Streaming Community nel mirino dell’antipirateria, l’Italia utilizza il sistema “honeypot” per identificare gli utenti

Streaming Community, il più grande portale italiano di film e serie TV pirata, è al centro di un’operazione che utilizza ‘honeypot’ per identificare gli utenti. Già multate oltre 2.000 persone con sanzioni da 154 euro, estendibili fino a 5.000 per i recidivi.

Nelle ultime settimane, una battaglia senza precedenti si sta consumando sul fronte della pirateria digitale in Italia. Streaming Community, il più importante portale italiano di contenuti audiovisivi illegali, è finito al centro di un’operazione antipirateria che non si limita a oscurare il sito, ma punta a identificare e sanzionare sistematicamente gli utenti finali. La strategia adottata dalle autorità rappresenta un punto di svolta nella lotta alla pirateria: non più semplici blocchi dei domini, ma un sofisticato sistema di honeypot, vere e proprie “trappole digitali” che registrano gli indirizzi IP di chi tenta di accedere ai contenuti illegali. Con quasi mezzo milione di iscritti al canale Telegram e un’interfaccia che richiama quella di Netflix, la piattaforma pirata è ora al centro di un’operazione che ha già portato a identificare e multare oltre 2.000 utenti in tutta Italia.

La strategia delle honeypot: quando il blocco diventa una trappola

La novità principale nell’approccio delle autorità italiane è rappresentata dall’utilizzo strategico delle honeypot, siti-trappola gestiti dal nucleo frodi informatiche della Guardia di Finanza. Non si tratta di un semplice oscuramento dei domini, ma di un vero e proprio reindirizzamento degli utenti verso pagine controllate dalle forze dell’ordine. “Più che un blocco, quello che viene attuato è un redirect verso la honeypot, il sito ‘trappola’ del nucleo frodi informatiche che cattura gli IP di chi prova ad accedere”, spiega DDay.it, che ha analizzato in dettaglio il meccanismo. Queste pagine-trappola memorizzano gli indirizzi IP degli utenti che tentano di visitare il sito pirata, permettendo così di raccogliere dati utili per successive azioni legali o amministrative.

I gestori di Streaming Community sembrano essere consapevoli della situazione e hanno denunciato sui loro canali una serie di oscuramenti continui: “Non si tratta più di blocchi saltuari: ora il mirino è puntato su di noi. Ogni 1-2 giorni veniamo oscurati di nuovo”. Inizialmente, hanno ipotizzato che dietro questi attacchi ci fosse Piracy Shield, il sistema antipirateria sviluppato dalle autorità italiane. Tuttavia, secondo le informazioni disponibili, Piracy Shield non sarebbe direttamente coinvolto in questa operazione, poiché il protocollo che estende il suo raggio d’azione ai siti che trasmettono illecitamente serie TV e film non è ancora attivo, sebbene la sua implementazione sia prevista a breve.

Gli utenti che cercano di accedere a Streaming Community vengono indirizzati su una pagina ufficiale della Guardia di Finanza che informa che la visione di contenuti piratati è un illecito e che gli indirizzi IP sono stati registrati e messi a disposizione dell’Autorità giudiziaria. Questo metodo consente alle forze dell’ordine di risalire a chi usa piattaforme di streaming illegale in Italia, superando il semplice blocco del sito a livello DNS, che potrebbe essere facilmente eluso con strumenti come VPN o servizi di proxy.

Le sanzioni: da minaccia a realtà concreta

Dopo anni di avvertimenti e minacce raramente concretizzate, le sanzioni per chi fruisce di contenuti piratati sono diventate realtà. La Guardia di Finanza ha annunciato di aver multato oltre 2.200 utenti abusivi in 80 province italiane. Importante sottolineare che in Italia non esiste il reato di pirateria: come ha stabilito anche una recente sentenza del Tribunale di Lecce, vedere contenuti tramite servizi illegali non è un reato penale, ma un illecito amministrativo.

La sanzione base prevista è di 154 euro, equivalente a circa due anni di abbonamento a Netflix (piano senza pubblicità). Tuttavia, per i recidivi, l’importo può aumentare significativamente, fino a raggiungere i 5.000 euro. Secondo i dati ufficiali, sono stati regolarmente notificati 2.189 verbali, mentre per altri utenti sono ancora in corso le procedure di identificazione.

Questo cambio di passo è stato reso possibile dal nuovo protocollo firmato da AGCOM e dalla Guardia di Finanza, che prevede sanzioni automatiche nel caso di pirateria utilizzando proprio l’IP come elemento per identificare i singoli utenti. Ad oggi, sono in fase di sviluppo due distinti procedimenti penali presso la Procura di Roma, in virtù del protocollo operativo siglato con la Guardia di Finanza e l’AGCOM.

Il quadro normativo: poteri straordinari all’AGCOM

Il fondamento giuridico di questa offensiva contro la pirateria risiede nella legge 14 luglio 2023, n. 93, che ha conferito all’AGCOM poteri straordinari per contrastare la diffusione illegale di contenuti protetti da copyright. “Abbiamo dotato AGCOM di poteri straordinari, consentendo interventi tempestivi, entro 30 minuti, per oscurare siti e contenuti pirata”, ha dichiarato il Senatore Claudio Lotito. Questa normativa permette l’oscuramento dei siti pirata tramite blocco DNS in tempi rapidissimi dalla segnalazione da parte dei detentori dei diritti.

A supporto di queste misure è stato sviluppato il sistema tecnologico “Piracy Shield”, realizzato in collaborazione con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale. Inizialmente concepito per il contrasto alla trasmissione illegale di eventi sportivi in diretta, questo strumento è in fase di estensione anche ai contenuti come film e serie TV. L’operazione contro Streaming Community si inserisce nel più ampio contesto dell’operazione “Piracy Shield” che l’AGCOM, con l’ausilio del Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza, conduce dal febbraio 2024.

Non mancano le critiche a questo sistema, considerato da alcuni eccessivamente invasivo. I gestori di Streaming Community hanno definito l’approccio italiano come “censura di Stato”, sostenendo che “l’Italia è l’unico paese europeo dove la legge consente blocchi ogni 30 minuti, senza verifica, senza processo”. Alcune voci critiche sollevano dubbi sulla legittimità di queste misure, parlando di possibili forme di censura digitale.

I numeri dell’operazione e l’impatto economico della pirateria

I dati forniti dalla Guardia di Finanza mostrano la portata dell’operazione in corso: le attività di notifica sono state completate per il 96% del totale, con 2.189 verbali regolarmente notificati, 13 soggetti residenti all’estero in fase di identificazione, 4 casi di decesso e 2 casi di irreperibilità accertata. L’operazione continua e si estende: sono in corso le procedure di identificazione di altri clienti, individuati in indagini attivate con altre 3 Procure.

L’impatto economico della pirateria è significativo: solo nel caso di un’indagine condotta dal Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Lecce, erano stati scoperti 4 amministratori di rete IPTV che avevano illecitamente incassato 500.000 euro in 5 anni. Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, ha commentato: “Oggi è un giorno storico, stiamo raccontando un passo ulteriore per recuperare delle risorse fondamentali e portare gli utenti a capire l’importanza degli abbonamenti. Al di là di tutto, in generale se si paga tutti, si pagherà di meno”.

Anche Andrea Duilio, Amministratore Delegato di Sky Italia, ha espresso soddisfazione per l’operazione: “Voglio ringraziare il Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza per l’importante attività di contrasto alla pirateria. Le sanzioni rappresentano l’inizio di un cambiamento culturale necessario: colpiscono un senso di impunità ancora troppo diffuso e combattono un fenomeno che distrugge valore e posti di lavoro in molti settori, dallo sport all’audiovisivo”.

Conclusioni: una battaglia appena iniziata

La battaglia contro Streaming Community rappresenta un punto di svolta nella lotta alla pirateria in Italia. Per la prima volta, non solo si cerca di bloccare i siti che distribuiscono illegalmente contenuti protetti da copyright, ma si punta a identificare e sanzionare sistematicamente gli utenti finali. L’utilizzo delle honeypot come strategia per catturare gli indirizzi IP degli utenti segna un cambio di paradigma: non più solo azioni contro i distributori di contenuti pirata, ma anche contro i fruitori.

Nonostante gli sforzi delle autorità, la partita è ancora aperta. I gestori di Streaming Community continuano a cambiare dominio, cercando di sfuggire ai blocchi, mentre in rete circolano già tutorial, DNS alternativi e persino estensioni browser per bypassare ogni controllo. Al contempo, le autorità stanno affinando le loro strategie, sviluppando nuovi protocolli e strumenti tecnologici sempre più sofisticati.

Il messaggio delle istituzioni è chiaro: la tolleranza verso la pirateria è finita e le conseguenze non sono più solo teoriche. Le sanzioni sono reali e colpiscono un numero crescente di utenti. La sfida ora è quella di trovare un equilibrio tra l’efficacia della lotta alla pirateria e il rispetto dei diritti di privacy e libertà degli utenti della rete, un equilibrio non sempre facile da raggiungere, ma necessario per garantire sia la tutela del diritto d’autore sia le libertà fondamentali nel mondo digitale.