Conclave, Quanti voti ha preso Papa Leone XIV

Papa Leone XIV eletto con oltre 100 voti su 133 al quarto scrutinio del Conclave, dopo il decisivo passo indietro di Parolin. Il cardinale di New York Timothy Dolan protagonista della convergenza sul primo pontefice americano della storia.

Uno dei conclavi più brevi degli ultimi 150 anni ha portato all’elezione di Robert Francis Prevost come Papa Leone XIV, primo pontefice statunitense della storia. Secondo quanto emerge dai resoconti post-conclave, il 267esimo successore di Pietro avrebbe ottenuto più di 100 preferenze sui 133 cardinali elettori presenti nella Cappella Sistina, superando ampiamente il quorum richiesto di 89 voti.

La rapidità dell’elezione, avvenuta al quarto scrutinio nel secondo giorno del conclave, ha sorpreso molti osservatori che prevedevano un processo decisionale più lungo e complesso. Stando a quanto riporta Repubblica, l’ampio consenso ricevuto da Prevost rappresenterebbe una convergenza quasi unanime, dimostrando un supporto trasversale proveniente non solo dalla curia romana ma dall’intero collegio cardinalizio.

Il cardinale Robert McElroy, commentando l’elezione, ha parlato di “un gran movimento avvenuto il secondo giorno all’interno del Conclave”, definendolo come “la grazia di Dio: un consenso che pensavo avrebbe richiesto molto più tempo”. Anche il cardinale Blaise Cupich, concittadino di Prevost, ha espresso stupore per la rapidità del processo decisionale: “Eravamo oltre 133 con diverse lingue, retroterra, culture e in 24 ore siamo stati capaci di raggiungere l’unità”.

Il testa a testa con Parolin e la svolta decisiva

Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano e tra i più quotati alla vigilia del conclave, sarebbe stato in vantaggio nelle prime votazioni. Secondo indiscrezioni riportate da diversi quotidiani, dopo la terza votazione Parolin avrebbe ottenuto 49 voti contro i 38 di Prevost, numeri che indicavano un conclave ancora diviso e lontano dai due terzi necessari per l’elezione.

La svolta sarebbe avvenuta proprio tra il terzo e il quarto scrutinio. Circola l’ipotesi che dietro questo rapido spostamento di consensi ci sia stato un passo indietro dello stesso Parolin che, constatata l’impasse, avrebbe chiesto ai suoi sostenitori di convergere sul candidato americano. Un gesto di grande maturità ecclesiale che il cardinale italiano avrebbe compiuto per facilitare l’unità della Chiesa.

Lo stesso Parolin, in una lettera inviata al “Giornale di Vicenza”, ha raccontato i momenti successivi all’accettazione di Prevost: “Credo di non rivelare nessun segreto se scrivo che un lunghissimo e caloroso applauso è seguito a quel ‘accetto’ che lo rendeva il 267mo Papa della Chiesa Cattolica”. Il cardinale italiano ha poi aggiunto: “Di lui mi ha colpito soprattutto la serenità che traspariva dal suo volto in momenti così intensi e, in un certo senso, ‘drammatici’, perché cambiano totalmente la vita di un uomo”.

Il ruolo decisivo dei blocchi di voto

Per l’elezione di Leone XIV è stato determinante il contributo di diversi blocchi di voto. Fondamentale appare il ruolo del “circolo anglofono” dei cardinali, con al centro l’arcivescovo di New York Timothy Dolan. Secondo quanto riportato da alcuni media, la candidatura di Prevost avrebbe cominciato a emergere proprio nel ricevimento “Commonwealth” dove si erano riuniti tutti i cardinali di area anglofona.

Dolan, descritto come il vero “pope maker”, avrebbe lavorato per ricucire le anime divise della Chiesa americana, convincendo sia i cardinali anti-trumpiani che i conservatori a convergere su Prevost, profilo definito “perfettamente spendibile”: statunitense di nascita ma missionario in Perù per vent’anni, solido in dottrina, con esperienza curiale come ex prefetto della Congregazione per i vescovi, fluente in italiano, inglese e spagnolo.

Altro sostegno decisivo sarebbe arrivato dall’arcivescovo di Bologna e presidente della CEI Matteo Maria Zuppi, che avrebbe fatto convergere su Prevost una parte significativa del blocco italiano. Cruciali per il raggiungimento della soglia dei due terzi sarebbero stati anche i voti dei cardinali asiatici e africani, che hanno preferito il candidato americano rispetto ad altre opzioni.

Un conclave tra i più brevi della storia recente

I quattro scrutini che hanno portato all’elezione di Leone XIV rendono questo conclave uno dei più brevi degli ultimi 150 anni. Dalla metà del 1800 non sono state molte le clausure nella Cappella Sistina così rapide per la scelta di un nuovo pontefice. Leone XIII, passato alla storia per l’enciclica Rerum Novarum, fu eletto nel 1878 dopo sole tre votazioni.

Il numero di scrutini è paragonabile a quello del conclave che elesse Benedetto XVI nel 2005, anch’esso concluso dopo quattro votazioni in appena 26 ore. Il conclave che portò all’elezione di Francesco nel 2013 richiese invece cinque scrutini per un totale di 36 ore. La rapidità con cui i cardinali hanno scelto il successore di Bergoglio suggerisce una convergenza relativamente facile sul nome di Prevost, nonostante alla vigilia non figurasse tra i principali papabili.

La presenza del cardinale Angelo Becciu al saluto del neoeletto Papa nella Cappella Sistina è stata notata da diversi osservatori. Il cardinale sardo, pur avendo rinunciato a partecipare al conclave come richiesto da Papa Francesco, ha continuato a prendere parte alle Congregazioni generali e, dopo l’elezione, era presente in Sistina per rendere omaggio al nuovo Pontefice. La sua rinuncia aveva portato il quorum necessario per l’elezione a 89 voti sui 133 elettori.

I primi passi di Leone XIV

Il nuovo Papa ha già iniziato ad esercitare il suo ministero petrino. Come annunciato dalla Sala Stampa Vaticana, Leone XIV ha celebrato ieri una Messa con i cardinali nella Cappella Sistina. Domani, domenica 11 maggio, il Pontefice reciterà la preghiera del Regina Coeli dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, mentre lunedì 12 maggio incontrerà nell’Aula Paolo VI tutti gli operatori dei media accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede.

Nel suo primo discorso dalla Loggia delle Benedizioni, Leone XIV ha affermato di volere un Papato che crei unità, “per costruire ponti per la pace, perseguire il dialogo e accogliere tutti”. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha evidenziato come il nuovo Papa abbia “usato le prime parole di Gesù dopo la Pasqua, parole di pace, disarmata e disarmante” e abbia parlato di “dialogo” in un momento storico segnato da conflitti e tensioni internazionali.

Ad attendere Leone XIV ci sono numerose sfide, dal Giubileo ormai alle porte alla crisi delle vocazioni, passando per le tensioni geopolitiche mondiali. La sua elevazione al soglio pontificio, avvenuta con un consenso così ampio e trasversale, sembra indicare la volontà del collegio cardinalizio di affidare la guida della Chiesa a una figura capace di dialogare con diverse sensibilità ecclesiali e di rappresentare un ponte tra tradizione e rinnovamento.