Garlasco, nonostante le nuove prove Marco Poggi è “convinto dell’estraneità dell’amico”

Tensioni e contraddizioni emergono nel caso Garlasco: Marco Poggi difende l’amico Sempio nonostante la presunta impronta trovata accanto al corpo di Chiara, mentre Corona accusa la famiglia di non volere un altro colpevole per non dover restituire gli 850mila euro ricevuti da Stasi.

La recente dichiarazione dell’avvocato Francesco Compagna, legale della famiglia Poggi, apre nuovi interrogativi nel già intricato caso di Garlasco. Nonostante le ultime rivelazioni del Tg1 su una presunta impronta della mano di Andrea Sempio rinvenuta accanto al corpo di Chiara Poggi, il fratello Marco mantiene ferma la sua posizione: Sempio è estraneo all’omicidio. Una convinzione che, secondo il legale, deriverebbe da “un’amicizia di lunga data” tra i due. Ma come conciliare questa posizione con gli ultimi sviluppi investigativi che sembrano indicare proprio il contrario?

L’esclusiva lanciata dal Tg1 rappresenta infatti un potenziale elemento dirompente: “Ci sarebbe l’impronta di Andrea Sempio accanto al cadavere di Chiara Poggi”, rivelazione emersa dalla perizia disposta dalla procura di Pavia nell’ambito dei nuovi accertamenti sul delitto. Una scoperta che, se confermata, metterebbe in seria discussione non solo la posizione processuale dell’attuale indagato, ma anche la narrazione sostenuta per anni dalla famiglia della vittima.

In questo contesto di crescente confusione investigativa si inseriscono le controverse dichiarazioni di Fabrizio Corona che, attraverso la sua trasmissione “Falsissimo”, ha lanciato pesanti accuse nei confronti della famiglia Poggi. Secondo l’ex re dei paparazzi, il nucleo familiare della vittima avrebbe ricevuto da Alberto Stasi, attualmente in carcere per l’omicidio, un risarcimento di circa 850mila euro. “Stasi è una persona per bene”, sostiene Corona, “ha risarcito la famiglia Poggi per 850mila euro facendo debiti. E se Stasi non è il colpevole, la famiglia Poggi glieli deve restituire indietro euro per euro”.

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La teoria di Corona si spinge oltre, suggerendo che proprio questo aspetto economico potrebbe essere alla base di quello che lui definisce uno strano comportamento della famiglia: “Perché se Stasi è innocente, dovrebbero restituirgli i soldi del risarcimento. Allora cosa conviene? Cercare il vero colpevole o tenersi i soldi?”. Parole durissime che gettano un’ombra inquietante sulla vicenda, insinuando che interessi economici possano influenzare la ricerca della verità in un caso di omicidio.

Le fonti giornalistiche hanno ricostruito con maggiore precisione l’entità e la natura del risarcimento: originariamente stabilito dalla Cassazione in circa un milione di euro, nel 2018 è stato raggiunto un accordo transattivo per 700mila euro, di cui metà già liquidati e metà da versare attraverso detrazioni mensili dagli stipendi percepiti da Stasi durante la detenzione e il lavoro esterno. Una cifra significativa che, nell’ipotesi di un’innocenza di Stasi, potrebbe effettivamente essere soggetta a restituzione secondo i principi generali del diritto civile relativi all’indebito pagamento.

Ma è davvero questa la ragione della posizione apparentemente contraddittoria della famiglia Poggi? L’avvocato Gian Luigi Tizzoni, altro legale che rappresenta i genitori della vittima, ha mantenuto una linea nettamente diversa, ribadendo con fermezza la correttezza della condanna di Alberto Stasi e criticando duramente la nuova pista investigativa. “Lo Stato ai Poggi ha consegnato la verità, ma oggi quella verità non la difende”, ha dichiarato Tizzoni, esprimendo perplessità sulla credibilità dei nuovi elementi raccolti.

Particolarmente significative sono le osservazioni di Tizzoni su Andrea Sempio, che secondo il legale “non può aver concorso, né essere l’autore perché porta una taglia 44 di scarpe, non ha bici nere. A casa sua non è stato trovato un pedale col DNA della vittima sulla bici dopo averlo scambiato”. Affermazioni che contrastano nettamente con la recente notizia dell’impronta trovata sulla scena del crimine, sollevando interrogativi sulla coerenza della posizione difensiva.

La situazione appare ulteriormente complicata dalle rivelazioni di Corona riguardo un presunto supertestimone che avrebbe fornito prove “sconcertanti” capaci di scagionare Stasi. Secondo l’ex fotografo, questo testimone si sarebbe presentato proprio dall’avvocato Tizzoni, il quale avrebbe riferito tutto ai genitori di Chiara, che avrebbero “fatto finta di non sentire”. Un’accusa gravissima, che mette in discussione non solo l’integrità personale dei familiari della vittima, ma anche quella dei loro rappresentanti legali.

Frattanto, le nuove indagini proseguono con interrogatori incrociati. Marco Poggi è stato ascoltato come teste dai magistrati in una caserma dei Carabinieri del veneziano, mentre Andrea Sempio non si è presentato alla convocazione in Procura perché i suoi avvocati hanno eccepito un difetto di nullità nell’invito a comparire. Un ulteriore elemento che complica il quadro già intricato di questa inchiesta che, dopo 18 anni, continua a riservare colpi di scena.

Le recenti scoperte investigative, unite alle dichiarazioni potenzialmente esplosive di Corona, pongono la famiglia Poggi in una posizione delicata. Da un lato, l’apparente fiducia di Marco nell’amico d’infanzia Andrea Sempio, dall’altro la posizione più rigida dei genitori e del loro legale, fermamente convinti della colpevolezza di Stasi. Nel mezzo, l’ombra di un corposo risarcimento che, nell’ipotesi di un clamoroso ribaltamento giudiziario, potrebbe effettivamente dover essere restituito.

La questione solleva interrogativi etici e giuridici di non poco conto: è possibile che considerazioni di natura economica possano influenzare la posizione di una famiglia colpita da una tragedia così devastante? O le accuse di Corona rappresentano solo un tentativo di spettacolarizzazione di un caso già ampiamente mediatico? Al momento, mentre la magistratura continua il suo lavoro per accertare la verità, l’opinione pubblica resta divisa tra chi crede nella correttezza della sentenza definitiva e chi ritiene che il caso di Garlasco nasconda ancora molti, troppi segreti.