La vicenda della famiglia anglo-australiana che da anni vive in un casolare isolato nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti, si è trasformata in un caso che ha acceso il dibattito politico e istituzionale nazionale. Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha disposto giovedì scorso l’allontanamento urgente dei tre figli di Catherine Birmingham, australiana quarantacinquenne ex istruttrice di equitazione, e Nathan Trevallion, britannico cinquantunenne ex commerciante di mobili pregiati, ordinandone il collocamento in una casa famiglia di Vasto insieme alla madre per un periodo di osservazione. La decisione, firmata dal presidente del Tribunale Cecilia Angrisano, ha sospeso in via esecutiva la responsabilità genitoriale di entrambi i genitori e nominato come tutore provvisorio l’avvocata Maria Luisa Palladino del foro di Vasto.
L’intervento è stato eseguito nel pomeriggio di giovedì con un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine. Sul posto si sono presentate cinque pattuglie di carabinieri in borghese, assistenti sociali, il sindaco di Palmoli Giuseppe Masciulli, la curatrice speciale dei minori avvocata Marika Bolognese nominata dalla Procura per i minorenni e l’avvocato difensore della famiglia Giovanni Angelucci. Erano pronti con un pulmino da nove posti per trasferire i bambini, una femmina di otto anni e due gemelli di sei. La situazione era tesa e pioveva quando la madre ha gestito il momento con sangue freddo, dicendo ai figli di prendere pigiama, spazzolino e qualche frutto da mettere negli zainetti. Grazie alla mediazione dell’avvocato Angelucci, è stato concesso a Catherine di accompagnare i bambini nella struttura protetta e di rimanere con loro, sebbene in orari stabiliti e dormendo in una stanza separata su un altro piano rispetto ai piccoli.
Il padre Nathan è rimasto nel casolare con gli animali della famiglia. Nelle ore successive ha parlato di bambini strappati ai genitori che rimarranno traumatizzati da questa esperienza. Ha dichiarato di voler portare frutta e vestiti alla famiglia e di essere determinato a riportare i figli a casa nel giro di pochi giorni, dopo aver sistemato le criticità dell’abitazione segnalate, in particolare riportando il bagno all’interno della casa. Se non dovesse riuscirci, ha paventato l’ipotesi che Catherine prenda i tre bambini e i loro passaporti per tornare in Australia, mentre lui resterebbe in Italia a badare agli animali nel bosco.
Secondo l’ordinanza cautelare del Tribunale aquilano, la misura non è stata disposta per una presunta mancanza di istruzione ma per il rischio di lesione del diritto dei minori alla vita di relazione garantito dall’articolo due della Costituzione. I giudici hanno delineato un quadro di grave pregiudizio per l’integrità fisica e psichica dei bambini, per l’assistenza materiale e morale, per la vita di relazione e la riservatezza. Nel provvedimento si afferma che i bambini hanno finora vissuto in un rudere fatiscente e privo di utenze oltre che in una piccola roulotte. La perizia depositata dai genitori ha confermato l’assoluta assenza di impianti elettrico e idrico sanitario, oltre alla mancanza di infissi e rifiniture. Per i giudici questa situazione è del tutto insufficiente a garantire la sicurezza dei bambini, mancando collaudo statico, certificazioni e verifiche sulle condizioni igienico sanitarie. In assenza di requisiti di abitabilità, l’ordinanza afferma che sussiste una presunzione di esistenza di pericolo di pregiudizio per l’incolumità e l’integrità fisica dei minori.
Il Tribunale si è soffermato in particolare sulla deprivazione del confronto con i pari, che secondo i magistrati può avere effetti significativi sullo sviluppo cognitivo emotivo dei bambini. L’isolamento sociale a cui i minori sarebbero sottoposti può comportare difficoltà di apprendimento cooperativo, mancanza di autostima e motivazione, problemi di regolazione emotiva e comportamentale, incapacità di riconoscere l’altro. La mancanza di socializzazione e di confronto con altri bambini è definita un fattore che ostacola lo sviluppo delle competenze sociali emotive e cognitive essenziali, rendendo più difficile l’adattamento sia nel sistema educativo che nella società in generale. Nell’ordinanza viene anche contestata l’esposizione mediatica della vicenda da parte dei genitori, accusati di aver diffuso immagini e informazioni idonee a rendere identificabili i minori in violazione dell’articolo cinquanta del Codice Privacy. I giudici hanno scritto che i genitori hanno mostrato di fare uso dei propri figli allo scopo di conseguire un risultato processuale invocando pressioni dell’opinione pubblica sull’esercizio della giurisdizione, un comportamento che espone i bambini alla violazione della loro dignità trasformandoli in strumenti mediatici.
La vicenda era finita all’attenzione della Procura minorile dell’Aquila lo scorso anno dopo un ricovero ospedaliero dell’intera famiglia a seguito di un’intossicazione da funghi raccolti nel bosco. I carabinieri avevano effettuato un sopralluogo nella casa che aveva portato a una segnalazione e a un primo provvedimento di sospensione della responsabilità genitoriale senza però allontanare i minori dalla famiglia. Con il nuovo provvedimento esecutivo, i bambini dovranno rimanere nella comunità indicata dal tribunale per un periodo di osservazione di otto giorni durante i quali verranno sottoposti a una serie di attività e visite mediche con il pediatra, verifica delle vaccinazioni, colloqui psicologici che non era stato possibile effettuare fino ad ora. Il sindaco Masciulli ha spiegato che i genitori per alcune attività non si erano resi disponibili, come confermato anche da Nathan che di recente in maniera provocatoria aveva dichiarato pubblicamente di voler chiedere cinquantamila euro per ogni bambino da sottoporre a visita medica.
Il caso ha suscitato immediate e dure reazioni politiche. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha definito la vicenda preoccupante pericolosa e vergognosa, parlando di sequestro di tre bambini portati via da una mamma e da un papà in maniera indegna. Salvini si è detto impegnato ad andare fino in fondo e se necessario anche a parlare con il giudice del tribunale dei minori, annunciando che si recherà in Abruzzo la settimana prossima. Le sue dichiarazioni più dure sono arrivate quando ha affermato che giudici e assistenti sociali in Abruzzo non rompano le scatole, aggiungendo che questa storia dimostra che una profonda sana e giusta riforma di una giustizia che non funziona sarà fondamentale. Il leader della Lega ha ribadito di volersi occupare della vicenda non da ministro ma da genitore da padre e da italiano, ritenendo vergognoso che lo Stato si occupi di entrare nel merito dell’educazione privata delle scelte di vita personali di due genitori che hanno trovato nell’Italia un paese ospitale e che invece gli ruba i bambini. Salvini ha fatto un paragone con i campi rom dove secondo lui centinaia di bambini vivrebbero in condizioni ben peggiori senza che alcun tribunale intervenga, parlando di doppiopesismo.
Anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio è intervenuto sulla vicenda definendola grave. A Stresa, Nordio ha dichiarato che strappare un bambino dalla famiglia è un atto estremamente doloroso quindi bisognerà approfondire. Ha aggiunto che bisogna fare accertamenti profondi e che in questo momento è prematuro fare qualsiasi considerazione procedurale. Durante un incontro, Nordio e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno discusso della vicenda. Secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa, la premier è allarmata per il caso ed è in attesa di ulteriori indicazioni sulla vicenda per valutare se procedere, in accordo con il Guardasigilli, all’invio di ispettori del ministero della Giustizia affinché valutino il caso. Il governo sta quindi seriamente pensando di inviare ispettori per le verifiche sul provvedimento del Tribunale dei minori.
La Lega ha annunciato un’interrogazione parlamentare urgente sulla vicenda. I capigruppo di Camera e Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo hanno dichiarato che la scelta da parte del Tribunale di affidare i minori a una comunità benché non ci fossero notizie di maltrattamenti nei loro confronti richiede assoluta chiarezza, specialmente in un Paese in cui si sentono raramente casi di bambini tolti alle famiglie in contesti di illegalità come i campi rom. Il deputato leghista Rossano Sasso capogruppo in commissione Scienza Cultura e Istruzione ha affermato che quella mamma e quel papà hanno una sola colpa essere inglesi e non appartenere alla comunità rom, sostenendo che se fossero stati rom nessuno avrebbe detto nulla giustificandoli con usi e tradizioni.
Dall’opposizione è arrivata una voce più cauta. La deputata di Alleanza Verdi Sinistra Elisabetta Piccolotti ha richiamato l’attenzione sulla priorità dei diritti e la tutela dei bambini. Piccolotti ha sottolineato che lo scontro tra la famiglia e i tribunali sta facendo male prima di tutto a quei tre bambini che da giorni vivono assediati dai giornalisti e che sono stati portati via con una folta presenza di forze dell’ordine. La parlamentare rossoverde ha affermato che questi bambini non possono continuare a vivere in condizione di isolamento e senza frequentare la scuola che prima di essere un luogo di istruzione è un presidio di socialità. Piccolotti ha invitato a una capacità di dialogo che punti all’obiettivo di riportare al più presto i bambini nella loro casa assicurandogli però la possibilità di frequentare la scuola e altri coetanei.
La risposta della magistratura non si è fatta attendere. L’Associazione nazionale magistrati dell’Aquila ha diffuso una nota durissima definendo inopportune e sorprendenti le dichiarazioni del vicepremier Salvini che ha ritenuto vergognoso l’intervento dello Stato nel merito dell’educazione privata. La giunta Anm respinge con forza ogni tentativo di interferire nell’attività dei colleghi e di delegittimare chi ogni giorno opera per la tutela dei cittadini e dei più deboli tra questi. I magistrati hanno sottolineato che è necessario rispettare il ruolo della giurisdizione in una vicenda che coinvolge valori tra i più delicati il diritto della famiglia a determinare le proprie scelte di vita e al tempo stesso il dovere di tutela dei minori previsto dalla Costituzione. L’Anm ha affermato che il provvedimento è stato assunto sulla base di elementi oggettivi sicurezza condizioni sanitarie accesso alla socialità obbligo scolastico ed è stato assunto nel rispetto delle norme vigenti e con finalità esclusivamente protettive. Le strumentalizzazioni di certa politica appaiono a loro avviso in netto contrasto con il rispetto dei diritti dei minori dei più deboli e della dignità di tutte le persone coinvolte.
La vicenda ha mobilitato l’opinione pubblica. Una petizione online per salvare la famiglia che vive nel bosco ha raccolto oltre trentamila firme in pochi giorni arrivando a sfiorare le cinquantunmila adesioni. Migliaia di persone da tutta Italia e dall’estero si sono schierate a favore della famiglia chiedendo che i bambini possano tornare a vivere nel bosco con i genitori. Almeno dieci testimonianze scritte sono state depositate dalla coppia tramite il loro legale per difendere la permanenza dei bambini in famiglia. Nei video circolati in rete prima dell’allontanamento i bambini apparivano sereni attivi immersi nella vita all’aria aperta e impegnati nello studio sotto la supervisione di una maestra. La famiglia aveva sempre spiegato di garantire un ambiente naturale acqua pulita un posto caldo e sicuro dove dormire mangiare e giocare una toilette a compost e frequenti attività sociali dai parchi alle visite ai vicini. I genitori sostenevano che le giornate dei piccoli scorrevano tra studio di italiano matematica scienze lingue e compiti quotidiani svolti in autonomia sempre sotto la verifica di una maestra con lezioni online.
La comunità del piccolo borgo di Palmoli di poco più di ottocento abitanti segue con il fiato sospeso la vicenda ed è molto vicina alla famiglia. Il sindaco Masciulli si è detto attonito per la rapidità e la drasticità del provvedimento che è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Ha dichiarato che in passato a fronte della prima ordinanza del giudice il comune si era reso disponibile con messa a disposizione delle proprie strutture e con il coinvolgimento dei servizi sociali pensando che questa disponibilità sarebbe stata ben accolta dalla famiglia e che gradualmente il problema avrebbe trovato una sua soluzione.
L’avvocato difensore Giovanni Angelucci ha annunciato che presenterà ricorso alla Corte d’Appello dell’Aquila entro i dieci giorni previsti dalla legge. Il legale ha affermato che l’ordinanza contiene una valanga di inesattezze e che i giudici nel provvedimento delineano e descrivono un quadro inquietante che è il contrario della realtà dei fatti. Angelucci ha sostenuto che non sono state prese in considerazione le relazioni prodotte dalla difesa e che i magistrati si sono attenuti sostanzialmente a un rapporto dei carabinieri dell’anno scorso quando la famiglia rimase intossicata dai funghi. Nell’ordinanza si insiste ancora sull’istruzione dei minori che secondo i giudici non avrebbero l’autorizzazione all’home schooling e alla più grande viene contestato l’attestato di idoneità per il passaggio alla classe terza perché non ratificato dal ministero, attestato che invece secondo il legale esiste ed è anche protocollato.
La curatrice speciale dei minori avvocata Marika Bolognese ha precisato all’agenzia Ansa che non appena verranno superate le criticità la sua azione è orientata a favorire il ricongiungimento con tutto il nucleo familiare nella consapevolezza della delicatezza di questa situazione e nel rispetto dei bisogni affettivi e relazionali dei bambini. Nei prossimi giorni si attendono ulteriori sviluppi su un caso che ha messo al centro del dibattito nazionale temi complessi come la libertà di scegliere stili di vita alternativi i diritti dei minori i limiti dell’autonomia genitoriale e il ruolo dello Stato nel garantire sicurezza salute e relazioni sane ai bambini. La decisione del governo di valutare l’invio di ispettori del ministero della Giustizia testimonia quanto la vicenda sia considerata delicata ai più alti livelli istituzionali e quanto sia necessario trovare un equilibrio tra il rispetto delle scelte di vita delle famiglie e la tutela del superiore interesse dei minori.
Catherine Birmingham e Nathan Trevallion si erano conosciuti a Bali in Indonesia nel duemilasedici dove Nathan viveva già da sei anni e lavorava prima come chef e poi come commerciante di mobili di pregio mentre Catherine arrivava da esperienze lavorative in Germania e in Giappone come istruttrice di equitazione di massimo livello. Si sono stabiliti a Teramo alla fine del duemilasedici dove hanno vissuto per quattro anni. Nel maggio duemilaventuno è arrivata la svolta perché credevano che i bambini dovessero crescere lontani dalla tossicità della società occidentale e dalla tecnologia ma allo stesso tempo hanno insegnato loro a rispettare la natura nonché le varie culture e religioni. Dopo un grave incidente in taxi vissuto da Trevallion che si era chiesto se fosse contento della sua vita rispondendosi di no è nata la convinzione sempre più forte che fosse necessario voltare pagina. Da quell’episodio la famiglia ha scelto Palmoli e il bosco per una vita a contatto con la natura che ora il Tribunale ha interrotto almeno temporaneamente con un provvedimento destinato a far discutere a lungo il Paese. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
