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Trump è morto, l’origine della teoria complottista sulla morte di Donald Trump

L’hashtag #Trumpdead, che sostiene la falsa notizia della morte di Donald Trump, ha origine da dichiarazioni decontestualizzate del vice JD Vance e si è diffuso come meme satirico amplificato dagli algoritmi social. La vicenda sottolinea i rischi della disinformazione online e la necessità di più efficaci strumenti di fact-checking e alfabetizzazione digitale.
Credit © The White House

Gli ultimi giorni hanno visto l’esplosione di un fenomeno virale sui social network, un hashtag che ha catalizzato l’attenzione di milioni di utenti: #Trumpdead, ossia “Trump è morto”. Non si tratta di un evento reale, ma di una fake news che ha assunto le vesti di un meme satirico, dilagando tra cloni, remix ironici e condivisioni inconsapevoli. La genesi di questa leggenda metropolitana va ricondotta a una serie di commenti fatti dal vicepresidente repubblicano JD Vance, che ha evocato scenari futuri in cui potrebbe succedere all’attuale candidato alla Casa Bianca. Le sue parole, estrapolate e decontestualizzate, hanno innescato un tam tam mediatico e hanno spinto alcuni influencer e pagine satiriche a cavalcare l’onda fake, trasformandola in un virus digitale capace di dilagare su piattaforme come Twitter, TikTok e Telegram.

L’affermazione originale risale a una recente intervista rilasciata da Vance, in cui il politico ha discusso del futuro dell’eredità trumpiana all’interno del Grand Old Party: “Potrebbe capitare che Donald Trump non sia più in condizione di correre alle elezioni, per motivi di salute o per altre circostanze impreviste”, aveva dichiarato. La frase, tuttavia, non conteneva alcuna allusione a un suo decesso imminente, bensì a un semplice scenario ipotetico di successione politica nel quadro di una competizione interna al partito repubblicano. Nonostante questo, alcune pagine satiriche hanno ripreso la clip, ritagliando ad arte la parte conclusiva, senza il contesto necessario a comprendere che si trattava di pura speculazione.

La diffusione di #Trumpdead ha seguito una traiettoria tipica delle fake news sui social: dalla satira al complottismo, fino all’entusiasmo di utenti in cerca di scoop sensazionali. Su TikTok, moltissimi video mostrano collage fotografici di Trump in bianco e nero, accompagnati da musica funerea e didascalie che annunciano la presunta notizia. Alcuni creator hanno persino simulato articoli di giornale falsi, con titoli in stile tabloide, sfruttando modelli di intelligenza artificiale per generare testi credibili a un occhio superficiale. In poco tempo, l’hashtag è entrato nella “for you page” di milioni di persone, aumentando in modo esponenziale le condivisioni e generando commenti di reazione che oscillano tra l’illusione goliardica e il sospetto di un vero decesso.

Il fenomeno non è nuovo: negli ultimi anni sono circolate numerose leggende metropolitane sulla morte di figure politiche o celebrità, dall’ex presidente Barack Obama a personaggi dello spettacolo come Keanu Reeves. Tuttavia, in questo caso l’escalation è stata alimentata anche dal clima politico polarizzato degli Stati Uniti, dove ogni notizia relativa a Trump diventa immediatamente terreno di scontro tra sostenitori e oppositori. Gli uni hanno sfruttato l’occasione per ironizzare sui continui scandali giudiziari che coinvolgono Trump, gli altri hanno gridato al complotto, denunciando un tentativo di screditare in modo definitivo la sua figura.

La risposta delle piattaforme social è arrivata a più riprese: Twitter ha aggiunto etichette di fact-checking ai post contenenti #Trumpdead, collegandoli a un avviso che chiarisce come non vi siano prove o fonti autorevoli a sostegno della notizia; TikTok ha rimosso centinaia di video per violazione delle proprie policy sulle informazioni fuorvianti; Telegram ha visto la chiusura di alcuni canali dediti alla diffusione massiccia della fake news. Nonostante ciò, la rapidità con cui queste notizie ingannevoli si propagano rende il contrasto particolarmente complesso, costringendo i moderatori a un continuo lavoro di monitoraggio e intervento.

Gli esperti di disinformazione digitale sottolineano come la vicenda #Trumpdead rappresenti un caso paradigmatico di come un commento politico, estrapolato da un contesto, possa trasformarsi in una narrativa completamente diversa. Le dinamiche di amplificazione sui social, basate su algoritmi che premiano l’engagement, favoriscono contenuti sensazionalistici, anche quando si tratta di bufale plateali. Inoltre, l’uso di intelligenza artificiale per generare video deepfake e articoli pseudo-giornalistici introduce un ulteriore fattore di difficoltà, rendendo le vere notizie sempre più simili a quelle false.

A livello giuridico, la diffusione di notizie false può configurare ipotesi di diffamazione o di procurato allarme, ma raramente sfocia in azioni legali concrete, soprattutto quando a essere colpiti sono personaggi pubblici. Nel caso specifico, Trump stesso non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alla bufala, preferendo ignorare l’argomento durante i suoi comizi. Diversa è stata la reazione di alcuni esponenti repubblicani, che hanno denunciato la manipolazione dell’informazione e hanno chiesto misure più severe per contrastare le fake news.

merge tuttavia un aspetto culturale interessante: l’ironia come strumento di critica politica. Molti utenti hanno utilizzato #Trumpdead non per credere realmente alla morte dell’ex presidente, ma per esprimere dissenso verso le sue politiche o per commentare satiricamente la situazione di stallo in cui versa la campagna elettorale. In questo senso, il meme diventa vettore di partecipazione civica, seppure in modo non convenzionale, mostrando come nelle democrazie digitali la satira possa mescolarsi con la disinformazione.

In conclusione, la teoria secondo cui Donald Trump sarebbe già morto nasce da un fraintendimento voluto delle dichiarazioni del vicepresidente JD Vance, amplificato da dinamiche di condivisione incontrollata sui social e dalla propensione algoritmica verso contenuti clamorosi. La vicenda evidenzia la necessità di una maggiore alfabetizzazione digitale, affinché gli utenti sappiano riconoscere il confine tra satira, speculazione e verità, e di un impegno costante da parte delle piattaforme per limitare la circolazione di false notizie senza però compromettere la libertà di espressione.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!