L’estate meteorologica 2025 si è ufficialmente conclusa e, con la pubblicazione dei dati definitivi da parte dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR, possiamo tracciare un quadro climatologico preciso e articolato dell’andamento termico nazionale, europeo e globale. I numeri non lasciano spazio a dubbi: anche quest’anno abbiamo vissuto un’estate decisamente calda, una delle più calde mai registrate in Italia, ma al tempo stesso emergono segnali importanti che suggeriscono un rallentamento del riscaldamento globale, almeno rispetto all’eccezionale accelerazione registrata negli anni immediatamente precedenti.
Partendo dal mese di agosto, l’Italia ha registrato un’anomalia termica media di +0,69°C rispetto al trentennio climatologico di riferimento (1991–2020). Si tratta di un valore superiore alla norma, che colloca agosto 2025 all’11° posto tra i mesi di agosto più caldi dall’inizio delle rilevazioni sistematiche, ovvero dal 1800. È un dato rilevante, che conferma la persistenza di un’anomalia climatica positiva, ma al contempo segna una discontinuità rispetto agli ultimi anni: per una volta, il mese simbolo dell’estate si è mantenuto fuori dalla top ten dei mesi di agosto più roventi, cosa ormai rara nell’ultimo decennio.

Il dato nazionale nasconde però forti eterogeneità territoriali. Il Nord Italia è stato colpito da un’anomalia di +1,33°C, con un’aggravante localizzata nel Nord-Ovest. In questa macroarea, agosto si posiziona come il 6° più caldo degli ultimi due secoli, anche se rimane nettamente dietro al record assoluto del 2003, che con un’anomalia di +3,35°C rappresenta ancora oggi l’evento termico estremo di riferimento. Al contrario, le regioni del Centro e del Sud hanno vissuto un agosto relativamente mite, con scarti rispettivi di +0,43°C e +0,27°C: valori che ci riportano indietro nel tempo, con temperature simili a quelle osservate negli anni ’80 e inizio ’90. È significativo che, al Centro, agosto 2025 sia solo il 16° più caldo dal 1800, mentre al Sud addirittura il 18°, segno di un’estate meno opprimente rispetto alle medie recenti.
Il quadro stagionale, però, racconta una storia più calda e complessa. L’estate 2025, considerando il trimestre giugno-luglio-agosto, ha chiuso con un’anomalia di +1,51°C su base nazionale rispetto alla media 1991–2020, guadagnandosi il 4° posto tra le estati più calde mai registrate in Italia. È un dato che conferma l’eccezionalità termica dell’anno, pur restando dietro alle estati del 2003 (+2,59°C), 2022 (+2,05°C) e 2024 (+1,8°C). L’anomalia stagionale è stata particolarmente accentuata al Nord (+1,63°C, terza estate più calda), ma anche al Centro (+1,49°C) e al Sud (+1,44°C) si registrano scarti che posizionano l’estate 2025 rispettivamente al 5° e al 4° posto nelle classifiche storiche regionali.
Il dato chiave di questa estate, però, è un altro: a determinare l’eccezionalità termica non sono stati luglio e agosto, relativamente più miti, ma il mese di giugno, che con un’anomalia di +3,02°C ha rappresentato il vero epicentro del caldo stagionale. È stato infatti il mese più caldo dell’anno in Italia, contribuendo in modo decisivo all’innalzamento della media stagionale, in un’estate che per il resto ha mostrato un tono decisamente più moderato.

Basta osservare l’andamento mensile delle anomalie termiche del 2025 per cogliere questo trend: gennaio +1,76°C, febbraio +1,55°C, marzo +1,42°C, aprile +1,15°C, maggio +0,30°C, giugno +3,02°C, luglio +0,83°C e agosto +0,69°C. Dopo il picco di giugno, il trimestre si è “raffreddato”, o meglio, ha rallentato la corsa. Questo rallentamento, pur mantenendosi in un contesto di temperature superiori alla norma, è la vera novità climatica dell’anno.
Il raffreddamento relativo si è fatto sentire non solo in Italia, ma anche a livello continentale e globale. Agosto 2025 in Europa è stato insolitamente fresco: la temperatura media è stata di +19,46°C, solo +0,30°C sopra la norma, ben lontana dai record storici. Fuori dalla top ten dei mesi di agosto più caldi, questo valore riporta il continente a condizioni termiche che non si osservavano da diversi anni. Ampie zone d’Europa, dalla Scandinavia ai Balcani, dai Paesi Baltici al Mediterraneo orientale, hanno registrato temperature inferiori alla media, in alcuni casi nettamente, come testimoniato dalle anomalie negative in Norvegia, Svezia, Finlandia, Bielorussia, Ucraina, Polonia, Grecia e persino Tunisia.

Ancora più interessante è quanto sta accadendo su scala globale. Secondo i dati del servizio europeo Copernicus, agosto 2025 è stato il terzo agosto più caldo mai registrato a livello planetario, dopo quelli del 2023 e 2024. Tuttavia, le mappe globali mostrano una realtà molto meno omogenea rispetto agli anni precedenti. Accanto ad aree fortemente surriscaldate – Siberia, Artico, Antartide, Pacifico occidentale – si rilevano zone estese con anomalie negative, sparse in tutti i continenti. La temperatura media globale dell’estate 2025 si è attestata su un’anomalia di +0,47°C rispetto alla media, un valore nettamente più basso rispetto alle estati record del biennio precedente.
Tutto questo suggerisce un elemento chiave: l’estate 2025, pur essendo tra le più calde mai registrate, ha segnato un chiaro rallentamento nel ritmo del riscaldamento globale. Da gennaio, l’incremento delle temperature si è fatto più moderato, con anomalie mensili in graduale discesa. Non si tratta di un’inversione di tendenza – il cambiamento climatico in atto resta un fenomeno inequivocabile – ma è evidente che l’eccezionale accelerazione termica che ha caratterizzato il periodo da giugno 2023 a gennaio 2025 si è interrotta. Il sistema climatico globale sembra entrare in una fase di “respiro”, un momento di relativa stabilizzazione delle anomalie, che sta ormai durando da oltre sette mesi.
È doveroso sottolineare che questo rallentamento non implica affatto che il riscaldamento globale sia finito o che il problema climatico sia in fase di risoluzione. Al contrario, è proprio in fasi come questa che si deve raddoppiare l’attenzione sull’evoluzione del sistema climatico, perché possono preludere a nuove accelerazioni o cambiamenti di pattern atmosferici su scala planetaria. Ma resta il dato oggettivo: il 2025 sta segnando una discontinuità rispetto agli anni precedenti, e l’estate appena conclusa ne è l’emblema.

Calda, sì, ma non estrema. Anomala, sì, ma senza eccessi da primato. E soprattutto, con un rallentamento termico che, mese dopo mese, si sta consolidando come una tendenza. In un mondo abituato da anni a rincorrere record su record, questa “normalità relativa” è un segnale che merita attenzione, studio e, forse, anche un po’ di sollievo.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!