L’episodio che ha scosso la comunità dell’Alto Adige lo scorso 31 luglio rappresenta l’emblematico culmine di tensioni che da tempo serpeggiano tra turisti e operatori del settore nelle località montane della provincia di Bolzano. Alfred Selbenbacher, gestore cinquantacinquenne della malga Kaser Alm situata a oltre duemila metri di quota in Val Casies, è stato aggredito con spray al peperoncino da un gruppo di quattro turisti veronesi dopo un banale diverbio legato ai tempi di servizio di un piatto di patate.
La dinamica dell’accaduto, ricostruita dai carabinieri di Monguelfo attraverso le testimonianze di numerosi presenti, delinea un quadro di crescente intolleranza che trova le sue radici in aspettative irrealistiche e comportamenti irrispettosi verso il territorio montano e chi lo custodisce. Il gruppo, composto da un cinquantunenne veronese con il figlio diciannovenne, un sessantatreenne e un minorenne di diciassette anni, aveva manifestato sin dall’arrivo un atteggiamento scortese, lamentandosi immediatamente dei prezzi praticati e mostrando impazienza per i tempi di servizio.
L’escalation della violenza si è consumata quando Selbenbacher, dopo aver servito prontamente due delle quattro ordinazioni, ha comunicato che per le restanti sarebbe stato necessario attendere a causa del normale afflusso di clienti della struttura. La reazione del capogruppo non si è fatta attendere: dopo aver rivolto insulti al gestore, lo ha colpito al volto con spray al peperoncino senza alcun preavviso, causando gravi irritazioni agli occhi, alla bocca e alla gola della vittima.
La brutalità dell’azione non si è limitata al gesto principale: durante la fuga, il gruppo ha lanciato bicchieri contro la moglie dell’oste e ha danneggiato suppellettili presenti sul tavolo, abbandonando il locale senza pagare il conto. Selbenbacher ha riportato una prognosi di sette giorni e ha dovuto ricevere assistenza dal soccorso alpino per essere trasportato a valle, dove la Croce Bianca lo ha poi condotto in ospedale per le cure necessarie.
L’intervento tempestivo dei carabinieri ha permesso di identificare e denunciare i quattro responsabili per il reato di rissa, configuratosi automaticamente data la presenza di più soggetti coinvolti nell’episodio violento. Le forze dell’ordine hanno inoltre sequestrato la bomboletta utilizzata nell’aggressione per verificare se si tratti di un dispositivo legale o di uno spray destinato alla difesa dagli orsi, la cui commercializzazione è vietata in Italia.
L’aggressione ha riaperto prepotentemente il dibattito sull’overtourism che sta investendo l’Alto Adige con conseguenze sempre più evidenti sulla qualità della vita dei residenti e sulla sostenibilità del territorio. La provincia di Bolzano registra infatti un’intensità turistica tra le più elevate d’Europa, con quasi sessanta visitatori per ogni residente e oltre otto milioni di arrivi annui che generano più di trentasette milioni di pernottamenti.
Le dichiarazioni di Selbenbacher nelle ore successive all’aggressione hanno evidenziato una frustrazione che va oltre il singolo episodio di violenza: il gestore, che opera nella malga da quarant’anni, ha sottolineato come negli ultimi tempi si sia verificato un deterioramento significativo nel comportamento dei turisti, caratterizzato da mancanza di educazione, pretese eccessive e assenza totale di rispetto per l’ambiente montano e per chi vi lavora.
La reazione delle istituzioni locali non si è fatta attendere, con diversi amministratori che hanno espresso preoccupazione per l’escalation di episodi violenti registrati durante l’estate. Hugo Bachmann, assessore all’economia del comune di Valle di Casies, ha definito l’accaduto “un brutto episodio” sottolineando come “questa cosa non esiste, non è ammissibile”, mentre il vicesindaco Andreas Pramstaller ha auspicato interventi concreti per ridurre il numero di turisti in determinate località.
L’episodio si inserisce in un contesto più ampio di tensioni che hanno caratterizzato l’estate altoatesina, con numerosi casi di comportamenti inappropriati da parte di visitatori che vanno dalle aggressioni verbali ai danni materiali alle strutture. Il Rifugio Franco Cavazza al Pisciaduù ha subito danni alla porta d’ingresso da parte di turisti irlandesi frustrati per aver perso l’orientamento sui sentieri, mentre il Rifugio Baranci di San Candido ha dovuto affrontare una rissa tra turisti polacchi in stato di ebbrezza.
La versione dei fatti fornita successivamente dal padre del diciannovenne coinvolto nell’aggressione presenta una ricostruzione alternativa degli eventi, sostenendo che il figlio avesse semplicemente chiesto informazioni sul prezzo delle patatine fritte e che l’uso dello spray fosse stato un gesto di autodifesa dopo essere stato afferrato al collo dal gestore. Questa narrazione contrasta nettamente con le testimonianze raccolte dalle forze dell’ordine e con la presenza di numerosi testimoni che hanno confermato la versione di Selbenbacher.
La questione dell’overtourism in Alto Adige ha assunto dimensioni tali da spingere anche le organizzazioni di categoria a richiedere misure drastiche di contenimento. L’Unione commercio turismo servizi Alto Adige, attraverso il presidente Philipp Moser, ha espresso sostegno alle proposte di contingentamento degli accessi nelle zone più fragili, citando l’esempio del lago di Braies dove è già operativo un sistema di prenotazione obbligatoria.
I dati statistici confermano la gravità della situazione: secondo l’Astat, l’istituto provinciale di statistica, nel solo mese di luglio 2025 l’Alto Adige ha registrato quasi un milione di arrivi e più di quattro milioni e ottocentomila presenze, con una densità ricettiva che supera i duecentosessantamila posti letto disponibili. Questi numeri collocano la provincia tra le destinazioni europee con il più alto tasso di sfruttamento turistico.
Il fenomeno dell’overtourism non si manifesta solamente attraverso episodi di violenza, ma genera una serie di problematiche sistemiche che investono l’intera comunità locale: dalla congestione del traffico che paralizza la viabilità ordinaria all’aumento dei costi immobiliari che rende difficile l’accesso alla casa per i residenti, dal sovraccarico delle infrastrutture pubbliche alla trasformazione del paesaggio montano in un parco tematico per turisti.
La UILTuCS regionale ha evidenziato come l’intensità turistica della provincia di Bolzano, con quasi sessanta visitatori per ogni abitante, abbia superato ogni soglia di sostenibilità sociale ed economica, generando distorsioni nel mercato del lavoro e contribuendo allo spopolamento delle aree interne. L’organizzazione sindacale ha richiesto l’apertura di un tavolo interistituzionale permanente per affrontare con serietà e responsabilità il tema dell’overtourism.
Le testimonianze raccolte tra i gestori di rifugi e malghe della provincia delineano un quadro preoccupante di degrado comportamentale che si manifesta attraverso pretese eccessive, mancanza di rispetto per le regole della montagna e intolleranza verso qualsiasi forma di attesa o disagio. Molti operatori del settore riferiscono di un cambiamento radicale nella tipologia di turista che frequenta l’Alto Adige, sempre meno preparato ad affrontare le caratteristiche dell’ambiente montano e sempre più orientato verso un consumo superficiale del territorio.
L’episodio della Val Casies rappresenta pertanto non un caso isolato, ma l’inevitabile conseguenza di un modello di sviluppo turistico che ha privilegiato la quantità sulla qualità, trasformando i territori montani in destinazioni di massa senza considerare la capacità di carico ambientale e sociale. La crescente frequenza di episodi violenti e di comportamenti irrispettosi testimonia il raggiungimento di un punto di rottura che richiede interventi urgenti e strutturali.
Le proposte avanzate dalle istituzioni locali e dalle organizzazioni di categoria convergono sulla necessità di implementare sistemi di contingentamento degli accessi, di promuovere forme di turismo più sostenibili e di investire nell’educazione dei visitatori al rispetto dell’ambiente montano e delle comunità che lo abitano. L’esempio del lago di Braies, dove il sistema di prenotazione obbligatoria ha dimostrato la propria efficacia nel gestire i flussi turistici, viene indicato come modello replicabile in altre località particolarmente esposte al fenomeno dell’overtourism.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!