Uno dei video virali più recenti sui social media propone una narrazione che si ripete ciclicamente dal 1976: la tesi secondo cui Stanley Kubrick, il celebre regista di 2001: Odissea nello spazio, sarebbe stato incaricato dal governo americano di falsificare le riprese dell’allunaggio dell’Apollo 11 nel 1969. Il filmato in questione, diffuso inizialmente dall’account TikTok @thespicesociety, mostra una figura simile al cineasta che illustra un set lunare mentre dichiara di stare preparando un’elaborata messa in scena destinata a ingannare il mondo intero. La registrazione include anche tre presunti astronauti, vagamente somiglianti a Neil Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin, e si conclude con guardie che sembrano accorgersi della videocamera e interrompono la ripresa. Nonostante le migliaia di condivisioni accumulate sui vari social network, il video è un falso completo, generato interamente mediante intelligenza artificiale generativa.
La diffusione di questo contenuto sintetico rappresenta un caso emblematico della crescente sofisticazione dei deepfake e della capacità delle piattaforme digitali di amplificare narrazioni complottiste, specialmente quando si intrecciano con figure pubbliche note e eventi storici significativi. L’account che ha originariamente diffuso il video è specializzato esclusivamente nella produzione di contenuti generati con intelligenza artificiale, una pratica che dovrebbe suscitare immediata diffidenza circa l’autenticità del materiale. Tuttavia, il video ha trovato terreno fertile su Facebook e altri social media, dove utenti creduli lo hanno condiviso come presunta “prova” della cospirazione lunare, alimentando ulteriormente il ciclo di disinformazione già radicato nella cultura popolare da decenni.
L’analisi dettagliata del filmato rivela molteplici incongruenze che evidenziano inequivocabilmente la sua natura artificiale. La figura che riprende il ruolo di Kubrick, pur presentando una vaga somiglianza con il regista defunto, esibisce tratti facciali approssimativi e leggermente incoerenti da un frame all’altro. Ancora più rivelatore è il fatto che la voce del personaggio cambia costantemente durante il video, un fenomeno caratteristico dei video generati da sistemi di intelligenza artificiale che ancora faticano a mantenere la coerenza sonora. Un errore particolarmente grossolano riguarda l’altezza della figura: Kubrick era alto soltanto 1,69 metri, mentre nel video appare significativamente più alto dei tre presunti astronauti, quando in realtà Armstrong e Collins misuravano 1,80 metri e Aldrin 1,78. Questa incongruenza fisica rappresenta un errore che nessun attore avrebbe commesso e che la tecnologia attualmente disponibile ancora non gestisce con perfetta coerenza.
@thespicesociety ⛔️Exclusive, And We Found The Real Footage!! Share at your own risk!!!⚠️ #fyp #nasa #foundfootage #moon #moonlanding ♬ original sound – BrainTeaser TV
Le anomalie non si limitano ai tratti fisici e vocali, ma si estendono a dettagli come i timestamp e la datazione del materiale. Il video mostra date che cambiano arbitrariamente, passando da “July 20, 1969” a “1999” senza spiegazione logica, mentre gli orari scompaiono e riappaiono casualmente nel corso della ripresa. Il video inizia con un’ora di 8:40 am, successivamente registra 0:50 am, scompare nuovamente, riappare e infine torna a 8:40 am in un’inquadratura diversa, per terminare infine a 8:39. Queste inconsistenze temporali sono esattamente quelle che gli algoritmi di intelligenza artificiale producono frequentemente, poiché gli attuali modelli generativi faticano a mantenere la coerenza spaziale e temporale tra i diversi frame di un video. Il modulo lunare rappresentato nella scena non rispecchia moreover nemmeno vagamente il vero Lunar Module della NASA, risultando invece come una rappresentazione generica e imprecisa.
La teoria sottostante a questo video, secondo cui Kubrick avrebbe falsificato l’allunaggio, non rappresenta una scoperta recente bensì una narrazione con radici storiche profonde. La genesi di questa ipotesi complottista risale al 1976, quando l’ex ingegnere della Rocketdyne Bill Kaysing, per sua stessa ammissione, decise di promuovere la tesi che l’allunaggio fosse stato una messinscena. Kaysing ha inizialmente sostenuto che le fotografie della missione erano false senza collegare direttamente Kubrick all’operazione. Il collegamento tra il regista e la presunta falsificazione emerse successivamente, alimentato dalla fama di Kubrick nel campo degli effetti speciali cinematografici dimostrata dalla realizzazione di 2001: Odissea nello spazio, dal clima di paranoia della Guerra Fredda e dalla narrativa secondo cui il governo americano avrebbe potuto contattare il regista per produrre una copertura alternativa nel caso il vero allunaggio fosse fallito.
Le prove storiche a confutazione di questa teoria sono preponderanti e incontestabili. In primo luogo, Kaysing ha sostenuto che Kubrick sarebbe stato ricattato dal governo americano minacciando di rendere pubblico il coinvolgimento di un suo fratello di nome “Raul” con il partito comunista. Tuttavia, documenti e ricerche biografie di Kubrick confermano che il regista non ha mai avuto alcun fratello: la sua unica sorella era Barbara Mary, nata nel 1934. Questa falsità di base mina completamente la credibilità della narrazione complottista. Inoltre, la figlia di Kubrick, Vivian Kubrick, ha definito pubblicamente la teoria secondo cui suo padre avrebbe girato i filmati dell’allunaggio come “una menzogna grottesca”, una smentita categorica da parte di una fonte in grado di possedere informazioni privilegiate sulla biografia del padre.
Un argomento scientifico particolarmente rilevante a favore dell’autenticità dell’allunaggio riguarda il ruolo dell’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. La competizione spaziale tra gli Stati Uniti e l’URSS rappresentava uno dei fattori cruciali della rivalità geopolitica globale. I sovietici possedevano la tecnologia e l’interesse strategico per verificare se gli americani avessero davvero raggiunto la Luna, avendo già inviato sonde lunari e disponendo di sofisticate possibilità di monitoraggio remoto. Il silenzio da parte dell’Unione Sovietica sulla questione della presunta falsificazione americana rappresenta una prova scientificamente inoppugnabile dell’autenticità dell’allunaggio: se il complotto fosse stato reale, i nemici della superpotenza occidentale avrebbero avuto tutto l’interesse nel denunciarlo pubblicamente, sfruttando l’occasione per uno straordinario colpo propagandistico. Il fatto che questo non sia accaduto costituisce un elemento risolutivo della questione.
Nel contesto contemporaneo di proliferazione dei deepfake e dei video generati con intelligenza artificiale, la diffusione di questo contenuto falso riveste significato ancora maggiore. Secondo uno studio condotto da iProov nel febbraio 2025, solo lo 0,1% dei partecipanti è stato in grado di identificare accuratamente i deepfake rispetto ai contenuti autentici, mentre il 24,5% degli esseri umani riesce correttamente a distinguere video deepfake di alta qualità solo circa il 24,5% delle volte. Contemporaneamente, strumenti di rilevamento basati su intelligenza artificiale, sebbene generalmente più accurati nei laboratori controllati, possono vedere la loro precisione diminuire fino al 50% quando confrontati con deepfake nuovi e inediti nel mondo reale. Questo divario tra la sofisticazione tecnologica crescente della generazione di deepfake e la capacità umana di identificarli rappresenta una sfida significativa per l’informazione e la lotta alla disinformazione.
I metodi per riconoscere un video generato con intelligenza artificiale, sebbene non sempre affidabili, rimangono comunque utili per addestramento e consapevolezza critica. Gli indicatori visivi includono dettagli anomali nel viso, come ombre strane, forme irregolari della pelle, capelli poco definiti e denti poco realistici. La sincronizzazione tra il movimento delle labbra e l’audio rappresenta un altro elemento cruciale: i video generati spesso presentano disallineamenti tra il suono e i movimenti articolari della bocca. L’illuminazione innaturale, le ombre incoerenti e gli aloni intorno ai soggetti e agli oggetti sono ulteriori segnali di avvertimento. Anche la coerenza del contenuto riveste importanza: cambi d’abito improvvisi, la sparizione o l’apparizione casuale di gioielli, piccole variazioni negli elementi dei vestiti nel corso del video rappresentano tutti campanelli d’allarme tipici della sintesi artificiale.
L’unico metodo realmente affidabile per accertare l’autenticità di un video rimane la verifica dell’attendibilità della fonte e la ricerca di informazioni credibili circa chi ha effettivamente realizzato il contenuto. Nel caso specifico del video di Kubrick, l’provenienza da un account TikTok specializzato esclusivamente in contenuti sintetici costituisce già una cartina di tornasole della sua natura artificiale. Le piattaforme di social media, nel contempo, devono assumersi responsabilità maggiori nel prevenire e contenere la viralizzazione di tali contenuti, specialmente quando amplificano teorie complottiste storicamente confutate.
La persistenza della teoria del complotto lunare, nonostante decenni di smentite scientifiche e storiche, riflette dinamiche psicologiche e sociali complesse. Le società umane hanno da sempre dimostrato una tendenza verso il riconoscimento di pattern e la ricerca di significati nascosti, una propensione che diventa particolarmente acuta in periodi di incertezza e tensione geopolitica come la Guerra Fredda. Nel contesto digitale contemporaneo, dove algoritmi di raccomandazione amplificano contenuti che generano engagement e polarizzazione, la diffusione di narrazioni complottiste acquista velocità e portata senza precedenti. La facilità con cui il falso video di Kubrick ha raggiunto milioni di utenti dimostra come la tecnologia abbia simultaneamente democratizzato la produzione di contenuti e concentrato il potere di amplificazione nelle mani di pochi algoritmi, una combinazione che favorisce la disinformazione.
Il fenomeno di questo video falso, situato all’intersezione tra nostalgia complottista e capacità tecnologica di sintesi artificiale, rappresenta quindi una sfida contemporanea all’alfabetismo digitale e critico della cittadinanza. La lotta contro la disinformazione non può contare unicamente su strumenti tecnologici di rilevamento, che rimangono imperfetti e facilmente eludibili, ma deve invece costruirsi su una fondazione di consapevolezza critica, accesso a fonti affidabili e capacità di valutazione cognitiva dei contenuti multimediali. Nel contesto specifico della storia dell’allunaggio, il quale rimane uno dei maggiori successi della ricerca scientifica e tecnologica umana, continuare a perpetuare narrative false non solo rappresenta un danno alla comprensione della realtà, ma tradisce anche l’eredità dei veri protagonisti di quegli eventi storici. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
