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Vittorio Sgarbi, la figlia Evelina chiede un amministratore di sostegno per il padre

Evelina Sgarbi chiede un amministratore di sostegno per il padre Vittorio, ritenuto incapace di gestire i propri interessi dopo la grave depressione. Il critico si oppone definendo la figlia “esosa”.

Una querelle familiare inedita coinvolge Vittorio Sgarbi, storico critico d’arte e sindaco di Arpino, finito al centro di una procedura giudiziaria avviata dalla figlia venticinquenne Evelina. La giovane ha formalmente richiesto la nomina di un amministratore di sostegno per il padre, sostenendo che questi “non sarebbe più in grado di seguire i propri interessi” economici e patrimoniali.

L’istanza, depositata presso il Tribunale civile di Roma attraverso l’avvocato Lorenzo Iacobbi, ha innescato una procedura che vede coinvolti tutti i familiari più stretti del critico ferrarese. Le notifiche sono state inviate alla sorella Elisabetta, ai figli Carlo e Alma Sgarbi, oltre alla compagna Sabrina Colle. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 28 ottobre, data che potrebbe rivelarsi decisiva per la gestione del considerevole patrimonio di Sgarbi.

La figura dell’amministratore di sostegno, introdotta dalla legge numero 6 del 2004, rappresenta uno strumento giuridico pensato per assistere soggetti con ridotte capacità di autonomia, pur senza compromettere totalmente la loro capacità di agire. Nel caso specifico, l’eventuale nomina comporterebbe la supervisione nella gestione di un patrimonio milionario, stimato dalle dichiarazioni patrimoniali ufficiali in cifre considerevoli, con redditi che nei documenti pubblici più recenti oscillavano tra i 475.653 euro del 2019 e i 740.299 euro del 2020.

La reazione di Vittorio Sgarbi alla procedura giudiziaria è stata immediata e categorica. Dalla Toscana, dove attualmente si trova per un periodo di convalescenza, il critico ha respinto con fermezza le accuse della figlia, definendola “esosa” e motivando l’iniziativa legale con presunte ragioni economiche. “Io incapace? Niente di più falso”, ha dichiarato al Corriere della Sera, aggiungendo che “la sostengo, la mantengo io, quindi vuole di più di quello che ha”. Il sindaco di Arpino ha inoltre annunciato la sua ferma intenzione di opporsi alla nomina di qualsiasi figura tutelare.

L’avvocato di Evelina ha prontamente replicato alle dichiarazioni paterne, definendo “offensivo e denigratorio” l’epiteto utilizzato nei confronti della giovane. Secondo il legale, la figlia avrebbe agito “nell’interesse esclusivo del padre”, ritenendo che questi “non sia adeguatamente supportato nella cura del proprio stato psico-fisico, con tutto ciò che ne deriva”. La difesa ha sottolineato come Evelina abbia sempre “portato avanti il suo percorso di vita lontano dai riflettori e dagli agi di cui avrebbe potuto e dovuto godere”.

Il contesto sanitario che fa da sfondo a questa vicenda giudiziaria riveste particolare rilevanza. Sgarbi ha infatti affrontato nei mesi scorsi un periodo critico per la sua salute, culminato in un prolungato ricovero presso il Policlinico Gemelli di Roma. La degenza, durata diverse settimane, è stata necessaria a causa di una grave forma di sindrome depressiva che aveva portato il critico al rifiuto dell’alimentazione e a un significativo deterioramento delle condizioni fisiche generali.

Durante il ricovero, emerso pubblicamente nel marzo scorso, Sgarbi aveva perso diversi chilogrammi di peso e manifestato sintomi di grave prostrazione fisica e psichica. La figlia Evelina, intervistata in televisione durante quella fase critica, aveva descritto la situazione come “molto grave”, pur evidenziando alcuni segnali di miglioramento quando il padre aveva ricominciato ad accettare il cibo. “Non pensavo fosse così grave la situazione”, aveva dichiarato la giovane, visibilmente scossa dall’incontro con il genitore in ospedale.

La condizione depressiva, mai sperimentata in precedenza dal critico d’arte, era stata da lui stesso descritta come “una condizione morale e fisica che non posso evitare”, paragonando la sensazione a “un treno che si è fermato a una stazione sconosciuta”. Durante le interviste rilasciate dal letto ospedaliero, Sgarbi aveva ammesso di faticare “in tutto” e di riuscire “a tratti ancora a lavorare”, invertendo completamente le sue abitudini di sonno e attività.

Le conseguenze di questo stato di salute si sono riflesse inevitabilmente sull’attività istituzionale di Sgarbi. Il suo ruolo di sindaco di Arpino, città di cui è primo cittadino dal maggio 2023, risulta infatti compromesso dalle prolungate assenze. L’amministrazione comunale viene attualmente guidata dal vicesindaco Massimo Sera, che ha dichiarato di mantenersi in contatto telefonico con Sgarbi per le decisioni principali.

La situazione arpinate ha generato crescenti tensioni politiche locali. Il consigliere di minoranza Niccolò Casinelli ha formalmente invocato l'”impedimento permanente del sindaco”, richiamando l’articolo 53 del testo unico degli enti locali. Nell’atto, Casinelli ha sottolineato come “l’ultimo Consiglio Comunale che ha visto la presenza del sindaco risale al 30 aprile 2024”, mentre l’ultima partecipazione a una giunta comunale è datata 13 agosto 2024.

La questione ha assunto dimensioni più ampie con l’intervento di movimenti civici locali, che hanno scritto direttamente al prefetto di Frosinone richiedendo l’avvio delle procedure per lo scioglimento del Consiglio comunale. Nella comunicazione si evidenzia come “il Professor Sgarbi non assolve ormai da più di un anno le funzioni per le quali è stato eletto a causa di problemi di salute” e come “tale scelta politica tenga in scacco qualsiasi prospettiva della cittadina”.

Dal punto di vista normativo, la richiesta di amministrazione di sostegno solleva questioni giuridiche complesse. La giurisprudenza ha chiarito che il consenso del beneficiario non costituisce presupposto indispensabile per l’attivazione della misura, prevalendo il criterio della necessità oggettiva di protezione. Tuttavia, l’opposizione ferma e articolata di Sgarbi, che si dichiara “pienamente capace”, rappresenterà un elemento significativo nella valutazione del tribunale.

I rapporti familiari tra Vittorio Sgarbi ed Evelina presentano elementi di complessità che emergono dalla storia personale del critico. Evelina, nata nel 2000 da una relazione tra Sgarbi e una donna torinese di nome Barbara, è stata la prima tra i figli a essere formalmente riconosciuta dal padre. Tuttavia, lo stesso Sgarbi aveva in passato dichiarato di considerarsi “solo un genitore biologico”, aggiungendo che “Evelina è nata perché sua madre aveva un marito impotente e lei ha tratto vantaggio dal rapporto con me”.

La giovane, che ha studiato design e architettura presso l’Istituto Marangoni di Milano, aveva in precedenza manifestato solidarietà verso il padre durante i momenti più critici della malattia. Aveva inoltre rifiutato una proposta di partecipazione al Grande Fratello Vip, dichiarando che “quel programma non fa per me” e prevedendo che “mi sarei trovata mio padre in studio, una sera sì e una no, a dire 300 cavolate al minuto”.

Il vicesindaco di Arpino, Massimo Sera, ha confermato di aver sentito Sgarbi “cinque giorni fa”, trovandolo “combattivo” e determinato a opporsi “a un’eventuale nomina di un amministratore di sostegno”. Sera ha inoltre riferito che Sgarbi “ha detto che stava molto meglio e che entro la fine del mese ci saremmo incontrati ad Arpino”, lasciando intendere una possibile ripresa dell’attività istituzionale.

L’udienza del 28 ottobre rappresenterà quindi un momento cruciale non solo per la gestione patrimoniale di uno dei più noti critici d’arte italiani, ma anche per la definizione di un precedente giuridico significativo nell’applicazione dell’istituto dell’amministrazione di sostegno in casi di opposizione del beneficiario. La decisione del tribunale dovrà bilanciare l’autodeterminazione individuale con la necessità di protezione in presenza di documentate fragilità sanitarie, in un contesto familiare caratterizzato da tensioni evidenti.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!