Germania, l’SPD cancella l’Italia dall’asse strategico europeo: si apre la crisi diplomatica

L’esclusione dell’Italia dai partner strategici nel contratto di coalizione tedesco, avvenuta per pressioni del partito socialdemocratico SPD, scatena le proteste del governo italiano. Fdi: “Il Pd condanni o è anti-italiano”

Una clamorosa esclusione che ha il sapore dell’affronto diplomatico. L’Italia, membro fondatore dell’Unione Europea e terza economia del continente, è stata deliberatamente cancellata dalla lista dei partner strategici della Germania nel nuovo patto di coalizione del governo tedesco guidato da Friedrich Merz. Secondo quanto rivelato dal prestigioso quotidiano Die Welt, questa decisione non sarebbe frutto di una dimenticanza ma di una precisa volontà politica dell’SPD, il Partito Socialdemocratico tedesco, che avrebbe esercitato pressioni per eliminare ogni riferimento al nostro Paese dal documento ufficiale che delinea le priorità strategiche di Berlino.

Il giornale tedesco riporta una ricostruzione dettagliata dell’accaduto, specificando come “all’epoca dell’accordo di coalizione, l’Italia faceva ancora parte di un asse strategico dell’Ue” e che “il passaggio è stato cancellato su insistenza della SPD”, mentre “i rappresentanti della CDU parlano ufficiosamente di un errore”. Non si tratterebbe quindi di una semplice omissione ma di un’operazione politica mirata che ha escluso Roma dalla cerchia ristretta delle alleanze privilegiate tedesche, mantenendo invece Francia e Polonia all’interno del cosiddetto triangolo di Weimar, che rappresenta l’asse portante della politica estera di Berlino in Europa.

La notizia ha immediatamente scatenato una tempesta politica in Italia, con i rappresentanti del governo e del centrodestra che hanno denunciato quello che appare come un vero e proprio ostracismo politico. “L’Italia sarebbe stata danneggiata dal Partito Social Democratico tedesco, SPD, appartenente alla famiglia dei socialisti in Europa, PSE, e di cui fa parte lo stesso Partito Democratico italiano”, ha dichiarato l’onorevole Augusta Montaruli, vicecapogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, che ha anche chiesto la presenza del governo in Aula “affinché venga a relazionare su una vicenda in cui l’Italia sarebbe stata danneggiata”. Parole forti che evidenziano come il caso abbia rapidamente assunto i contorni di uno scontro non solo diplomatico ma anche ideologico.

Secondo la ricostruzione fornita da Montaruli, il cancelliere Merz e la CDU avrebbero infatti “citato nell’accordo l’Italia come partner privilegiato, ma l’SPD si sarebbe opposto chiedendo di togliere ogni riferimento alla nostra nazione”. Un’esclusione che, se confermata nei termini descritti, rappresenterebbe un atto di straordinaria gravità nelle relazioni tra due Paesi fondatori dell’Unione Europea e storicamente legati da profondi rapporti economici e culturali.

Ancor più duro il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, che in una nota ufficiale ha definito “preoccupante quanto riportato dal quotidiano Die Welt” e ha aggiunto che “se fosse confermato che l’eliminazione del riferimento all’Italia è avvenuta su pressione della sinistra tedesca, saremmo di fronte a un atto gravissimo”. Il rappresentante del governo ha voluto sottolineare che questo non sarebbe “un danno che colpisce un governo, ma l’intera Nazione”, evidenziando la dimensione istituzionale e non meramente partitica della questione.

Particolarmente significativo l’attacco rivolto dal centrodestra italiano al Partito Democratico, accusato di non aver preso posizione in difesa degli interessi nazionali. “Sconcerta il silenzio della solita sinistra anti italiana – che condivide con l’SPD la stessa famiglia politica europea – che, ancora una volta, anche fuori dai confini nazionali, si dimostra incapace di difendere il ruolo dell’Italia”, ha affermato Foti. Sulla stessa linea la vicepresidente del Senato ed esponente di Forza Italia, Licia Ronzulli, che ha dichiarato: “Sarebbe una scelta inaccettabile. Dalla sinistra italiana ci aspettiamo una presa di posizione chiara e netta perché ci sono principi che non hanno e non devono avere colore politico, e tra questi rientra certamente la difesa degli interessi italiani a livello internazionale”.

Il senatore Michele Barcaiuolo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Esteri e Difesa, ha rincarato la dose definendo “inaccettabile che si costruiscano assi strategici nel cuore dell’Unione escludendo deliberatamente una delle sue economie trainanti, membro fondatore e Paese centrale nello scacchiere europeo e mediterraneo”. Secondo Barcaiuolo, “è ancora più grave l’assordante silenzio del Partito Democratico che, affine alla SPD tedesca, non trova nemmeno il coraggio di prendere posizione a difesa dell’Italia”, dimostrando che “le loro priorità non riguardano il bene dell’Italia”.

Dura anche la presa di posizione di Deborah Bergamini, vicesegretario nazionale di Forza Italia e Responsabile Esteri del partito, che ha parlato di “inaccettabile razzismo politico verso il governo italiano” e ha aggiunto: “Spingere all’esclusione di una partnership strategica tra due Paesi da sempre vicini ed economicamente interconnessi per ragioni ideologiche significa non avere a cuore le istanze neanche del proprio tessuto produttivo”. La rappresentante degli azzurri ha tuttavia espresso fiducia che “tra Merz e l’Italia il dialogo è già forte e si manterrà tale”, ricordando che “il PPE, grande famiglia della libertà, ne è stato il terreno di coltura”.

La vicenda assume una particolare rilevanza nel contesto della recente formazione del governo tedesco. Dopo le elezioni di febbraio, la Germania è guidata da una coalizione tra CDU/CSU (Unione Cristiano-Democratica e Unione Cristiano-Sociale) e SPD, con il cancelliere Friedrich Merz, esponente della CDU, a capo dell’esecutivo. Il contratto di coalizione, un documento di 144 pagine intitolato “Responsabilità per la Germania”, è stato firmato dalle parti il 5 maggio 2025, dopo essere stato approvato sia dai vertici dei partiti di centro-destra, sia dalla base dell’SPD che ha dato il suo assenso con una maggioranza dell’84,6%.

Secondo le informazioni pubblicate da Die Welt, nelle prime bozze del contratto di coalizione “l’Italia era esplicitamente indicata come membro di un asse ampliato con Germania, Francia e Polonia”. La rimozione dell’Italia dal testo finale sarebbe avvenuta esplicitamente su richiesta dell’SPD, mentre “diverse persone coinvolte nei negoziati europei confermano che il passaggio sul ruolo dell’Italia era stato inserito dalla CDU”. Questa dinamica interna alla politica tedesca si inserisce in un contesto più ampio di ridefinizione delle alleanze strategiche europee in un momento di particolare tensione geopolitica, con la guerra in Ucraina ancora in corso e le crescenti pressioni economiche globali.

La questione potrebbe trovare un momento di chiarificazione nel prossimo fine settimana, quando il cancelliere Merz è atteso a Roma per l’insediamento di Papa Leone XIV. Durante questa visita è previsto un incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella giornata di sabato 17 maggio. L’occasione potrebbe rappresentare un’opportunità per un confronto diretto tra i due leader e per chiarire la posizione tedesca nei confronti dell’Italia, valutando se l’esclusione dal documento ufficiale rifletta effettivamente un cambio di rotta nei rapporti bilaterali o sia frutto di dinamiche interne alla coalizione tedesca.

Quello che emerge con chiarezza da questa vicenda è il tentativo della componente socialdemocratica tedesca di ridimensionare il ruolo dell’Italia nello scacchiere europeo, un atteggiamento che riflette probabilmente una distanza politica rispetto all’attuale governo italiano. Un comportamento che, al di là delle appartenenze politiche, solleva interrogativi sulla solidità del progetto europeo e sulla capacità dell’Unione di presentarsi come un fronte unito di fronte alle sfide globali. L’Italia, che è la terza economia dell’UE e uno dei suoi membri fondatori, difficilmente potrà essere marginalizzata nelle dinamiche continentali, a prescindere dalle simpatie o antipatie ideologiche dei partiti al governo nei vari Paesi. La realtà geopolitica ed economica richiede cooperazione e rispetto reciproco, principi che sembrano essere stati messi in discussione da questa controversa decisione.