Dopo un anno di stallo e negoziati complessi, l’Europa tenta la carta del campione unico per contrastare lo strapotere di SpaceX. Airbus, Leonardo e Thales hanno raggiunto un accordo quadro per la più grande fusione del settore satellitare europeo degli ultimi decenni, siglando il ventitré ottobre un Memorandum of Understanding destinato a ridisegnare gli equilibri dell’industria spaziale continentale. L’intesa punta a unire le attività spaziali dei tre colossi, oggi in difficoltà, in una nuova holding paritaria, creando la massa critica necessaria per competere con il dominio di Elon Musk.
La svolta è arrivata dopo mesi di trattative serrate, culminate con il via libera del consiglio di amministrazione di Leonardo, che ha approvato lo schema del progetto durante una riunione straordinaria dedicata all’esame dei dettagli dell’intesa quadro con i due partner francesi. L’annuncio ufficiale, atteso da settimane, è giunto in coincidenza con l’apertura dei mercati borsistici, scatenando una corsa agli acquisti sul titolo Leonardo, che ha registrato un balzo del tre percento a Piazza Affari.
Il progetto, denominato in codice Bromo in riferimento al vulcano indonesiano, nasce dalla necessità impellente di rispondere alla crescente dominanza di SpaceX e della sua costellazione Starlink, che conta attualmente oltre ottomilacinquecento satelliti operativi in orbita, con piani per arrivare a trentaquattromila unità. La scala planetaria dell’infrastruttura privata di Starlink non ha al momento eguali, e il modello integrato verticalmente di SpaceX, che combina infrastruttura di lancio, produzione satellitare e fornitura diretta di servizi Internet, conferisce al gruppo un vantaggio competitivo senza precedenti nell’emergente economia spaziale globale.
La nuova società europea avrà sede a Tolosa, capitale aerospaziale francese e quartier generale storico di Airbus, con team distribuiti in tutta Europa, in particolare in Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. La scelta della città occitana non è casuale: Tolosa offre un ecosistema già consolidato, con università specializzate, infrastrutture di ricerca avanzate e una rete di fornitori e startup che operano nel settore aerospaziale. La presenza di circa venticinquemila dipendenti evidenzia la dimensione e l’impatto sociale della nuova iniziativa.
L’azionariato della nuova entità sarà condiviso tra Airbus, che deterrà il trentacinque percento, e Leonardo e Thales, che possederanno ciascuna il trentadue e mezzo percento. La società opererà sotto controllo congiunto, con una governance bilanciata tra gli azionisti e a rotazione, sul modello del consorzio missilistico MBDA, la joint venture europea tra Airbus, BAE Systems e Leonardo che rappresenta il principale costruttore europeo di missili e tecnologie per la difesa. Proprio il modello MBDA, considerato un esempio di successo di cooperazione industriale transnazionale europea, è stato indicato come riferimento per questa nuova alleanza spaziale.
Al termine dell’operazione, Airbus contribuirà con i suoi business Space Systems e Space Digital, provenienti dalla divisione Airbus Defence and Space. Leonardo apporterà la propria Divisione Spazio, comprese le partecipazioni in Telespazio, joint venture controllata al sessantasette percento dal gruppo italiano e al trentatré percento da Thales, e in Thales Alenia Space, controllata al sessantasette percento da Thales e al trentatré percento da Leonardo. Thales contribuirà principalmente con le sue quote in Thales Alenia Space, Telespazio e Thales SESO. Queste due joint venture, che formano insieme la Space Alliance, rappresentano già oggi un’alleanza strategica tra Leonardo e Thales, con oltre diecimila dipendenti in dodici paesi del mondo.
La nuova società potrà contare su un fatturato annuo di circa sei miliardi e mezzo di euro, calcolato su dati pro-forma a fine duemilaventiquattro, e su un portafoglio ordini che ammonta a più di tre anni di ricavi previsti. Il valore complessivo dell’operazione è stimato intorno ai dieci miliardi di euro, riflettendo il fatturato aggregato delle unità coinvolte e la valutazione dei competitor del settore. La combinazione dovrebbe generare sinergie annuali complessive per diverse centinaia di milioni di euro sul risultato operativo a partire dal quinto anno successivo alla sigla dell’accordo, con costi associati alla generazione di tali sinergie in linea con i parametri di riferimento del settore.
La nuova entità riunirà, svilupperà e realizzerà un portafoglio completo di tecnologie complementari e soluzioni integrate end-to-end, che vanno dalle infrastrutture spaziali ai servizi, escludendo esplicitamente i lanciatori. La società accelererà l’innovazione in questo mercato strategico, con l’obiettivo di creare un player europeo integrato e resiliente, dotato della necessaria massa critica per competere a livello globale e sfruttare le possibilità di crescita nei mercati internazionali. L’intesa punta inoltre a consolidare l’autonomia strategica dell’Europa nello spazio, settore cruciale che sostiene infrastrutture e servizi critici nei campi delle telecomunicazioni, della navigazione globale, dell’osservazione della Terra, della ricerca scientifica, dell’esplorazione e della sicurezza nazionale.
La strada verso l’operatività della nuova società presenta tuttavia passaggi delicati che potrebbero rallentare o compromettere il progetto. La società sarà operativa nel duemilaventisette, dopo il completamento delle necessarie autorizzazioni regolamentari e delle condizioni previste per il closing, incluso il via libera dell’Antitrust dell’Unione europea. Proprio il vaglio della Commissione europea sulla concorrenza rappresenta l’ostacolo principale da superare, considerato che precedenti tentativi di fusione delle attività satellitari da parte delle grandi aziende nell’ultimo decennio si sono arenati di fronte agli ostacoli antitrust dell’Unione europea.
I tre gruppi hanno già avviato colloqui preliminari con l’esecutivo europeo, presentando un piano preliminare di consolidamento alla Commissione. Durante una conference call con i giornalisti sulla nuova alleanza nei satelliti, un manager di Leonardo ha precisato che discuteranno con la Commissione sulla base del primo esito dell’analisi, sottolineando che l’idea delle aziende è che il livello di concorrenza sia assolutamente assicurato. La fusione unisce due joint venture tra Thales e Leonardo con il business satellitare di Airbus e varie altre attività minori, creando il più grande produttore mondiale di satelliti commerciali geostazionari, superando Maxar, Northrop Grumman e Lockheed Martin con un terzo del mercato, secondo i dati della società di consulenza specializzata Quilty Space.
Le trattative, che hanno attraversato fasi alterne nel corso dell’ultimo anno, hanno subito una battuta d’arresto durante l’estate duemilaventicinque, quando le parti non sono riuscite a trovare un accordo sulla governance, sulla valutazione degli asset e sulla ripartizione del lavoro tra le tre aziende. I colloqui, che riguardano la divisione tra Francia e Italia di tecnologie e posti di lavoro politicamente sensibili, non sono stati facilitati dalla crisi di governo in corso a Parigi in quel periodo. I tre principali gruppi europei hanno dovuto concordare la valutazione di cinque società: Thales Alenia Space, Telespazio, Airbus Space Systems, Airbus Intelligence e le attività spaziali di Leonardo.
L’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, aveva confermato a metà ottobre che era molto probabile arrivare a definire l’alleanza nel settore spaziale tra Leonardo, Thales e Airbus, affermando che le aziende stavano lavorando moltissimo e che avrebbero converguto verso una soluzione. Guillaume Faury, amministratore delegato di Airbus, Roberto Cingolani e Patrice Caine, presidente e amministratore delegato di Thales, hanno definito l’intesa un passo fondamentale verso la costituzione della nuova società per lo sviluppo dell’industria spaziale europea, sottolineando che la partnership è perfettamente allineata con le ambizioni dei governi europei, interessati a rafforzare la sovranità industriale e tecnologica del continente.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha espresso un giudizio positivo sull’accordo, affermando che l’accordo tra Leonardo, Airbus e Thales dimostra che le aziende sono in condizione di diventare campioni europei, attori globali per garantire all’Europa l’autonomia strategica sullo spazio, fondamentale sia a fini civili che a fini di tutela di difesa e di sicurezza. Secondo Urso, l’Italia è un grande protagonista dello spazio, con un tessuto produttivo fatto di grandi imprese e un tessuto straordinario di piccole e medie imprese in oltre sedici distretti industriali che uniscono il nord al sud del paese.
La nascita di questo colosso europeo si inserisce in un contesto di crescente pressione competitiva esercitata da SpaceX di Elon Musk, che ha spinto le maggiori aziende satellitari europee a mettere da parte rivalità storiche in una fusione da sette miliardi di dollari che alcuni addetti ai lavori già definiscono Project FOMO, gioco di parole sul nome in codice Project Bromo che riflette il timore delle aziende europee di essere tagliate fuori dal mercato. Come ha dichiarato Caleb Henry, direttore della ricerca presso la società di consulenza Quilty Space, un’operazione di fusione tra le tre maggiori aziende spaziali europee sarebbe stata impensabile dieci anni fa, ma oggi la competizione tra Airbus e Thales conta molto meno rispetto a quella tra Europa, Stati Uniti e Cina.
La crisi del settore satellitare europeo è evidente nei risultati economici delle società coinvolte. Airbus ha annunciato a ottobre il taglio di fino a duemilacinquecento posti nella divisione Defence and Space, che impiega circa trentacinquemila persone e sta registrando un calo della domanda per le attività satellitari. Thales Alenia Space ha subito perdite significative nel duemilaventitré, sia per ragioni cicliche che strutturali, a causa di un declino duraturo del mercato dei satelliti geostazionari, con conseguente ridimensionamento al ribasso dell’organico, in particolare in Francia. Il trio ha riconosciuto di non poter prosperare da solo in un mercato spaziale in rapida trasformazione.
L’alleanza europea arriva in un momento in cui l’importanza strategica del settore spaziale è cresciuta esponenzialmente, come dimostrato dall’uso massiccio dei sistemi Starlink nella guerra in corso in Ucraina. L’ingresso di Starlink nel panorama europeo delle telecomunicazioni satellitari ha suscitato un intenso dibattito tra operatori, istituzioni e accademia, ponendo interrogativi strategici di natura tecnica, economica, giuridica e geopolitica. Il Parlamento europeo ha sollevato preoccupazioni sull’impatto di Starlink sul mercato europeo dei servizi Internet via satellite, chiedendo alla Commissione come intende procedere nel caso in cui alcuni Stati membri decidano di stipulare contratti pluriennali con SpaceX, che sfruttando l’attuale posizione dominante potrebbe impossessarsi del potenziale mercato di un progetto europeo emergente come IRIS2.
Il progetto IRIS2, acronimo di Infrastructure for Resilience, Interconnectivity and Security by Satellite, rappresenta l’alternativa europea alle costellazioni satellitari americane e cinesi, pensato per fornire connessione a Internet via satellite con due tipi di servizi: uno più sicuro, riservato ai governi nazionali dei paesi membri, e uno commerciale destinato ai privati. Il completamento del progetto era inizialmente previsto per il duemilaventisette, ma a causa di ritardi è slittato al duemilatrenta, mentre i primi lanci in orbita terrestre bassa dovrebbero cominciare nel duemilaventicinque.
Il consolidamento dell’industria spaziale europea attraverso l’alleanza Airbus-Leonardo-Thales rappresenta un passaggio fondamentale per costruire la sovranità tecnologica europea in un settore in cui l’Europa è rimasta strutturalmente indietro rispetto agli Stati Uniti, paese con il quale il divario di investimenti è raddoppiato a partire dal duemiladiciannove. Come ha osservato David Barker del gruppo di investimenti Gam, prima di questa joint venture, l’Europa di fatto competeva contro se stessa, con tre aziende di dimensioni ridotte che fronteggiavano la crescente dominanza dell’americana SpaceX. Il mercato globale dei satelliti è stimato in seicentosessantacinque miliardi di dollari entro il duemilatrentacinque, e nei prossimi dieci anni si prevede che verranno costruiti e lanciati oltre quarantatremila satelliti.
Il consolidamento solleva preoccupazioni tra i sindacati, sia in Italia che in Francia, che temono la perdita di posti di lavoro. Il sindacato francese CGT ha denunciato che il progetto Bromo rischia di creare un monopolio, con tagli di posti di lavoro e perdita di competenze, a vantaggio dei profitti aziendali a scapito dell’occupazione e della governance pubblica. Tuttavia, i vertici delle tre società hanno precisato durante una conference call con i giornalisti che la nuova entità opererà come realtà paneuropea senza la chiusura di siti esistenti, garantendo vantaggi e nuove opportunità per tutte le aziende coinvolte, con le persone al centro dell’iniziativa che beneficeranno delle opportunità offerte dalla forza dell’unione tra tre player leader del settore.
L’alternativa per l’Europa sarebbe venire fagocitata dal sistema di Elon Musk, cresciuto e prosperato dopo la svolta strategica della NASA avvenuta all’inizio degli anni duemila. Il contesto geopolitico aggiunge urgenza alle ambizioni spaziali dell’Europa, come evidenziato anche dall’annuncio a marzo duemilaventicinque del programma ReArm Europe da parte della Commissione europea, che prevede ottocento miliardi di euro stanziati al duemilatrenta per rilanciare l’autonomia strategica continentale. Una cifra colossale che punta a costruire una difesa europea meno dipendente dagli Stati Uniti e più ancorata a capacità industriali domestiche.
Resta da vedere se l’Europa riuscirà effettivamente a colmare il gap con gli Stati Uniti attraverso questa alleanza. La strada verso una vera sovranità spaziale europea resta lunga, complessa e non libera da ostacoli, più interni che esterni. Tuttavia, l’accordo segna un passo decisivo verso l’autonomia strategica dell’Europa nel settore spaziale e nelle sue applicazioni, in linea con le ambizioni dei governi europei nel voler rafforzare le proprie risorse industriali e tecnologiche. Come hanno sottolineato i tre amministratori delegati nella dichiarazione congiunta, mettendo a fattor comune talenti, risorse, competenze e capacità di ricerca e sviluppo, le aziende puntano a generare crescita, accelerare sull’innovazione e creare maggiore valore per clienti e stakeholder. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
