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Meta sotto accusa, miliardi di dollari di ricavi dalle truffe pubblicitarie

Documenti interni rivelano che Meta ha guadagnato miliardi di dollari da pubblicità fraudolente nel 2024 limitando le azioni di contrasto per proteggere i ricavi.
Credit © Wikipedia

Un’inchiesta di Reuters basata su documenti interni riservati di Meta getta luce su una delle questioni più controverse che riguardano il colosso dei social media: il gigante tecnologico che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp avrebbe consapevolmente lucrato miliardi di dollari da pubblicità fraudolente, nonostante la piena consapevolezza della portata del fenomeno. I documenti rivelano che Meta ha stimato che circa il 10% del proprio fatturato annuale del 2024, pari a circa 16 miliardi di dollari, deriverebbe da inserzioni pubblicitarie legate a truffe e prodotti vietati.

L’indagine, che ha esaminato documenti interni prodotti tra il 2021 e il 2025 e provenienti dai dipartimenti finanza, lobbying, ingegneria e sicurezza dell’azienda, dipinge il ritratto di una società che ha faticato per almeno tre anni a identificare e fermare un’ondata massiccia di pubblicità fraudolente, esponendo i propri miliardi di utenti a schemi ingannevoli di e-commerce e investimenti, casinò online illegali e vendita di prodotti medici proibiti. Secondo un documento datato dicembre 2024, gli utenti delle piattaforme Meta vengono esposti in media a circa 15 miliardi di annunci pubblicitari classificati come ad “alto rischio” di truffa ogni giorno, ovvero inserzioni che mostrano chiari segnali di essere fraudolente. Da questa categoria di annunci fraudolenti, Meta genererebbe circa 7 miliardi di dollari di ricavi annui.

Oltre a questi annunci a pagamento, i documenti evidenziano che gli utenti vengono colpiti quotidianamente da ulteriori 22 miliardi di tentativi di truffa organici, non pubblicitari. La portata del fenomeno è tale che una presentazione interna del maggio 2025 realizzata dal team di sicurezza di Meta ha stimato che le piattaforme dell’azienda fossero coinvolte in un terzo di tutte le truffe riuscite negli Stati Uniti. Un’analisi interna condotta nell’aprile 2025 ha concluso che risulta più facile pubblicare annunci truffaldini sulle piattaforme di Meta rispetto a Google, riconoscendo implicitamente che alcuni dei principali concorrenti dell’azienda hanno fatto un lavoro migliore nell’eliminare le frodi dalle proprie piattaforme.

Meta ha sviluppato sofisticati sistemi automatizzati di rilevamento delle frodi che identificano gli inserzionisti sospetti, ma i documenti rivelano che l’azienda applica una soglia eccezionalmente elevata prima di intervenire: gli inserzionisti vengono banditi dalle piattaforme solo quando i sistemi automatizzati prevedono con almeno il 95% di certezza che stanno commettendo frodi. Quando la certezza scende al di sotto di questa soglia, anche se Meta ritiene altamente probabile che l’inserzionista stia perpetrando una truffa, l’azienda non blocca gli annunci ma applica semplicemente tariffe pubblicitarie più elevate come penalità.

Questa politica, denominata internamente “penalty bids” o “offerte penalizzanti”, è stata sviluppata nel 2024 con l’obiettivo dichiarato di dissuadere gli inserzionisti sospetti dal pubblicare annunci rendendo le loro campagne meno competitive nelle aste pubblicitarie di Meta. Tuttavia, quando i truffatori decidono comunque di pagare le tariffe maggiorate, Meta incassa profitti aggiuntivi da inserzionisti che sospetta fortemente di attività illecite. I primi risultati del programma di offerte penalizzanti hanno mostrato un calo sia nelle segnalazioni di truffe che nei ricavi pubblicitari complessivi, sebbene modesto.

I documenti interni rivelano inoltre che Meta ha posto restrizioni rigorose su quanto fatturato è disposta a perdere nel contrasto agli inserzionisti sospetti. In un documento datato febbraio 2025 si legge che nella prima metà dell’anno il team responsabile del controllo degli inserzionisti questionabili non poteva intraprendere azioni che avrebbero potuto costare a Meta più dello 0,15% del fatturato totale dell’azienda, cifra che equivale a circa 135 milioni di dollari sui 90 miliardi generati nel primo semestre del 2025. Questa limitazione suggerisce che le considerazioni sul profitto abbiano limitato la volontà dell’azienda di reprimere in modo aggressivo la pubblicità fraudolenta.

La portata economica di queste decisioni emerge chiaramente da alcuni casi specifici: quattro sole campagne pubblicitarie rimosse da Meta nel 2024 avevano generato 67 milioni di dollari di ricavi mensili per l’azienda. I documenti fanno riferimento a quello che Meta definisce internamente “violating revenue”, ovvero entrate derivanti da pubblicità che violano gli standard aziendali o le leggi, come truffe, gioco d’azzardo illegale, servizi sessuali o prodotti sanitari dubbi.

L’indulgenza di Meta nei confronti dei recidivi emerge dai processi interni che permettono agli inserzionisti di continuare ad acquistare spazi pubblicitari anche dopo essere stati segnalati ripetutamente. Secondo i documenti, un “piccolo inserzionista” sorpreso a “promuovere frodi finanziarie” non verrebbe bloccato finché non viene segnalato almeno otto volte, mentre agli inserzionisti più grandi è stato permesso di accumulare oltre 500 violazioni senza essere rimossi dalla piattaforma. Meta ha persino prodotto report interni denominati “Scammiest Scammers” che identificavano i recidivi più attivi, eppure alcuni degli account segnalati risultavano ancora attivi sei mesi dopo.

Il sistema di personalizzazione pubblicitaria basato sull’intelligenza artificiale di Meta, progettato per mostrare agli utenti annunci in linea con i loro interessi, aggrava paradossalmente il problema: gli utenti che cliccano su annunci truffaldini hanno maggiori probabilità di vederne altri simili, creando un circolo vizioso che li rende bersagli sempre più vulnerabili. I documenti rivelano che Meta è pienamente consapevole del problema e delle sue implicazioni. Un documento del 2025 mostra che l’azienda è preoccupata che riduzioni improvvise dei ricavi derivanti dalla pubblicità fraudolenta potrebbero influenzare negativamente le proiezioni finanziarie dell’azienda.

Nel corso di un incontro nell’ottobre 2024, i dirigenti presentarono al CEO Mark Zuckerberg un piano definito come “approccio moderato” all’applicazione delle norme contro le truffe: invece di una repressione rapida, l’azienda avrebbe concentrato gli sforzi sui paesi dove temeva azioni normative imminenti. Dopo l’incontro con Zuckerberg, i dirigenti Meta responsabili dell’integrità delle piattaforme hanno stabilito l’obiettivo di ridurre la percentuale di ricavi attribuibile a truffe, gioco d’azzardo illegale e prodotti proibiti dal 10,1% stimato per il 2024 al 7,3% entro la fine del 2025, quindi al 6% entro la fine del 2026 e infine al 5,8% nel 2027. Tuttavia, le comunicazioni interne suggeriscono che queste riduzioni siano progettate principalmente per evitare sanzioni normative piuttosto che per proteggere gli utenti.

Meta ha anche preventivato sanzioni normative fino a un miliardo di dollari legate agli annunci fraudolenti, importo che internamente viene considerato gestibile rispetto ai ricavi in gioco. La Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti sta indagando su Meta per la pubblicazione di annunci relativi a truffe finanziarie, mentre nel Regno Unito un regolatore ha rilevato che i prodotti Meta erano coinvolti nel 54% di tutte le perdite legate a truffe di pagamento nel 2023, più del doppio rispetto a tutte le altre piattaforme social messe insieme.

Andy Stone, portavoce di Meta, ha dichiarato che i documenti visionati da Reuters “presentano una prospettiva selettiva che distorce l’approccio di Meta alle frodi e alle truffe”. Stone ha affermato che la stima interna secondo cui Meta avrebbe guadagnato il 10,1% dei propri ricavi del 2024 da truffe e altri annunci proibiti era “approssimativa e eccessivamente inclusiva”, spiegando che la valutazione includeva “molti” annunci legittimi, sebbene si sia rifiutato di fornire una cifra aggiornata. Il portavoce ha aggiunto che la valutazione era stata effettuata per convalidare gli investimenti pianificati in materia di integrità, in particolare nella lotta contro frodi e truffe.

Stone ha sottolineato che negli ultimi 18 mesi Meta ha ridotto del 58% le segnalazioni degli utenti relative ad annunci truffaldini a livello globale e che nel 2025 l’azienda ha rimosso oltre 134 milioni di contenuti pubblicitari fraudolenti. Alcuni documenti mostrano effettivamente Meta impegnata a fare di più, con un documento del 2024 che afferma “abbiamo grandi obiettivi per ridurre le truffe pubblicitarie nel 2025”, con l’intenzione di ridurre tali annunci in alcuni mercati fino al 50%.

Tuttavia, documenti interni più datati rivelano carenze storiche nella risposta di Meta alle segnalazioni degli utenti. Un documento del 2023 indica che il personale di sicurezza di Meta si era prefisso di migliorare, sperando di respingere in futuro non più del 75% delle segnalazioni valide di truffe, il che implica che una percentuale molto elevata di segnalazioni legittime degli utenti veniva storicamente ignorata. Erin West, ex procuratore della contea di Santa Clara che ora gestisce un’organizzazione no-profit dedicata alla lotta contro le truffe, ha dichiarato che la risposta predefinita di Meta agli utenti che segnalano frodi era quella di ignorarli.

Gli esempi concreti documentati includono il caso di un account Facebook di un reclutatore della Royal Canadian Air Force che è stato violato e utilizzato per promuovere falsi investimenti in criptovalute, con almeno quattro colleghi che hanno perso decine di migliaia di dollari canadesi. L’account è rimasto attivo per un mese promuovendo la truffa cripto prima di essere rimosso. Il contesto globale in cui si inserisce questa vicenda è allarmante: secondo il rapporto 2024 Global State of Scams della Global Anti-Scam Alliance, le vittime di truffe in tutto il mondo hanno perso almeno mille miliardi di dollari nell’ultimo anno. Negli Stati Uniti, Danimarca e Svizzera si registrano le perdite più elevate per vittima, con gli americani che perdono in media 3.520 dollari. La percentuale di vittime che riesce a recuperare le proprie perdite è disastrosa: solo il 4% a livello globale, con Stati Uniti e Regno Unito che mostrano i tassi di recupero più elevati, pur rimanendo estremamente bassi.

L’inchiesta solleva interrogativi fondamentali sulla responsabilità delle piattaforme tecnologiche nel proteggere gli utenti dalle frodi e sulla supervisione normativa dell’industria pubblicitaria digitale. Sandeep Abraham, ex investigatore di sicurezza di Meta che ora gestisce una società di consulenza chiamata Risky Business Solutions, ha osservato che l’accettazione da parte di Meta di ricavi da fonti sospette di frode evidenzia la mancanza di supervisione normativa nell’industria pubblicitaria, affermando che se i regolatori non tollererebbero che le banche traggano profitto dalle frodi, non dovrebbero tollerarlo nemmeno nel settore tecnologico. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!