Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha completato l’iter per l’adozione delle nuove Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, diffondendo il testo definitivo che ora attende il parere del Consiglio di Stato. “Le nuove Indicazioni nazionali per il primo ciclo rappresentano una svolta culturale importante per una formazione di sempre maggiore qualità, all’insegna di un modello di scuola centrata sulla persona dello studente e sui valori costituzionali”, ha dichiarato il ministro Giuseppe Valditara.
La riforma, destinata a entrare in vigore dall’anno scolastico 2026/2027, introduce modifiche significative nei programmi delle scuole elementari e medie, con l’obiettivo di “coniugare la storia e la cultura del nostro passato con l’innovazione”. Il documento rappresenta il risultato di un articolato processo che ha coinvolto una commissione di oltre 100 esperti, presieduta dalla professoressa Loredana Perla, attraverso audizioni con società scientifiche, sindacati e associazioni professionali.
Il ritorno del latino alle scuole medie
Tra le novità più discusse figura la reintroduzione del latino nelle scuole secondarie di primo grado, denominato “Latino per l’educazione linguistica (LEL)”. L’insegnamento sarà opzionale e curriculare, con un’ora settimanale a partire dalla seconda media. “Il latino è una palestra di logica e abitua al ragionamento”, ha spiegato Valditara, sottolineando come questa disciplina favorisca “lo sviluppo della logica, del ragionamento, della concretezza” e insegni “i grandi valori che sono a fondamento della nostra civiltà”.
L’approccio didattico supera la visione tradizionale dello studio del latino, collocandolo all’interno di un orizzonte formativo ampio e integrato che prevede confronti lessicali tra latino, italiano e lingue straniere moderne, applicazioni digitali per lo studio etimologico e connessioni con le discipline STEM e l’educazione civica. Il percorso didattico mira a consolidare le regole grammaticali, arricchire il lessico e educare al ragionamento ordinato e alla chiarezza espositiva.
Secondo un’indagine ministeriale, oltre sei genitori su dieci apprezzano il ritorno del latino: il 63% lo valuta positivamente. Tuttavia, l’implementazione presenta sfide organizzative significative, poiché attualmente nella scuola secondaria di primo grado non vi sono docenti abilitati all’insegnamento del latino, rendendo necessario attingere alle graduatorie delle classi di concorso A011 e A013 del secondo grado.
La Bibbia come fonte storico-letteraria
Altra novità controversa è l’introduzione dello studio della Bibbia nelle scuole primarie, presentata come fonte storico-letteraria accanto all’Iliade e all’Odissea. Il ministro ha precisato che il testo sacro “non deve essere visto con un approccio religioso, ma come pilastro della storia culturale e letteraria dell’Occidente”. “La Bibbia è a fondamento di molta parte della nostra arte, della nostra letteratura e della nostra musica”, ha spiegato Valditara.
La lettura della Bibbia dovrebbe rientrare tra gli strumenti educativi trasversali, arricchendo l’insegnamento di più discipline: dalla storia dell’arte, analizzando opere pittoriche e scultoree che traggono ispirazione dai racconti biblici, alla letteratura, rifacendosi a testi classici e moderni che richiamano figure o episodi biblici come Dante e Manzoni, fino all’Educazione Civica affrontando temi come giustizia, perdono e solidarietà.
Tuttavia, l’introduzione ha suscitato preoccupazioni tra i docenti, che temono possa compromettere l’inclusività vista l’alta differenziazione di culture religiose presente nelle classi attuali. Le critiche evidenziano come questa scelta potrebbe rendere vana la previsione dell’ora di alternativa alla Religione Cattolica se i contenuti biblici vengono proposti anche in altre lezioni.
L'”educazione del cuore” contro la violenza di genere
Un elemento centrale delle nuove Indicazioni è l’“educazione del cuore”, concepita come strumento per contrastare la violenza di genere e promuovere relazioni corrette. “È necessario un profondo lavoro educativo da iniziare a scuola: un’educazione del cuore che crei occasioni didattiche di esperienza di sentimenti basilari come la fiducia, l’empatia, la tenerezza, l’incanto, la gentilezza”, specifica il documento ministeriale.
Il focus sull’educazione all’empatia e al rispetto della donna rappresenta una delle più importanti novità delle nuove Indicazioni. “Il lavoro cui sarà chiamata la scuola nei prossimi anni è infatti preventivo e servirà a ridurre e, auspicabilmente, a debellare il triste fenomeno del femminicidio”, sottolinea il Ministero. L’approccio tocca tutte le discipline, “dall’educazione motoria alla letteratura e alle STEM, dalla musica alle arti, dalla scrittura autobiografica al cinema, al teatro e al gioco”.
La sottosegretaria Paola Frassinetti ha delineato le priorità educative del ministero: “Nelle scuole la cosa più importante sarà quella di far capire ai ragazzi che amore e possesso sono due cose diverse e alle ragazze di intervenire ai primi segnali di violenza o controllo del cellulare”. Questo approccio si inserisce nel potenziamento dell’educazione civica, dove è stata inserita “l’educazione al rispetto verso la donna e le relazioni corrette tra uomo e donna”.
Un approccio occidentocentrico alla storia
La riforma prevede un forte focus sulla storia occidentale, con due interi anni delle elementari dedicati allo studio dei greci, dei romani e dell’impatto del Cristianesimo sul mondo classico. “È fondamentale capire chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare”, ha evidenziato Valditara, sottolineando l’importanza di una consapevolezza identitaria per gli studenti.
L’abbandono dell’approccio della geostoria segna un’altra svolta significativa, con la separazione tra lo studio di storia e geografia. La narrazione storica sarà “libera da sovrastrutture ideologiche, con particolare attenzione alla storia italiana, europea e occidentale”, privilegiando nel metodo l’aspetto narrativo piuttosto che quello scientifico.
Le resistenze del mondo scolastico
Nonostante l’approvazione formale, le nuove Indicazioni hanno suscitato forti resistenze nel mondo scolastico e accademico. I sindacati e le associazioni professionali hanno chiesto una moratoria del testo e l’apertura di “un’autentica fase di consultazione” con la comunità educante. “L’unico obiettivo che ha il governo è quello di togliere di mezzo la visione della scuola costituzionale”, ha dichiarato la segretaria nazionale della FLC CGIL, Gianna Fracassi.
I COBAS scuola hanno definito le nuove Indicazioni “irriformabili” e ne hanno chiesto il ritiro, criticando il “carattere fortemente etnocentrico” e l'”idea di personalizzazione” che “non viene sviluppata per contrastare i limiti derivanti dalle differenze socioculturali, ma quasi per accentuarli”. Un documento critico sottoscritto da oltre 140 professori universitari aveva raccolto le firme di oltre 900 persone tra docenti e genitori, definendo il progetto una “scelta ideologica a scapito del valore formativo”.
Le critiche evidenziano anche questioni pratiche, come la mancanza di docenti qualificati per l’insegnamento del latino e le difficoltà organizzative per implementare materie opzionali in orario extrascolastico. Tuttavia, il ministero procede con determinazione verso l’applicazione delle nuove linee guida, considerate dal governo “fondamentali per portare avanti un modello di scuola” basato su “patria, repressione e disciplina”.
L’iter si concluderà con il parere del Consiglio di Stato, ultimo passaggio prima dell’adozione formale delle nuove Indicazioni che ridisegneranno profondamente il panorama educativo italiano a partire dall’anno scolastico 2026/2027. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!