All’istituto superiore Einaudi di Ferrara, non tutti gli studenti delle dodici classi terze potranno partecipare al viaggio d’istruzione previsto per febbraio a Napoli. La decisione della dirigente scolastica Marianna Fornasiero, che dirige l’istituto dal 2019, ha stabilito criteri di selezione stringenti per contenere i costi entro la soglia dei 140mila euro, limite oltre il quale le scuole sono obbligate a gestire i viaggi come appalti pubblici, con procedure burocratiche complesse che avrebbero reso impossibile l’organizzazione in tempi utili.
Contattata telefonicamente dal quotidiano il Resto del Carlino, la dirigenza ha illustrato i parametri adottati per selezionare gli studenti ammessi alla trasferta partenopea. In prima istanza sono stati esclusi dal viaggio d’istruzione tutti coloro che avevano provvedimenti disciplinari, ossia note disciplinari registrate ufficialmente. Successivamente, il vaglio si è esteso agli studenti con voti di comportamento inferiore a otto nello scrutinio dello scorso anno scolastico. Tra gli studenti rimasti dopo questa doppia scrematura, non potendo superare il tetto finanziario stabilito, la scuola ha dovuto introdurre un ulteriore criterio selettivo: la media finale scolastica dello scrutinio maggiore o uguale a sette.
La dirigente ha spiegato che, in assenza di parametri oggettivi, l’unica alternativa sarebbe stata ricorrere a un sorteggio, soluzione ritenuta però meno equa rispetto alla valutazione del merito scolastico. La scuola ha comunque previsto una forma di compensazione per gli studenti esclusi, garantendo loro la precedenza nella partecipazione al viaggio di istruzione del prossimo anno scolastico. Si tratta infatti di classi terze, che hanno ancora due anni prima del diploma e quindi ulteriori occasioni per recuperare l’opportunità perduta.
La decisione ha sollevato immediatamente perplessità tra le famiglie degli studenti. Secondo quanto riportato dalle cronache locali, alcuni genitori avrebbero già richiesto un incontro chiarificatore con la dirigente per discutere i criteri applicati. La questione si inserisce in un contesto più ampio di difficoltà organizzative che molte istituzioni scolastiche italiane stanno affrontando nell’organizzazione dei viaggi di istruzione.
Nei mesi scorsi, numerose scuole hanno rallentato o sospeso la programmazione delle gite scolastiche a causa delle modifiche apportate negli anni precedenti al Codice degli appalti e della cessazione della deroga concessa dall’Autorità nazionale anticorruzione. Lo scorso anno scolastico, grazie a una deroga temporanea valida fino al maggio 2025, gli istituti potevano gestire autonomamente i viaggi d’istruzione anche se il costo superava i 140mila euro, senza essere obbligati a seguire le complesse regole degli appalti pubblici. Con la scadenza di questa deroga, ogni viaggio deve ora rispettare specifici criteri di trasparenza che complicano notevolmente la gestione amministrativa per le scuole non qualificate come stazioni appaltanti.
La vicenda dell’Einaudi di Ferrara non rappresenta un caso isolato nel panorama scolastico italiano. Episodi analoghi hanno suscitato dibattiti accesi in diverse regioni. Nel marzo del 2019, alla scuola media Paolo Ferrari di Marina di Massa, furono selezionati solo gli studenti con un voto alto in condotta per partecipare al viaggio d’istruzione a Napoli, a causa del numero ridotto di insegnanti disponibili ad accompagnare i ragazzi. Più recentemente, nel maggio 2024, l’istituto comprensivo Niccolò Tommaseo di Torino ha riservato la visita alla redazione di Radio24 a Milano solamente agli studenti con la media dell’otto, scatenando l’intervento diretto del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Il ministro Valditara, in quell’occasione, aveva definito la scelta non condivisibile, precisando che il merito non ha come riferimento la media aritmetica in pagella, ma l’impegno e la costanza nel realizzare i propri personali talenti. Il titolare del ministero aveva inoltre sottolineato come, se la riduzione del numero di partecipanti fosse stata imposta dalla struttura ospitante, si sarebbe potuta richiedere un’eccezione facendo riferimento alla necessità di una didattica inclusiva. Nel febbraio 2025, una scuola media di Cagliari ha escluso due studenti tredicenni dalla gita scolastica in Sicilia per motivi disciplinari, motivando la decisione con il fatto che il viaggio di istruzione, in quanto esperienza didattica e formativa, richiede una certa maturità e autonomia degli studenti.
La questione della partecipazione ai viaggi di istruzione si intreccia con il più ampio dibattito sul ruolo educativo della scuola e sui criteri con cui valutare e incentivare gli studenti. Da una parte c’è chi sostiene che le gite scolastiche costituiscano parte integrante dell’offerta formativa e che, come tali, debbano essere accessibili a tutti gli studenti senza distinzioni legate al rendimento scolastico. Dall’altra parte, vi è chi ritiene legittimo che la partecipazione a queste attività sia subordinata al comportamento e all’impegno dimostrati durante l’anno scolastico, configurandosi come uno strumento educativo per responsabilizzare gli alunni.
Le note ministeriali e la giurisprudenza hanno più volte ribadito che i viaggi di istruzione rappresentano un’opportunità fondamentale per la promozione dello sviluppo relazionale e formativo di ciascun alunno. La circolare ministeriale del 2002 sottolinea come questi momenti costituiscano esperienze formative che favoriscono l’integrazione scolastica e il diritto allo studio. Tuttavia, la normativa riconosce anche l’autonomia delle istituzioni scolastiche nella definizione dei criteri di partecipazione, purché questi siano trasparenti, condivisi con le famiglie attraverso il patto di corresponsabilità educativa e applicati in modo non discriminatorio.
Il regolamento interno di molti istituti prevede espressamente che la partecipazione alle uscite didattiche e ai viaggi di istruzione sia subordinata al comportamento della classe e dei singoli alunni, con una valutazione affidata al consiglio di classe. La sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania del 2025 ha ribadito la piena legittimità dell’esclusione di un alunno da una gita scolastica per motivi disciplinari, riconoscendo alla scuola ampio margine di discrezionalità nella gestione delle sanzioni previste dal regolamento di istituto, purché la misura sia proporzionata, motivata e applicata in modo uniforme.
Il caso ferrarese solleva anche interrogativi sulla sostenibilità economica dei viaggi di istruzione e sulle crescenti difficoltà organizzative delle scuole. Emilia Dimitri, dirigente scolastica interpellata sullo stesso tema dal Resto del Carlino, ha evidenziato come molte famiglie non possano permettersi economicamente la partecipazione alle gite, nonostante le scuole destinino fondi per calmierare i costi. Introdurre il criterio della media scolastica per la partecipazione a un viaggio di istruzione, ha precisato la dirigente, potrebbe esporre la scuola a ricorsi da parte dei genitori, considerando che i viaggi fanno parte dell’offerta formativa dell’istituto.
La polemica suscitata dalla decisione dell’Einaudi mette in luce la tensione tra diverse esigenze: quella di garantire pari opportunità formative a tutti gli studenti, quella di responsabilizzare i ragazzi attraverso criteri meritocratici e comportamentali, e quella di rispettare vincoli economici e normativi sempre più stringenti. Mentre alcune voci nel mondo della scuola ritengono che escludere studenti con difficoltà o rendimento inferiore vada contro i principi di inclusione che la stessa scuola dovrebbe promuovere, altri sostengono che criteri selettivi basati sul merito e sul comportamento possano avere una valenza formativa, stimolando gli studenti a impegnarsi maggiormente nel percorso scolastico.
L’insegnante e scrittore Enrico Galiano, intervenuto pubblicamente su un caso analogo in cui l’accesso a un incontro formativo era riservato agli studenti con media del nove, ha espresso un giudizio critico su questo tipo di selezione, affermando che sono proprio i ragazzi che hanno più difficoltà ad avere maggiore bisogno di opportunità formative. Escluderli, secondo Galiano, significa demotivarli ulteriormente e farli sentire emarginati, perpetuando quella che ha definito la bufala del merito stabilito attraverso la media scolastica.
La normativa recente sul voto in condotta, entrata in vigore dall’anno scolastico 2025-2026, attribuisce maggiore peso al comportamento degli studenti. Con le nuove disposizioni, un voto inferiore a sei in condotta comporta la bocciatura automatica, mentre un sei determina la sospensione del giudizio, subordinando l’ammissione all’anno successivo alla presentazione di un elaborato di cittadinanza attiva. Solo gli studenti con un voto di condotta pari o superiore a nove possono ricevere il punteggio massimo nel credito scolastico, influenzando così il voto finale del diploma di maturità. Questi cambiamenti normativi rafforzano l’idea che il comportamento debba essere un elemento centrale nella valutazione complessiva degli studenti, anche al di fuori della tradizionale valutazione didattica.
Il dibattito intorno al caso ferrarese è destinato a proseguire, alimentato dalle diverse sensibilità pedagogiche e dalle crescenti difficoltà operative che le scuole italiane devono affrontare nell’organizzazione delle attività extracurricolari. La questione rimane complessa e non ammette risposte univoche, richiedendo un equilibrio delicato tra principi educativi, vincoli normativi e necessità organizzative, in un contesto in cui le risorse economiche e la disponibilità dei docenti rappresentano fattori limitanti sempre più rilevanti. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
