Delitto di Garlasco, chi è Alessandro Biasibetti: il frate amico di Marco Poggi che dovrà fornire agli inquirenti il suo Dna

Fra’ Alessandro Biasibetti, diacono domenicano di 36 anni e amico d’infanzia di Marco Poggi, dovrà fornire il DNA per le nuove indagini sul delitto di Garlasco, pur essendo stato in Trentino il giorno dell’omicidio.
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Il caso del delitto di Garlasco torna prepotentemente alla ribalta dopo diciotto anni con nuove indagini che coinvolgono personaggi rimasti fino ad oggi ai margini della vicenda giudiziaria. Tra questi emerge la figura di Alessandro Biasibetti, frate domenicano di 36 anni che dovrà sottoporsi al prelievo del DNA nell’ambito del maxi-incidente probatorio disposto dalla Procura di Pavia. Il religioso, ordinato diacono a Bologna lo scorso 7 dicembre, rappresenta uno dei tasselli di un puzzle investigativo che si arricchisce di nuovi elementi dopo la riapertura del caso che aveva portato alla condanna di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi.

Biasibetti nasce a Vigevano nel settembre 1988 e fin dall’infanzia coltiva un legame profondo con l’ambiente cattolico, frequentando assiduamente l’oratorio dove, paradossalmente, conobbe superficialmente proprio Alberto Stasi in qualità di animatore. La sua amicizia con Marco Poggi, fratello della vittima, affonda le radici nell’infanzia, tanto che i due ragazzi crebbero insieme condividendo esperienze formative e momenti di svago. Questa relazione lo portò a frequentare regolarmente la villetta di via Pascoli 8, teatro del delitto, dove insieme al gruppo di amici composto da Andrea Sempio, Mattia Capra e Roberto Freddi trascorreva pomeriggi giocando alla Playstation e al Nintendo.

La figura di Alessandro Biasibetti assume particolare rilevanza investigativa per diversi aspetti che emergono dalle testimonianze raccolte nel corso degli anni. All’epoca del delitto, il giovane aveva una relazione sentimentale con Angela Taccia, diciassettenne che oggi, in un singolare gioco del destino, riveste il ruolo di avvocata difensore di Andrea Sempio, unico indagato nelle nuove indagini. Questa connessione crea un intreccio di relazioni che gli inquirenti stanno analizzando con particolare attenzione, considerando come le vite di questi protagonisti si siano intrecciate nel tempo in modalità impreviste e significative.

Un elemento che ha attirato l’attenzione degli investigatori riguarda le modalità con cui Biasibetti raggiungeva l’abitazione dei Poggi. Il futuro religioso si recava abitualmente nella villetta utilizzando una bicicletta nera da donna, tipologia di mezzo che coincide con quella avvistata da alcuni testimoni la mattina del 13 agosto 2007 nei pressi dell’abitazione dove venne consumato l’omicidio. Tuttavia, questo particolare assume un valore investigativo relativo, considerando che Biasibetti si trovava in Trentino proprio in quella data, come risulta documentato dalle indagini condotte all’epoca e confermate nelle recenti audizioni.

La ricostruzione della giornata del delitto vede infatti Biasibetti coinvolto nella tradizionale vacanza estiva che le famiglie Poggi e Biasibetti organizzavano annualmente dal 2002 sui monti del Trentino. Quella estate del 2007 rappresentava un momento di celebrazione per i risultati scolastici ottenuti: Alessandro aveva conseguito la maturità al liceo classico Cairoli di Vigevano con una votazione di 70/100, mentre Marco Poggi aveva ottenuto 85/100 all’Istituto Casale. La partenza per le vacanze era avvenuta il 5 agosto, dopo un ultimo incontro con Chiara per i saluti, e il gruppo avrebbe fatto ritorno precipitosamente solo la sera del 13 agosto, appresa la tragica notizia dell’omicidio.

Durante il primo interrogatorio avvenuto il 4 ottobre 2008, più di un anno dopo il delitto, Biasibetti fornì agli inquirenti una ricostruzione dettagliata della sua relazione con la famiglia Poggi, specificando di aver conosciuto sia i genitori che Chiara, pur non avendo con quest’ultima un rapporto di frequentazione diretta a causa della differenza di età. Il futuro religioso chiarì inoltre di possedere effettivamente una bicicletta nera del tipo da donna, utilizzata anche dalla madre, ma ribadì con fermezza di trovarsi in Trentino durante i giorni cruciali dell’indagine, circostanza che lo escludeva automaticamente dai sospetti investigativi.

Il percorso di vita intrapreso da Alessandro Biasibetti dopo il delitto testimonia una trasformazione radicale che lo ha portato progressivamente verso la vocazione religiosa. Dopo aver completato gli studi liceali a Vigevano, il giovane si iscrisse all’Università di Pavia per poi proseguire la formazione a Roma, dove maturò definitivamente la decisione di abbracciare la vita consacrata. Il 12 settembre 2020 vestì la tonaca bianca con cappa e cappuccio dell’ordine domenicano, coronando un percorso spirituale che lo aveva accompagnato fin dall’infanzia attraverso la frequentazione dell’oratorio e l’impegno nelle attività parrocchiali di Garlasco.

L’ordinazione diaconate avvenuta nella basilica di San Domenico a Bologna il 7 dicembre 2024 rappresenta un momento significativo nella biografia di fra’ Alessandro, che ha assunto il nome religioso completo di Alessandro Matteo Maria Biasibetti. La cerimonia, presieduta da monsignor Andrea Ripa, vescovo titolare di Cerveteri e segretario del Supremo tribunale della Segnatura apostolica, ha visto la partecipazione della famiglia e della comunità parrocchiale di Garlasco, che ha seguito con orgoglio questo percorso di crescita spirituale. Il nuovo diacono si distingue oggi per la sua attività di comunicazione religiosa, apparendo sui canali ufficiali della Diocesi e mantenendo un profilo discreto ma attivo nel mondo della fede e della cultura.

La decisione della Procura di Pavia di includere Biasibetti nel maxi-incidente probatorio non configura alcuna forma di indagine nei suoi confronti, ma rientra nella strategia investigativa di analizzare sistematicamente il DNA di tutte le persone che frequentavano abitualmente l’abitazione dei Poggi. Insieme al religioso, dovranno sottoporsi al prelievo biologico anche Mattia Capra, Roberto Freddi, le gemelle Paola e Stefania Cappa, oltre a Marco Panzarasa, migliore amico di Alberto Stasi. Questa operazione di ampio respiro mira a completare il quadro delle tracce biologiche presenti sulla scena del crimine, utilizzando le più moderne tecniche di analisi forensi per verificare eventuali elementi rimasti inesplorati nelle precedenti indagini.

Il coinvolgimento di fra’ Alessandro Biasibetti nella riapertura del caso di Garlasco rappresenta un ulteriore elemento di complessità in una vicenda che continua a interrogare l’opinione pubblica italiana dopo diciotto anni. La sua trasformazione da giovane studente a religioso consacrato testimonia come le vite di tutti i protagonisti di questa storia siano state inevitabilmente segnate dagli eventi di quel tragico agosto 2007, portando ciascuno a elaborare percorsi esistenziali profondamente diversi ma sempre connotati dal peso di quei ricordi. L’approccio sereno e collaborativo mostrato dal diacono domenicano nei confronti delle nuove indagini conferma la volontà di contribuire alla ricerca della verità, mantenendo quella discrezione e quel rigore che caratterizzano oggi la sua missione religiosa.