Una costellazione di satelliti alimentati da energia solare e dotati di intelligenza artificiale, incaricata di regolare il clima terrestre modulando la quantità di radiazione che raggiunge la superficie del Pianeta. Non si tratta della trama di un film di fantascienza, bensì della nuova proposta avanzata da Elon Musk per affrontare il cambiamento climatico. L’imprenditore sudafricano, patron di SpaceX e Tesla, ha presentato nei giorni scorsi un piano che prevede l’impiego di satelliti orbitali capaci di intervenire direttamente sull’equilibrio energetico terrestre, riducendo l’effetto del riscaldamento globale nelle aree critiche oppure aumentando le temperature laddove necessario per sostenere particolari microclimi locali.
L’idea, formulata attraverso una serie di post sulla piattaforma X il 3 novembre 2025, si fonda su un principio di ingegneria planetaria di scala senza precedenti. Secondo quanto dichiarato da Musk, una vasta rete di satelliti alimentati dall’energia solare e controllati da algoritmi di intelligenza artificiale potrebbe prevenire il riscaldamento globale apportando piccoli aggiustamenti alla quantità di energia solare che raggiunge la Terra. In risposta alle domande degli utenti sulla fattibilità tecnica dell’iniziativa, Musk ha risposto in modo sintetico ma assertivo, sostenendo che sarebbero sufficienti minimi aggiustamenti per prevenire sia il riscaldamento che il raffreddamento globale, richiamando il fatto che la Terra in passato si è trasformata più volte in una palla di neve.
Il sistema proposto rappresenta una versione su scala planetaria del concetto teorico della sfera di Dyson, una megastruttura ipotizzata dal fisico Freeman Dyson nel 1960 per catturare interamente l’energia di una stella. La versione di Musk è tuttavia molto più circoscritta e si concentra sulla Terra, prevedendo satelliti disposti in orbita terrestre che funzionerebbero come uno schermo solare controllabile, in grado di regolare dinamicamente il bilancio energetico del Pianeta. Questi dispositivi non si limiterebbero a riflettere passivamente la luce solare nello spazio, ma opererebbero attraverso un sistema coordinato di intelligenza artificiale, capace di modulare con precisione la radiazione in arrivo sulla base delle necessità climatiche regionali e globali.
Il ruolo centrale nella realizzazione di questo ambizioso progetto è affidato a Starship, il razzo riutilizzabile gigante di SpaceX attualmente in fase avanzata di sviluppo. Con un’altezza di oltre 120 metri e una capacità di carico stimata fino a 150 tonnellate verso l’orbita terrestre bassa nella configurazione completamente riutilizzabile, Starship è stato concepito proprio per rendere possibili progetti su scala enorme, trasportando carichi pesanti in orbita a costi significativamente ridotti rispetto ai sistemi tradizionali. In un post pubblicato su X il 9 novembre, Musk ha specificato che Starship sarebbe progettato per trasportare carichi pesanti in orbita, inclusi fino a 100 satelliti per lancio, secondo stime basate su dimensioni e capacità del veicolo. Più recentemente, il 19 novembre, Musk ha aggiornato le previsioni affermando che Starship dovrebbe essere in grado di consegnare circa 300 gigawatt di satelliti alimentati a energia solare all’anno, forse anche 500 gigawatt, cifre che secondo l’imprenditore permetterebbero di superare l’intero consumo elettrico medio degli Stati Uniti nel giro di un paio d’anni.
Il piano di Musk prevede una scala di implementazione progressiva. Inizialmente si stima che il sistema possa generare fino a 100 gigawatt di potenza orbitale all’anno entro i prossimi quattro o cinque anni. Successivamente, la capacità potrebbe essere incrementata fino alla soglia dei 100 terawatt grazie al supporto di una base lunare dedicata alla produzione locale dei satelliti. Quest’ultimo elemento rappresenta un aspetto particolarmente rilevante del progetto, in quanto trasformerebbe la Luna in una sorta di fabbrica spaziale, sfruttando la minore gravità e l’assenza di atmosfera per produrre direttamente in loco i dispositivi da immettere in orbita terrestre, riducendo così i costi e la complessità logistica del trasporto dalla superficie terrestre.
La proposta di Musk si inserisce nel più ampio contesto della geoingegneria solare, nota anche come gestione della radiazione solare o Solar Radiation Management, un insieme di tecniche progettate per ridurre la quantità di radiazione solare assorbita dalla Terra al fine di contrastare il riscaldamento globale. Sebbene il concetto di schermatura solare non sia nuovo e sia stato oggetto di discussioni scientifiche per decenni, l’idea di implementarlo attraverso una costellazione di satelliti controllati da intelligenza artificiale costituisce un approccio innovativo e tecnologicamente avanzato. La fisica di base della gestione della radiazione solare è relativamente semplice: considerando che un raddoppio della concentrazione atmosferica di anidride carbonica rispetto ai livelli preindustriali causerebbe un riscaldamento di circa quattro watt per metro quadrato, sarebbe sufficiente riflettere una piccola frazione aggiuntiva della radiazione solare in arrivo per controbilanciare questo effetto.
Il precedente più rilevante in natura di questo tipo di intervento è rappresentato dall’eruzione del vulcano Pinatubo nelle Filippine del giugno 1991, che scaricò nella stratosfera circa dieci milioni di tonnellate di zolfo, causando una riduzione delle temperature globali medie di circa mezzo grado Celsius nei due anni successivi. Questo evento naturale ha fornito alla comunità scientifica dati concreti sugli effetti della schermatura solare su larga scala, alimentando il dibattito sulla fattibilità tecnica della geoingegneria solare. Tuttavia, mentre l’eruzione del Pinatubo rappresentò un evento naturale e temporaneo, un sistema di satelliti richiederebbe un’operatività continua e prolungata nel tempo, con tutte le implicazioni tecniche, economiche e politiche che ne derivano.
La credibilità della proposta di Musk è rafforzata dai precedenti successi ottenuti dall’imprenditore in ambito aerospaziale. SpaceX è attualmente l’unica azienda al mondo a utilizzare razzi riutilizzabili su larga scala e nel 2025 ha gestito circa il 90 per cento di tutte le spedizioni spaziali globali, avendo completato 135 lanci con il razzo Falcon 9 nell’arco dell’anno, superando il record precedente. La società controlla inoltre una costellazione di oltre 10.000 satelliti Starlink, di cui circa 8.600 attualmente operativi, rappresentando circa due terzi dei satelliti attivi in orbita terrestre. Questa infrastruttura esistente e l’esperienza maturata nella gestione di costellazioni satellitari su vasta scala forniscono a Musk una base concreta da cui partire per sviluppare un sistema ancora più ambizioso dedicato alla regolazione climatica.
Nonostante la solidità del curriculum tecnologico di Musk, la proposta ha immediatamente acceso un dibattito scientifico e politico di portata globale. La geoingegneria solare è infatti considerata una delle frontiere più controverse della scienza contemporanea, dividendo profondamente la comunità scientifica tra sostenitori e detrattori. Gli oppositori sottolineano che interventi di questa natura comportano rischi sistemici difficili da prevedere e potenzialmente irreversibili. Un rapporto pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente nel 2023 ha evidenziato che la gestione della radiazione solare potrebbe danneggiare lo strato di ozono, causare una sovracompensazione dei cambiamenti climatici su scala regionale con effetti difficili da determinare, e in generale generare conseguenze ambientali non intenzionali. Il rapporto ha concluso che una diffusione su larga scala della gestione della radiazione solare a breve e medio termine non sarebbe attualmente giustificata e non sarebbe saggia, sebbene questa opinione potrebbe cambiare qualora l’azione sul clima dovesse rimanere insufficiente.
Una delle preoccupazioni più rilevanti riguarda il cosiddetto rischio morale o moral hazard, ovvero la possibilità che la disponibilità di tecnologie di geoingegneria possa ridurre la pressione su governi e industrie per diminuire le emissioni di gas serra. Secondo questa prospettiva critica, la possibilità speculativa di una futura geoingegneria solare rischia di diventare un potente argomento per lobbisti industriali, negazionisti climatici e alcuni governi per ritardare le politiche di decarbonizzazione. Nel 2022, un gruppo di 16 ricercatori e professori del settore ha pubblicato una lettera aperta in cui si schieravano apertamente contro la geoingegneria solare, sostenendo che i rischi di queste tecnologie sono scarsamente compresi e non possono essere pienamente conosciuti, con impatti che varierebbero tra diverse regioni e incertezze sugli effetti sui modelli meteorologici, sull’agricoltura e sulla fornitura di beni essenziali come cibo e acqua.
Le sfide di governance rappresentano un ulteriore aspetto critico della proposta. Chi dovrebbe decidere se e quando avviare programmi di modificazione climatica su scala planetaria? E con quali regole? Il controllo sul riscaldamento della Terra significherebbe affidare a qualcuno il potere di regolare il sistema climatico dell’intero Pianeta, sollevando interrogativi profondi sulla maturità politica e sulla sofisticazione etica necessarie per esercitare in modo sicuro un potere di tale portata. Un programma di gestione della radiazione solare condotto da un singolo paese o da un attore privato potrebbe alterare i modelli climatici causando siccità in alcune regioni e inondazioni in altre, innescando potenzialmente conflitti per l’acqua e le risorse agricole e alimentando tensioni geopolitiche. In termini di governance, la situazione risulta paragonabile a quella delle armi nucleari prima che venissero regolamentate, con il rischio che la tecnologia possa essere utilizzata da alcune nazioni per ottenere vantaggi strategici a scapito di altre.
Un ulteriore problema riguarda la distribuzione diseguale di benefici e rischi. La geoingegneria solare rischia di amplificare le disuguaglianze globali, poiché solo i paesi ricchi disporrebbero delle risorse necessarie per controllarla, mentre quelli più vulnerabili ne subirebbero le conseguenze. Il Center for International Environmental Law ha proposto un Trattato di Non Uso della Geoingegneria, volto a impedire la commercializzazione prematura di queste tecnologie e a stabilire regole globali chiare prima di qualsiasi sperimentazione. Una delle principali preoccupazioni è che aziende private, in particolare quelle del settore fossile, possano utilizzare la geoingegneria come strumento di greenwashing, promuovendola come soluzione al cambiamento climatico senza ridurre le emissioni di gas serra. La mancanza di trasparenza nei processi decisionali costituisce un problema aggiuntivo, con il dibattito sulla geoingegneria attualmente dominato da scienziati, governi e aziende, con scarso coinvolgimento della società civile e delle popolazioni che sarebbero maggiormente colpite dagli effetti di queste tecnologie.
Ulteriori complessità tecniche riguardano la questione della reversibilità e della dipendenza dal sistema. Una volta implementato, un programma di schermatura solare orbitale dovrebbe operare in modo continuo e indefinito. La terminazione improvvisa e sostenuta della gestione della radiazione solare comporterebbe un rapido e massiccio aumento delle temperature globali, poiché l’accumulo continuato di anidride carbonica nell’atmosfera, temporaneamente mascherato dallo schermo solare, causerebbe un effetto di rimbalzo termico potenzialmente catastrofico. Questo significherebbe che l’umanità diventerebbe strutturalmente dipendente dal sistema, con l’impossibilità di interromperlo senza conseguenze disastrose. Inoltre, non è chiaro come il sistema potrebbe adattarsi all’evoluzione tecnologica, considerando che i satelliti in orbita non possono essere facilmente sostituiti o aggiornati come le infrastrutture terrestri.
Un ulteriore aspetto problematico riguarda gli impatti regionali differenziati. Anche se la geoingegneria solare potesse effettivamente ridurre le temperature medie globali, gli effetti non sarebbero uniformi su tutto il Pianeta. Alcuni studi hanno dimostrato che la gestione della radiazione solare potrebbe modificare i modelli di precipitazione, spostando potenzialmente i monsoni e influenzando milioni di agricoltori. Le regioni polari, le zone tropicali e le latitudini medie potrebbero sperimentare impatti profondamente diversi, creando inevitabilmente vincitori e perdenti su scala globale. Questa distribuzione diseguale degli effetti alimenterebbe tensioni internazionali e renderebbe estremamente difficile raggiungere un consenso globale su come e quando implementare il sistema.
Dal punto di vista energetico, la proposta solleva interrogativi significativi. Sebbene Musk enfatizzi la capacità dei satelliti di generare energia solare nello spazio, dove i pannelli fotovoltaici possono essere fino a otto volte più produttivi rispetto alla superficie terrestre grazie all’assenza di atmosfera e alla radiazione solare continua, rimane irrisolta la questione di come trasmettere questa energia sulla Terra in modo efficiente e sicuro. La trasmissione via microonde o laser, sebbene teoricamente possibile, non è stata mai dimostrata su larga scala e comporterebbe sfide tecniche formidabili oltre a potenziali rischi per la sicurezza. Inoltre, il raffreddamento dei sistemi elettronici nello spazio rappresenta una sfida significativa, poiché il vuoto quasi assoluto dell’orbita terrestre impedisce il raffreddamento convettivo, rendendo necessari sistemi di raffreddamento radiativo complessi e costosi.
Nonostante le numerose criticità evidenziate dalla comunità scientifica, alcuni esperti riconoscono che la geoingegneria solare potrebbe avere un ruolo come misura di emergenza nell’eventualità che gli sforzi di mitigazione convenzionali si rivelassero insufficienti. Il rapporto delle Nazioni Unite ha sottolineato che la geoingegneria rappresenterebbe un’opzione alternativa di emergenza qualora l’azione sul clima dovesse rimanere inadeguata. Secondo questa prospettiva, la ricerca sulla geoingegneria non dovrebbe essere abbandonata completamente, ma dovrebbe procedere con estrema cautela, accompagnata da solidi quadri di governance internazionale e da un impegno costante a perseguire la riduzione delle emissioni come priorità assoluta.
La proposta di Musk arriva in un momento particolare, coincidente con la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Belem in Brasile nel novembre 2025. L’annuncio ha suscitato reazioni contrastanti anche all’interno della comunità ambientalista, con alcuni commentatori che hanno sottolineato come la posizione dominante di Musk nel settore satellitare, attraverso la costellazione Starlink, renda la sua proposta non del tutto disinteressata. Con oltre 7.600 satelliti già lanciati in orbita, Starlink possiede di gran lunga la flotta più estesa e capillare, candidandosi naturalmente al ruolo di presunta regolatrice del cambiamento climatico, sebbene la validità scientifica di questa ipotesi rimanga tutta da verificare.
La questione dell’impatto astronomico rappresenta un ulteriore aspetto controverso. La costellazione Starlink esistente è già oggetto di critiche da parte della comunità astronomica internazionale, in quanto i satelliti interferiscono con le osservazioni del cielo profondo, creando striature luminose nelle immagini telescopiche e ostacolando la ricerca astronomica. Un’espansione massiccia del numero di satelliti in orbita per scopi di regolazione climatica aggraverebbe significativamente questo problema, potenzialmente compromettendo in modo irreversibile la capacità dell’umanità di osservare e studiare l’universo. La questione della spazzatura spaziale costituisce un rischio aggiuntivo, con migliaia di satelliti addizionali che aumenterebbero la probabilità di collisioni orbitali e la generazione di detriti che potrebbero rendere alcune orbite inutilizzabili per decenni o secoli.
Sul fronte della fattibilità economica, i costi di implementazione e manutenzione di un sistema di questa portata sarebbero nell’ordine di decine o centinaia di miliardi di dollari. Sebbene Musk sostenga che i razzi riutilizzabili di SpaceX abbiano drasticamente ridotto i costi di accesso allo spazio, il dispiegamento e la gestione continua di una costellazione dedicata alla regolazione climatica richiederebbe investimenti finanziari di scala senza precedenti. La questione di chi dovrebbe finanziare un progetto di questo tipo rimane aperta, con implicazioni profonde per l’equità globale e la distribuzione dei costi e dei benefici tra nazioni ricche e paesi in via di sviluppo.
Alcuni analisti hanno sottolineato che la proposta di Musk potrebbe essere interpretata anche come una strategia per garantire ulteriori finanziamenti e supporto politico al programma Starship, che rappresenta un investimento massiccio per SpaceX e che necessita di applicazioni commerciali su larga scala per essere economicamente sostenibile. La possibilità di posizionare Starship come strumento essenziale per affrontare la crisi climatica globale potrebbe facilitare l’ottenimento di contratti governativi e supporto pubblico, indipendentemente dalla reale fattibilità tecnica e scientifica del sistema di regolazione climatica proposto.
Il dibattito sulla proposta di Musk riflette tensioni più ampie all’interno del discorso sul cambiamento climatico tra approcci tecnologici e approcci sistemici. Mentre alcuni vedono nella tecnologia la chiave per risolvere la crisi climatica senza dover trasformare radicalmente il sistema economico e sociale globale, altri sottolineano che nessuna soluzione tecnologica può sostituire la necessità fondamentale di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e di operare una transizione verso un modello di sviluppo sostenibile. La geoingegneria solare, secondo questa prospettiva critica, rappresenterebbe un tentativo di evitare le scelte difficili e i cambiamenti strutturali necessari per affrontare realmente le cause profonde del cambiamento climatico.
La comunità scientifica rimane profondamente divisa sulla questione. Mentre alcuni ricercatori sostengono che la ricerca sulla geoingegneria solare dovrebbe essere perseguita come possibile strumento di ultima istanza, altri ritengono che anche la ricerca in questo campo sia pericolosa, in quanto legittimerebbe un approccio potenzialmente disastroso e distoglierebbe risorse e attenzione dalle soluzioni realmente necessarie. Questa divisione si riflette nelle politiche nazionali e internazionali, con alcuni paesi che stanno finanziando programmi di ricerca sulla geoingegneria mentre altri si oppongono categoricamente a qualsiasi forma di sperimentazione in questo ambito.
In definitiva, la proposta di Elon Musk di utilizzare una costellazione di satelliti dotati di intelligenza artificiale per regolare il clima terrestre rappresenta una delle idee più audaci e controverse nel campo della risposta al cambiamento climatico. Sebbene l’imprenditore possa vantare un curriculum impressionante di successi tecnologici che un tempo venivano considerati impossibili o visionari, la complessità e i rischi associati alla geoingegneria planetaria sono di ordine completamente diverso rispetto allo sviluppo di razzi riutilizzabili o veicoli elettrici. La manipolazione intenzionale del bilancio energetico terrestre attraverso la modulazione della radiazione solare in arrivo comporta incertezze scientifiche profonde, sfide di governance senza precedenti, rischi geopolitici significativi e questioni etiche fondamentali sulla relazione tra umanità e sistema climatico. Mentre il dibattito continua, la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che la priorità assoluta debba rimanere la riduzione drastica delle emissioni di gas serra attraverso la decarbonizzazione dell’economia globale, considerando la geoingegneria al massimo come una possibile misura di emergenza da valutare con estrema cautela e solo nel contesto di un robusto quadro di governance internazionale. La proposta di Musk ha tuttavia il merito di aver riacceso su scala globale il dibattito su queste tecnologie controverse, costringendo governi, scienziati e opinione pubblica a confrontarsi con domande fondamentali sul futuro del Pianeta e sui limiti dell’intervento tecnologico umano sui sistemi naturali. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
