La Procura di Pavia ha riacceso i riflettori sul caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, con l’emergere di nuovi elementi potenzialmente decisivi che conducono dritti ad Andrea Sempio, l’amico 37enne del fratello della vittima, oggi formalmente indagato nel procedimento che potrebbe riscrivere la storia giudiziaria di uno dei delitti più discussi d’Italia. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Stefano Civardi e dalle pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, ha portato alla luce reperti trascurati nelle indagini originali e acquisito nuove prove attraverso metodi investigativi non convenzionali, tra cui appostamenti notturni e analisi dei rifiuti domestici dell’indagato.
L’elemento più dirompente è rappresentato dalla cosiddetta “impronta 33”, una traccia palmare rinvenuta sul muro delle scale che conducono alla taverna dove fu ritrovato il corpo senza vita di Chiara Poggi, ma che all’epoca venne giudicata priva di utilità investigativa e asportata grattando via l’intonaco con un bisturi sterile. Le nuove analisi condotte dal colonnello Gianpaolo Iuliano e dal dattiloscopista Nicola Caprioli del Ris di Parma hanno stabilito, con quindici punti di corrispondenza univoca, che quell’impronta appartiene al palmo destro di Andrea Sempio, e che sarebbe stata lasciata da una mano sporca del sangue della vittima.
Gli investigatori del Nucleo investigativo di Milano già nel 2020 avevano segnalato la necessità di riesaminare quella traccia, sostenendo che “è logico-fattuale che l’impronta appartenga all’assassino”, aprendo uno scenario alternativo rispetto alla ricostruzione che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata. Le conclusioni dei nuovi accertamenti sono state presentate sia a Stasi, che ora spera in una revisione del processo, sia al fratello della vittima, Marco Poggi, amico dello stesso Sempio.
I biglietti nella spazzatura
La strategia investigativa ha assunto contorni particolarmente inusuali con gli appostamenti notturni effettuati dai carabinieri presso l’abitazione dell’indagato, finalizzati al recupero e all’analisi dei suoi rifiuti domestici. Un’attività che ha prodotto risultati sorprendenti: tra i materiali recuperati dalla spazzatura di Sempio, gli inquirenti hanno individuato una serie di bigliettini manoscritti contenenti annotazioni che hanno attirato immediatamente l’attenzione degli investigatori. In particolare, uno di questi foglietti riportava una frase di inquietante ambiguità: “Ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare”.
Nonostante l’assenza di riferimenti espliciti al delitto di Chiara Poggi, il contenuto di questi manoscritti è stato ritenuto sufficientemente rilevante da giustificare un approfondimento specialistico: i documenti sono stati trasmessi al Reparto Analisi Criminologiche del Racis di Roma per un’analisi approfondita che consenta di delineare un profilo psicologico dell’indagato. Alcuni dei testi recuperati sembrano avere attinenza con aspetti esecutivi del delitto, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, mentre altri contengono allusioni a circostanze definite “inimmaginabili”, un elemento che gli inquirenti ritengono meritevole di ulteriori approfondimenti.
Non è chiaro, tuttavia, se questi scritti si riferiscano effettivamente all’omicidio di Garlasco o ad altre situazioni personali dell’indagato, ma il loro ritrovamento in concomitanza con la riapertura delle indagini rappresenta un ulteriore tassello nel complesso mosaico accusatorio che la Procura sta costruendo attorno alla figura di Andrea Sempio, a 18 anni di distanza dai fatti.
Il malore sospetto e l’alibi traballante
Particolarmente controversa appare la questione relativa a un malore accusato da Sempio il 4 ottobre 2007, proprio nel giorno in cui si presentò dai carabinieri per consegnare lo scontrino del parcheggio di Vigevano datato 13 agosto 2007, ore 10.18, che costituiva il suo alibi per l’orario del delitto. Secondo quanto emerso dalle recenti indagini, quel giorno l’uomo avrebbe richiesto l’intervento di un’ambulanza che lo avrebbe assistito per circa quaranta minuti a causa di un presunto calo di pressione, ma l’episodio non venne riportato nel verbale aperto alle 10.30 e chiuso alle 14.40 dai carabinieri Gennaro Cassese e Flavio Devecchi.
Questa circostanza è venuta alla luce in modo del tutto casuale, attraverso le dichiarazioni della madre dell’indagato, Daniela Ferrari, rilasciate senza sapere di essere registrata all’inviato della trasmissione televisiva Le Iene. Interrogati dagli inquirenti, i due carabinieri che raccolsero la testimonianza di Sempio nel 2007 hanno affermato di non ricordare alcun malore, mentre una verifica negli archivi del 118 ha effettivamente confermato l’intervento dell’ambulanza, ufficialmente richiesto per un abbassamento della pressione arteriosa.
La sequenza temporale degli eventi presenta ulteriori incongruenze che gli investigatori stanno cercando di chiarire: il documento sanitario recentemente scoperto indica che alle 10.30 – orario di apertura del verbale con i carabinieri – Andrea Sempio sarebbe stato assistito per 40 minuti da personale medico, una circostanza incompatibile con la ricostruzione ufficiale e che solleva interrogativi sull’affidabilità della sua testimonianza dell’epoca.
L’analisi del DNA e il rifiuto dell’interrogatorio
Le indagini hanno ricevuto un ulteriore impulso dalle nuove analisi genetiche: il 2 aprile scorso, il genetista Carlo Previderé, consulente della Procura, ha depositato una relazione in cui afferma che il DNA di Sempio è perfettamente compatibile con quello rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi, un dato che nel 2007 era stato escluso dalle analisi del Ris. Gli accertamenti hanno riguardato anche il cosiddetto Reperto 27, un frammento del tappetino del bagno su cui l’assassino avrebbe poggiato i piedi insanguinati prima di lavarsi.
Nonostante la gravità degli elementi a suo carico, Andrea Sempio ha scelto di non presentarsi all’interrogatorio fissato dalla Procura di Pavia per il 20 maggio, contemporaneamente a quello di Alberto Stasi. Secondo i suoi legali, Angela Taccia e Massimo Lovati, nell’avviso di convocazione mancherebbe l’avvertimento che il pubblico ministero avrebbe potuto disporre l’accompagnamento coattivo dell’indagato in caso di mancata presentazione, come previsto dall’articolo 375 del Codice di procedura penale, un vizio formale che renderebbe nullo l’atto.
Alla luce di questi sviluppi, l’inchiesta sulla morte di Chiara Poggi sembra prendere una direzione completamente nuova, mettendo in discussione per la prima volta la ricostruzione secondo cui vi fosse un’unica persona sulla scena del crimine: l’ipotesi che si sta facendo strada è che il delitto possa essere stato commesso da più persone, tra cui proprio Andrea Sempio, aprendo scenari inediti in uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi anni.