Il governo laburista britannico guidato da Keir Starmer ha annunciato l’avvio di una sperimentazione della castrazione chimica destinata ai detenuti condannati per gravi reati sessuali, nell’ambito di un ambizioso programma di riforme del sistema giudiziario volto ad affrontare la drammatica crisi del sovraffollamento carcerario che attanaglia l’Inghilterra e il Galles. Il ministro della Giustizia Shabana Mahmood ha comunicato alla Camera dei Comuni che il progetto pilota coinvolgerà inizialmente venti istituti penitenziari britannici, costituendo una svolta radicale nella gestione dei crimini sessuali nel paese
La sperimentazione si inserisce in un contesto di emergenza carceraria senza precedenti, con la popolazione detenuta in Inghilterra e Galles che ha raggiunto livelli record a settembre, costringendo il governo a utilizzare celle di polizia come soluzione temporanea per ospitare i detenuti in eccesso. Le autorità avevano avvertito che senza interventi immediati si sarebbe verificato un “collasso totale dell’ordine pubblico”, spingendo l’esecutivo laburista a varare misure straordinarie per liberare migliaia di detenuti e alleggerire la pressione sulle strutture correzionali. Il ministro Mahmood ha specificato che la misura sarà implementata inizialmente su base volontaria, ma ha lasciato aperta la possibilità che in futuro possa diventare obbligatoria, dichiarando: “Sto valutando se sia possibile rendere obbligatorio questo approccio”.
Il protocollo di castrazione chimica prevede la somministrazione di farmaci ormonali specificamente progettati per ridurre drasticamente la libido, le pulsioni sessuali e la funzionalità riproduttiva attraverso l’uso di sostanze che agiscono sulla produzione di testosterone. Il trattamento farmacologico, che rappresenta un’alternativa non chirurgica alla castrazione tradizionale, utilizza due tipologie principali di medicinali: gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina per controllare i pensieri sessuali intrusivi e gli anti-androgeni per diminuire la produzione di testosterone e conseguentemente ridurre la libido. Questo approccio medico è già stato implementato con successo in diversi paesi europei, con Germania e Danimarca che ne fanno uso esclusivamente su base volontaria, mentre la Polonia ha reso obbligatorio il trattamento per specifiche categorie di reati sessuali gravi.
La proposta di estendere l’utilizzo della castrazione chimica deriva dalle raccomandazioni contenute in una revisione indipendente del sistema di condanne condotta dall’ex ministro della Giustizia conservatore David Gauke, che aveva servito sotto il governo di Theresa May. Il rapporto, commissionato dal ministro Mahmood nelle prime settimane del suo mandato durante l’apice della crisi carceraria, evidenzia come la castrazione chimica possa svolgere un ruolo significativo nella riduzione dei rischi rappresentati dai molestatori sessuali e nella prevenzione della recidiva. Gauke ha sottolineato che la scala della crisi carceraria attuale “non può essere sottovalutata”, con il sovraffollamento che genera condizioni pericolose per il personale penitenziario e contribuisce agli alti tassi di recidiva.
Il ministro Mahmood ha enfatizzato che il trattamento farmacologico dovrà necessariamente essere accompagnato da interventi psicologici mirati ad affrontare le cause sottostanti dei reati sessuali, particolarmente nei casi dove la violenza è motivata dall’affermazione di potere e controllo piuttosto che da impulsi sessuali compulsivi. La ministra ha dichiarato: “È fondamentale che questo approccio venga adottato insieme a interventi psicologici che affrontino altre possibili cause delle aggressioni, come l’affermazione di potere e controllo”. Questa considerazione riflette la complessità della criminologia sessuale, dove diverse tipologie di reati richiedono approcci terapeutici differenziati per massimizzare l’efficacia della riabilitazione.
Le evidenze scientifiche disponibili suggeriscono un’efficacia significativa del trattamento nella riduzione della recidiva, con studi che documentano una diminuzione del sessanta per cento nei tassi di reiterazione del reato tra i soggetti sottoposti a castrazione chimica rispetto ai gruppi di controllo. Una ricerca specifica ha monitorato dieci delinquenti sessuali trattati, nessuno dei quali ha commesso nuovi reati dopo il completamento del programma terapeutico. Il professor Don Grubin, esperto di psichiatria forense presso l’Università di Newcastle, ha sottolineato che l’intervento si concentra sulla relazione terapeutica tra medici e pazienti piuttosto che servire esclusivamente gli interessi del sistema di giustizia penale, benché un effetto collaterale positivo sia la probabile riduzione della recidiva.
Il programma britannico si basa su precedenti esperienze pilota già in corso nel paese, con l’iniziativa che ha avuto origine presso il carcere di HMP Whatton nel Nottinghamshire nel 2007, dove circa cento delinquenti sessuali sono stati trattati con castrazione chimica o farmaci alternativi come il Prozac. Il programma è stato successivamente esteso a sei carceri aggiuntive nel 2016 attraverso l’Offender Personality Disorder Pathway, un’iniziativa nazionale gestita dal Servizio Sanitario Nazionale e dal Servizio Penitenziario e di Probation. Nel 2022, un progetto pilota ha ulteriormente ampliato l’iniziativa a cinque carceri nel sud-ovest dell’Inghilterra, fornendo la base empirica per l’attuale espansione nazionale.
L’annuncio ha generato reazioni contrastanti nel panorama politico e sociale britannico, con le associazioni a tutela delle vittime che hanno accolto favorevolmente l’iniziativa come progresso nella protezione dei soggetti vulnerabili, mentre le organizzazioni per i diritti civili hanno espresso preoccupazioni significative riguardo al potenziale utilizzo coercitivo del trattamento. Pia Sinha, direttrice esecutiva del Prison Reform Trust, ha evidenziato che imporre trattamenti medici solleva “chiare considerazioni etiche” che potrebbero mettere i professionisti sanitari in una posizione compromessa. I Democratici Liberali hanno sottolineato la necessità di valutare accuratamente l’efficacia dell’approccio volontario prima di considerare qualsiasi implementazione obbligatoria.
L’iniziativa si colloca all’interno di un panorama internazionale variegato, dove diversi paesi hanno adottato approcci differenti alla castrazione chimica per i reati sessuali. Negli Stati Uniti, stati come California, Florida, Texas e Louisiana hanno implementato programmi obbligatori per specifiche categorie di reati, con la California che dal 1996 richiede il trattamento per coloro che sono condannati per una seconda volta per abusi sessuali su minori di tredici anni. In Europa, oltre ai paesi già menzionati, anche Russia, Moldova ed Estonia hanno introdotto trattamenti obbligatori per i pedofili, mentre Svezia, Finlandia, Norvegia, Belgio e Francia mantengono un uso estremamente limitato subordinato al consenso del condannato.
Il governo britannico ha annunciato che, conclusa la fase sperimentale, verranno condotte valutazioni cliniche e statistiche approfondite per determinare l’efficacia complessiva della misura, con il Parlamento che sarà successivamente chiamato a deliberare sull’eventuale estensione obbligatoria del trattamento o su possibili modifiche legislative. L’implementazione di questa politica rappresenta uno degli interventi più significativi del nuovo corso laburista in materia di giustizia penale e potrebbe segnare un cambiamento paradigmatico nel trattamento dei reati sessuali nel Regno Unito, aprendo un dibattito destinato a protrarsi nei prossimi mesi tra sostenitori dell’efficacia deterrente e critici delle implicazioni etiche del provvedimento.