuire tutto al cambiamento climatico sarebbe una risposta comoda, ma non del tutto esaustiva. Il riscaldamento globale è una realtà scientificamente documentata, tuttavia, nel caso specifico della Pianura Padana, la spiegazione è più articolata e riguarda soprattutto la mancata coincidenza di due ingredienti fondamentali: il freddo e la precipitazione.
Oggi, durante gran parte dell’inverno, la pianura sperimenta lunghi periodi di tempo stabile. Le masse d’aria fredda riescono ancora a insinuarsi nei bassi strati, formando quel “cuscinetto gelido” che un tempo costituiva la base ideale per la neve, ma mancano le perturbazioni. Si registrano giornate con temperature prossime allo zero, con laghetti e fontane che gelano, ma senza una sola precipitazione significativa. Quando invece arrivano le piogge, le correnti miti da sud-ovest dissolvono quel fragile equilibrio termico, trasformando ciò che poteva essere neve in pioggia battente.
Questo squilibrio è il risultato di un nuovo regime pluviometrico che interessa tutta l’Italia settentrionale. Le precipitazioni sono diventate meno frequenti, ma più intense: piove di meno in termini di giorni, ma molto di più in termini di quantità. È un effetto ben visibile negli ultimi inverni: poche perturbazioni, ma concentrate, spesso associate a masse d’aria non abbastanza fredde.
Negli anni Ottanta e Novanta, le coincidenze atmosferiche favorevoli erano molto più frequenti. Bastava una discesa d’aria artica seguita da una perturbazione da sud-ovest per garantire accumuli abbondanti e diffusi. Dopo il 2013, qualcosa è cambiato. Le irruzioni fredde sono spesso secche, legate a circolazioni da nord o da est che portano freddo ma non umidità; quando invece arrivano le perturbazioni atlantiche, il flusso d’aria mite in quota spazza via il freddo residuo.
Si tratta certamente anche di un effetto del riscaldamento globale, ma non solo. È probabile che siamo di fronte a una fluttuazione climatica di lungo periodo, una variazione dei pattern atmosferici che ha alterato la sequenza degli eventi invernali senza eliminarli del tutto. Il freddo continua a comparire, ma sempre più raramente al momento giusto.
Non è escluso che in futuro, con il ritorno di una configurazione favorevole, la Pianura Padana possa assistere di nuovo a una nevicata eccezionale. Anzi, proprio il nuovo regime delle precipitazioni – più intense ma meno frequenti – potrebbe rendere questi eventi ancora più spettacolari, con accumuli record concentrati in poche ore. Per ora, però, l’inverno padano resta grigio e piovoso, sospeso tra nebbie, gelate e piogge improvvise. La neve, quella vera, sembra essersi presa una lunga pausa, ma non ha detto l’ultima parola. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!